Zampolit alla riscossa!
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Ovvero, il ritorno dei commissari politici
By Cybergeppetto
L’anno che verrà ci porterà una nuova “conquista” dell’ideologia radical chic che ancora regna sovrana nel paese, la sindacalizzazione delle Forze Armate, recentemente auspicata da una sentenza della Corte Costituzionale.
Saranno ormai passati trenta anni dalla caduta del muro di Berlino e dal conseguente dissolvimento del Patto di Varsavia, i commissari politici che controllavano la fedeltà delle unità dell’Armata Rossa sembravano essere un vago ricordo, eppure un destino cinico e baro li riporterà in auge non nella Federazione Russa, ma in Italia.
Mentre gli Zampolit (addetti al Comandante per i lavori politici) della guerra fredda si limitavano a sorvegliare le assemblee in cui i soldati dovevano declamare la loro fedeltà al partito comunista e la loro avversione al mondo capitalista, è ben probabile che i futuri rappresentanti sindacali dei militari riusciranno a riprodurre in ambito militare le prodezze che hanno portato alla dissoluzione dell’industria, della scuola, della Polizia e, più in generale, della Pubblica amministrazione.
Le Forze Armate saranno sicuramente molto più vicine al sistema paese di cui condivideranno gli autunni caldi, le piattaforme rivendicative, i salari come variabile indipendente e, magari, le marce per la pace e per l’immigrazione, tutti cavalli di battaglia dei sindacati che conosciamo.
I sindacati potranno “contribuire” alle carriere dei militari ed alle contrattazioni stipendiali senza perdere troppo tempo in missioni all’estero.
I comandanti a tutti i livelli non dovranno soltanto elaborare gli ordini d’operazione, ma si diletteranno nella discussione degli ordini durante le vertenze sindacali.
I militari che già oggi non si possono addestrare perché non hanno le indennità addestrative, un domani spenderanno i loro soldi per fare le marce di protesta invece che gli interventi istituzionali, allora si che saranno veramente vicini al Paese.
Già ora per comminare un provvedimento disciplinare ci vuole un processo lungo ed articolato, chissà come sarà eccitante seguire i dibattiti quando i sindacalisti diverranno giudici “a latere” dei Comandanti, magari le trasmissioni televisive che ora dibattono i casi criminali potranno trovare nuova linfa nell’attività disciplinare militare.
Chissà quanti bei servizi giornalistici si potranno fare durante i congressi sindacali militari, magari avremo il piacere, finalmente, di vedere il sindacato degli alpini marciare insieme al sindacato dei bersaglieri. Certo potrà capitare che si formino i Cobas dei paracadutisti o dei genieri, ma sarà purtroppo difficile evitare qualche dissenso sindacale.
In questo roseo futuro iper sindacale potrebbe anche succedere che si uniscano i sindacati dei piloti della prossima Alitalia, quella che si vorrebbe fosse statale, con i piloti dell’Aeronautica e delle altre Forze Armate. Chissà come sarebbe bello uno sciopero generale militare sorvolato dalle “Frecce tricolori”.
Il politicamente corretto imporrà qualche rinuncia, penso sia infatti difficile che i soldati continuino a dire “Signorsì” o “Comandi”, magari prima di farlo aspetteranno almeno le risultanze delle vertenze necessarie ad autorizzare le attività con il beneplacito dei sindacalisti che, essendo distaccati a svolgere le loro funzioni, ci metteranno un po’ di tempo ad arrivare in caso di emergenza.
Non è escluso che in ogni pattuglia dell’Esercito sul territorio ci sia un rappresentante sindacale che si occuperà di verificare che il comportamento tenuto in servizio sia politicamente e sindacalmente corretto.
Meno male che, a differenza dell’Armata Rossa, non è ipotizzabile che i nostri sottomarini defezionino per andare a Cuba, il personaggio di Marko Ramius / Sean Connery che fa fuori il Commissario politico nel film Caccia a ottobre rosso è sicuramente sorpassato.
Nessuno dei nostri comandanti sommergibilisti si sporcherà le mani per fumare il puro cubano, il biglietto per i Caraibi non è poi così costoso, in compenso i sindacalisti militari si dibatteranno nelle stesse difficoltà di credibilità e rappresentatività degli altri sindacati.