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Una tragica cinquina

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la magistratura italiana
È già da alcuni mesi che abbiamo la sgradevole, opprimente sensazione che la Sinistra e il sindacato stiano cercando ad ogni costo l’incidente con la Polizia se non proprio un morto da poter entualmente brandire per invocare la caduta del governo fascista di Giorgia Meloni. Auspichiamo che anche su questo punto il governo e il Viminale non si lascino cogliere impreparati

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A proposito delle decisioni di quella Magistratura apertamente schierata a Sinistra anche sulla politica migratoria, da quando Giorgia Meloni è a palazzo Chigi e dopo l’ennesimo divieto dei giudici di far rimpatriare dei clandestini destinati all’hot spot italiano in Albania, lo scorso 14 novembre scrivemmo sul nostro blog che, continuando di questo passo, a breve la Magistratura italiana non sarà soltanto un problema del governo italiano ma dell’intera Europa, che sull’immigrazione non vuol più sentir parlare di porte aperte ai clandestini. Ebbene, non sono passati neppure dieci giorni che la nostra previsione ha iniziato a prendere corpo con le parole pronunciate, nel corso di un’intervista, dalla Commissaria Affari Interni dell’Unione Europea (una sorta di ministro degli interni dell’Ue), la svedese Ylva Johansson: «L’intesa Italia-Albania non mi turba affatto». E badate bene che l’ha detto una politica che appena cinque anni fa, in pieno Parlamento Europeo, si era detta felice e «…orgogliosa che la Svezia abbia ricevuto così tanti rifugiati».

Come abbiamo fatto a prevedere che ciò sarebbe potuto accadere? Abbiamo il dono della premonizione? Ma valà, è che non nutrendo pregiudizi ideologici ci viene naturale guardare con un minimo di oggettività ciò che accade intorno a noi.  E, anche se le sinistre e i loro supporter fingono di non accorgersene, nel bene e nel male intorno a noi sta cambiando tutto, a partire dal fatto che la maggioranza dei cittadini dell’Unione Europe vota, ormai, soltanto i partiti antisistema, quasi sempre di destra. Questo, contro ogni previsione, è avvenuto anche negli Usa con la plebiscitaria elezione di Donald Trump alla Casa Bianca.

la magistratura italiana

Ciò sta accadendo, per i devastanti effetti che sta avendo sulla loro vita la folle politica green e l’ancora più folle accoglienza indiscriminata portata fin qui avanti dalla Sinistra e che, per la maggior parte, riguarda gente con nessuna intenzione di integrarsi, ma soltanto sottometterci. Così, siccome siamo giunti al punto che continuare a raccontare la favoletta dell’immigrato buono e del dovere evangelico dell’accoglienza si sta rivelando un lento suicidio identitario, preferiamo dirvi chiaro e tondo come, secondo noi, ci vedono i non invitati nel nostro Paese: come un grande branco di pecore alle quali puoi fare di tutto, perché (ed è questa la grande follia) la legge protegge i lupi e non le miti pecore che, tra l’altro, pagano pure i lauti stipendi agli applicatori della legge.

Però, mentre i governi conservatori degli altri Paesi Europei sull’immigrazione hanno cominciato a muoversi secondo i pressanti desiderata dei loro cittadini, sospendendo perfino la convenzione di Schengen sulla libera circolazione, il Centrodestra italiano sullo stesso tema non riesce a divincolarsi dalle soffocanti spire dei nostri immigrazionisti senza se e senza ma, come alcuni giudici e la Sinistra in tutte le sue declinazioni. Ma tra tutti quelli appena elencati è il segretario della Cgil, Maurizio Landini, il più pericoloso per la tenuta del governo. Infatti, dopo anni d’inedia o peggio di acquiescenza con i grandi gruppi industriali, l’attuale capataz del sindacato da un lato sta tentando di mettere sulla graticola il governo con scioperi a raffica per la maggior pare di natura politica,  dall’altro sta cercando di fare le scarpe alla segretaria del Pd, Elly Schlein, allo scopo d’intestarsi, se non proprio la segreteria del partito, la “riscossa nazionale” contro le bieche destre e, subito dopo, magari il ministero del lavoro in un eventuale governo di Centrosinistra. Secondo noi Landini è pericoloso anche perché è un uomo senza scrupoli politici che continua a vagheggiare la rivolta sociale, senza rendersi conto della pericolosità delle sue affermazioni, entrando così a buon titolo in quello che per l’Italia è diventato un tragico quintetto. Vale a dire Schlein, Conte, Fratoianni, Bonelli e appunto lui.

Eppure, per quanto pericoloso per la tenuta sociale, Landini (e di riflesso la Sinistra) è il più neutralizzabile, se soltanto il Centrodestra decidesse di fare il Centrodestra e si ricordasse del fattore “R”. Erre sta per Romiti Cesare, colui che mise col culo per terra il potente segretario di allora della Cgil, Luciano Lama, e il Partito Comunista di Enrico Berlinguer che lo spalleggiava. Accadde, infatti, che dopo oltre 35 giorni di sciopero degli operai e di feroci picchettaggi alla Fiat, l’amministratore delegato, Cesare Romiti, una volta capito che i quadri dell’azienda ne avevano le scatole piene di Lama & C., sotto sotto agevolò  una cosa mai vista in Italia: una protesta contro il sindacato all’insegna di slogan realistici come “Il lavoro si difende lavorando – Vogliamo la trattativa, non la morte della Fiat”. La manifestazione iniziò e si concluse il 14 ottobre del 1980 con la silenziosa marcia per le vie di Torino di 40.000 contromanifestanti. Capito l’antifona, la Cgil chiuse in tre giorni una vertenza sindacale che si trascinava da oltre un mese. Quella marcia fu l’inizio della fine del sindacalismo politicizzato, lo stesso che sta tentando di resuscitare oggi Landini. Senza contare che, all’epoca, il sindacato aveva così rotto le palle alla sua stessa base che già tre anni prima Lama, inseguito dagli studenti, era dovuto scappare dall’Università La Sapienza di Roma dove si era recato per un comizio.

Ovviamente non stiamo invitando ad inseguire anche l’attuale segretario della Cgil per le vie di Roma (la violenza fascistoide la lasciamo ai militanti della Sinistra), però qualcosa di democratico per neutralizzare lui e i folli che vanno appresso alle castronerie di Elly Schlein e Ilaria Salis bisognerà pur farlo. Si ricorda spesso che Berlusconi una volta abbia portato un milione di persone in piazza contro il governo di Romano Prodi, noi ci accontenteremmo di una nuova marcia dei quarantamila in sostegno del governo. Anche perché Giorgia Meloni non può continuare a vincere fuori casa e lasciare che gli avversari demoliscano il suo lavoro in casa perché i risultati di ciò che sta costruendo in ogni consesso internazionale gli italiani li vedranno tra qualche anno, ma gli effetti delle chilometriche liste di attesa per una visita specialistica li stanno vivendo già adesso. Tra l’altro, il governo non sa pubblicizzare neppure quelle cose buone fin qui fatte. A riguardo, non gli diciamo di andare a scuola dai sinistrorsi che sanno vendere anche ciò che non hanno, ma almeno lasciarsi spiegare da Carlo Nordio che cosa è la pubblicità dichiarativa.  Pertanto, il Centrodestra faccia il suo mestiere ricordando di avere avuto la fiducia degli italiani per fare principalmente quattro cose: rendere vivibili le nostre città ormai in balìa della delinquenza, ripristinare la legalità e la sicurezza, porre freno all’immigrazione illegale e riformare la giustizia. Fino ad oggi di questi quattro desiderata se ne sono realizzati soltanto uno, il freno all’immigrazione, mentre gli altri sono ancora di là da venire.

Peraltro, è già da alcuni mesi che abbiamo la sgradevole sensazione che la Sinistra e il sindacato stiano cercando l’incidente con la Polizia, se non proprio un morto, da poter brandire per invocare la caduta del governo fascista di Giorgia Meloni. Auspichiamo che anche su questa evenienza – magari andando a dare un’occhiata ai fatti di Genova del 30 giugno 1962 – il governo, il Viminale (e perché no il Quirinale…) non si lascino cogliere impreparati. Perché almeno una cosa comincia ad essere chiara perfino a noi gente comune: in Italia si va consolidando, in modo anche abbastanza sfacciato, un sistema di alleanze trasversali politica-media-magistrati politicizzati per sovvertire il responso delle urne.

P.S. È di questi minuti la notizia (fonte: AdnKronos) che la Squadra Mobile di Milano avrebbe scoperto, in un garage di Cambiago, un deposito di granate, pistole, kalashnikov, bombe a mano, mitragliette, proiettili e giubbotti antiproiettile. L’armamentario – una vera e propria dotazione di guerra – è stato assegnato alla proprietà di individui legati alla Curva Nord Inter. Ci crediamo con una certa perplessità perché quelle ritrovate sono devastanti armi individuali d’assalto che servirebbero poco a dei capi tifoseria per quanto delinquenti essi possano essere, ma anche se fosse accertatamente così, è innegabile che per Milano inizi a circolare un quantitativo impressionante di armi e quel che è peggio non si capisce chi sia il fornitore, chi il destinatario finale e, soprattutto chi siano gli eventuali bersagli.

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