Un comandante Schettino anche sul Bayesian?
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Stando alle sue spiegazioni, dobbiamo dedurre che il comandante del veliero affondato d’avanti a Porticello di Sicilia non abbia mai visto un barometro, un termometro o un igrometro. Né che sapesse del bollettino del mare emesso più volte al giorno dall’Aeronautica Militare
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In Campania, quando si vuole evidenziare il pessimo utilizzo di uno strumento di valore da parte di un incapace, si è soliti utilizzare il proverbio “È gghiuta ‘a fessa ‘mmane ‘e criature”, metafora hot per dire che è andato a finire qualcosa di importante in mano a dei bambini. Ci è tornato alla mente questo antico proverbio mentre, districandoci tra stampa e televisione cercavamo di farci un’idea sul perché del repentino affondamento di un veliero, nel tratto di mare d’avanti a Porticello, a 17 chilometri a est di Palermo: il Bayesian del miliardario inglese Mike Lynch. Varato nel 2008, la nave a vela stazzava 473 tonnellate, era lunga 56 metri, larga 11, e per il suo genere era ritenuta la migliore al mondo dal punto di vista tecnologico ma, purtroppo, questo non ha impedito che affondasse, portando con sé sei passeggeri.
Ebbene, su quest’affondamento ne abbiamo sentite davvero di tutti i colori, perfino l’ipotesi che il disastro sarebbe stato provocato da non meglio precisati servizi segreti per far fuori alcune delle persone a bordo (illustri e dal mestiere misterioso in verità…). Ma, a parte ricordarle con umana pietà, non intendiamo soffermarci sulla vita delle vittime, né indugiare sulle dinamiche e sugli errori commessi dall’equipaggio che, giusto per ricordarlo, si è salvato al completo. Piuttosto vogliamo capire il perché di un naufragio che è avvenuto non molto distante dalla battigia di Porticello. Una piccola tromba d’aria marina poteva, in pochi minuti, provocare l’affondamento di un gioiello della cantieristica navale moderna? Sembrerebbe proprio di sì, stando a quanto dichiarato dal comandante del Bayesian, il neozelandese James Cutfield: «Non l’abbiamo vista arrivare».
Ma che cazzo stai a dì comandante dei nostri stivali! Una bufera o un uragano sono, innanzitutto, una rilevazione previsionale che si ottiene attraverso gli strumenti di bordo prima che l’evento si verifichi. Ma questo signore, che pare abbia passato la vita a fare il velista, un barometro, un termometro o un igrometro, sa a cosa servono? Sa che l’Aeronautica Militare diffonde il bollettino del mare quattro volte al giorno precisamente alle ore 00,00, alle ore 06,00, alle ore 12,00 ed alle ore 18.00 mediante Vhf, cioè con frequenza molto elevata, prevedendo anche una chiamata via radio sul canale 16 ogni sei ore? Oltre a ciò, il bollettino viene ripetuto continuamente sul canale 68.
Nel nostro caso la rilevazione si riferisce al Mediterraneo ed è divisa in quattro parti, comprendenti gli avvisi di burrasca, la situazione atmosferica generale, le previsioni e la tendenza del tempo, e le osservazioni provenienti delle stazioni costiere. Come se non bastassero tutti questi ausili, vorremmo ricordare al sedicente capitano Cutfield che anche il web fornisce, in modo efficace e veloce, le informazioni meteo a coloro che sono in mare.
Ci fermiamo qui perché, se andiamo avanti, potremmo dire qualcosa di sgradevole sul conto di molti nostri colleghi i quali, ormai, senza nessun coinvolgimento critico, si limitano a fare da cassa di risonanza per tutte le stronzate che tirano fuori gli incapaci quando vengono colti in fallo, quelli ai quali “È gghiuta ‘a fessa ‘mmane…”. L’unica nota positiva, si fa per dire, in questa ennesima tragedia dell’incapacità, è che i comandanti Schettino (quelli che scappano mentre la loro nave affonda e i passeggeri muoiono), non sono più un’esclusiva italiana.
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