Tra Pasquino e Bergoglio
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Bergoglio è il Papa asceso al soglio pontificio nel momento sbagliato della storia, perché dopo un “Papa politico” come Giovanni Paolo II, ci voleva un Papa dogmatico che indicasse agli uomini la rotta morale da seguire nel nuovo millennio
– Vincenzo Ciaraffa –
Qualche giorno fa, invitando un barbuto tecnico informatico a casa mia per delle riparazioni, mi sono sentito rispondere «Però vengo con … » e ha buttato giù il nome di un altro uomo. Alla mia domanda chi fosse costui mi è arrivata una risposta secca e decisa, perfino sfrontata: «É il mio uomo!». Confesso che il fatto mi ha alquanto imbarazzato, ciò non perché io sia un codino ma semplicemente perché non mi aspettavo una tale risposta.
La verità è che non ci sto capendo più niente: un uomo che è l’uomo di un altro uomo, il Papa che invita ad aver comprensione per quelli che, in fondo, sono i pervertitori del Creato, per gli abortisti e per i divorziati. Insomma puoi commettere ogni abominio e nella Chiesa troverai sempre comprensione e accoglienza… e il credente fedele ai precetti non si sente un poco fesso? La verità è che non si capisce cosa sia riprovevole e che cosa non lo sia. Che cosa sta avvenendo nella Chiesa? Su di questa domanda, però, ci ritorneremo dopo.
In un angolo di Palazzo Braschi, a Roma, fa mostra di sé un moncone di statua, risalente al terzo secolo avanti Cristo e che i romani hanno sempre conosciuto con il nome di Pasquino. Roma è piena di statue più belle e complete ma certamente nessuna
di essa è famosa come Pasquino. La sua fama gli deriva dal fatto che, fin dal Millecinquecento, ha tuonato contro i Papi e, dalla Rivoluzione Francese in poi, contro il potere temporale della Chiesa mediante “pasquinate”, cioè con brevi scritti satirici in versi che sconosciuti castigatori attaccavano al suo torso durante la notte. L’ultima volta che Pasquino “parlò” prima della guerra fu nel 1938, quando Hitler venne in visita a Roma e in suo onore, furono costruite molte scenografie imperiali in cartapesta: «Povera Roma mia de travertino, ti sei vestita tutta de cartone pe’ fatte rimira’ da ‘n imbianchino venuto da padrone».
Il 4 febbraio dell’anno scorso sui muri di Roma apparvero dei manifesti anonimi, in stile Pasquino per intenderci, contro l’attuale Papa. Essi dicevano così: «A Francè, hai commissariato Congregazioni, rimosso sacerdoti, decapitato l’Ordine di Malta e i francescani dell’Immacolata, ignorato cardinali … Ma ‘ndo sta la tua misericordia». Per quanto non apprezziamo le iniziative anonime, bisogna pur dire che quei manifesti evidenziano un fatto chiarissimo per chi voglia vederlo: il Papa è in questo momento l’individuo meno amato dai suoi!
Lo odia il clero corrotto perché egli lo sta aspramente combattendo; non lo amano i prelati e i fedeli tradizionalisti perché le sue “aperture” stanno mettendo a dura prova la loro concezione/comprensione della fede; non lo amo io perché lo ritengo il Papa sbagliato salito al soglio nel momento sbagliato della storia. A mio parere, infatti, dopo un “Papa politico”, come Giovanni Paolo II, ci voleva un papa dogmatico che, invece di fare il piacione, indicasse alla Chiesa, alla politica e alla società la rotta morale da seguire nel nuovo millennio.