Tesauro intervista Tesauro
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Il vignettista Tesauro confessa di non avercela con i politici, tanto meno con la politica in quanto tale, le sue vignette vogliono essere soltanto uno sprone a far meglio, un invito ad eliminare quei vizi della politica italiana che stanno facendo tanto male al Paese. Il vignettista beneventano, tra l’altro, ritiene che la satira, valvola di sfogo di tutte le democrazie avanzate debba essere, per sua stessa concezione, la forca caudina della cattiva politica e di tutti gli innominabili interessi del potere
– Mario Tesauro* –
Siccome il coronavirus, una situazione che non avrei mai creduto di vivere nella vita, mi ha confinato in casa per due settimane, e visto che vivo sotto il suo stesso tetto, come responsabile tecnico de “Il Rullo” ho pensato di impiegare un po’ del tempo a mia disposizione per intervistare mio padre, il vignettista Donato Tesauro. E chissà, magari questo mi permetterà di scoprire di più sul suo conto, episodi e marachelle passate che ancora non mi ha raccontato: il resto, senza che nessuno di noi si moverà da casa, lo farà la tecnologia informatica. Però, quando s’intervista il proprio padre si corre il rischio di essere o eccessivo, o riduttivo perciò curerò di essere implacabile con le domande! Partiamo dalla prima: adesso che sei Tenente Colonnello (cioè vecchiotto…), un grado e un’età dai quali, di solito, un Ufficiale inizia a proiettarsi verso un futuro da “civile”, hai mai pensato una volta andato in pensione di dedicarti totalmente alle tue passioni, e in parte anche mie, che sono la pittura e la vignettistica.
Beh, per andare in pensione c’è tempo ancora ma, in ogni caso, ho conservato tutti i miei attrezzi proprio in tale prospettiva, quando potrò finalmente lasciare libero sfogo al fuoco creativo che mi arde dentro. Anche se devo dire che negli ultimi anni certi miei obiettivi hanno preso un diverso abbrivio, grazie al fatto di essere stato inopinatamente chiamato a fare il vignettista e ad illustrare alcuni libri che parlano di storia ma anche pubblicazioni sull’epopea dei militari cecoslovacchi in Italia.
Sarà che siamo di origine sannita, sarà che il tuo luogo di nascita si trova a poca distanza da dove gli antichi sanniti imposero agli orgogliosi guerrieri romani l’umiliazione del passaggio carponi sotto le forche che da quel momento furono chiamate “caudine”, sta di fatto che nessun politico si salva dalle forche caudine delle tue matite… ce l’hai con i politici?
L’esser nati a Foglianise, una piccola cittadina del Beneventano e l’aver, quindi, vissuto in un territorio che ha visto fortissima l’impronta dell’antico Impero Romano, dei Longobardi e del Papato, e dove ancora oggi il folklore si sposa con la storia e con l’espressione artistica, ha certamente influenzato molto il mio carattere e il mio stile… ammesso che ne possegga uno. In effetti non ce l’ho con i politici, tanto meno con la politica, fanno parte entrambi del nostro ordito democratico, le mie vignette – e questo dovrebbe essere il compito del vignettista e del giornalista – vogliono essere soltanto uno sprone a far meglio, un invito ad eliminare quei vizi della politica italiana che stanno facendo tanto male al Paese. Penso che la satira, tipica di tutte le democrazie avanzate, sia sempre stata e ancora debba essere come insegna il grande maestro Forattini, la forca caudina della cattiva politica.
A questo punto sono costretto a farti una domanda: nasce prima l’artista o prima l’Ufficiale dell’Esercito Italiano?
Fin da piccolo ho sentito un grande trasporto per le attività artistiche, difatti mi sono diplomato al Liceo Artistico Statale di Benevento, partecipando da subito ad alcune mostre collettive, organizzandone perfino due a Foglianise negli anni Novanta del secolo scorso, mostre che, stando alla critica del tempo non furono ignominiose. Quando mi sono arruolato per svolgere il servizio di leva correva l’anno 1987 e, oltre alle nefande azioni delle Brigate Rosse, si stava ancora trascinando la crisi italo-libica seguita al lancio di due missili verso l’isola di Lampedusa l’anno prima, per cui volli scegliere un’occupazione, quella militare, che mi consentisse di avere un ruolo più attivo per la sicurezza del mio Paese. Possiamo sostenere, dunque, che nel mio caso è nato prima l’Ufficiale dell’Esercito e poi l’artista… perché l’amore per la nostra Patria me lo portavo già dentro dall’adolescenza.
Lo sai che non ricordo quando, come pittore, hai affrontato il giudizio del pubblico per la prima volta.
Il mio primo confronto di un certo livello con il pubblico è stata la prima esposizione di quadri in Lombardia, in occasione delle manifestazioni organizzate per il centenario della fine della Grande Guerra e della costituzione dell’Armata Cecoslovacca in Italia, una mostra visitata anche dagli ambasciatori Ceco e Slovacco in Italia.
Sì, in effetti il tuo quadro del centenario ceco e slovacco è esposto all’Hotel Legionari di Praga, e non soltanto mi pare di ricordare.
In effetti sono orgoglioso che il dipinto “Memorie senza memoria” si trovi esposto nella pinacoteca dell’Hotel Legionari di Praga. Ma amo ricordare anche che, per realizzare una sorta di pari opportunità storica, nell’anno del centenario della sua morte ho dipinto e donato alla Repubblica Slovacca il ritratto del suo eroe nazionale, Milan Rastislav Stefànik.
Ci credi se ti dico che, a distanza di due anni, ancora non ho capito bene perché hai voluto creare con me quella collaborazione artistica che abbiamo chiamato l’Officina Tesauro… sono rari i padri artisti che collaborano con i figli, anzi è più facile che essi non vadano d’accordo.
Oltre all’affetto, il sodalizio artistico che ci ha portati a collaborare è perché tu, nato-informatico, oltre ad avere un diverso stile di rappresentazione che arricchisce e vivifica il sodalizio, sei anche un esperto di grafica, cosa che io non sono. L’Officina Tesauro in effetti ci permette un travaso generazionale di esperienze e di competenze che spero aiutino a crescere artisticamente te come a far crescere me nella comprensione dei giovani e del loro mondo.
Tu che vedi la realtà italiana attraverso il filtro della sottile ironia dei vignettisti, come definiresti, in modo un po’ dissacrante magari, il periodo che sta attraversando il nostro Paese.
A riguardo mi piace ricordare il mito di Ercole, un semidio figlio di Giove la cui quinta fatica fu quella di ripulire le stalle di un re. Ecco, possiamo dire che oggi, nel villaggio globale, nessuno vuole più pulire le stalle… tutto però vogliono fare i re. Chiaro.
Chiarissimo, a proposito dell’epidemia di Covid-19, la domanda purtroppo è d’obbligo data la situazione che per di più ci ha bloccati in casa, pensi che il nostro Paese ne uscirà presto e con le ossa sane.
Nella storia recente abbiamo saputo superare disastri come due conflitti mondiali, l’influenza spagnola che fece un milione di morti soltanto in Italia, l’asiatica, la SARS, l’aviaria e l’esplosione del reattore nucleare di Chernobyl. Ciò perché i nostri connazionali sono spesso allergici alle regole, alcune volte perfino strafottenti, ma nel momento del bisogno sanno attingere ad impensabili risorse interne, di quelle che fanno superare anche gli ostacoli più grandi. Anche qui amo fare un esempio: nel 1849 in Italia esistevano sette Stati, appena dodici anni dopo eravamo una nazione unita!
Dovessi raffigurare in un quadro l’Italia di questi giorni come titoleresti l’opera?
“Opportunità”. Sì, perché la tremenda esperienza sanitaria di questi giorni e gli errori politici ad essa collegati, costituisce pur sempre un’esperienza per affinare certi mezzi di contrasto delle epidemie presenti e future, ma anche un’opportunità per capire che sui temi generali, sulla sorte del nostro Paese, si vince soltanto se si procede uniti.
Ma non voglio terminare questa intervista con una nota amara, perciò ti farò una domanda diciamo, ehm…, allegra e vediamo se avrai il coraggio di rispondere con sincerità: dopo tanti anni di matrimonio c’è qualche tua marachella che la mamma ancora non conosce.
Str…., ehm, figliolo, dopo tanti anni di matrimonio non esistono cose che tua madre non sappia già di me, anche perché in una seria relazione coniugale importante è dirsi tutto. I problemi si superano, secondo me le coppie che si separano dopo appena pochi anni di matrimonio è perché fin dall’inizio non sono state sincere tra di loro. Il matrimonio, peraltro, non è una favola del tipo “vissero per sempre felici e contenti” perché vi si affrontano momenti di incomprensione e di delusione, ma quando si è preparati, allenati dalla vita diciamo così, ci si parla e, insieme si trovano le soluzioni. Io ho avuto la fortuna di conoscere vostra madre che mi ha sempre sostenuto, ha talvolta accettato talune mie intemperanze e altre volte, invece, mi ha energicamente tirato le orecchie… soddisfatto?
Diciamo di sì … a quest’altra domanda che sto per farti, se credi, puoi anche non rispondere visto che, in un certo modo, lo hai gà fatto prima: sono stato troppo cattivo come intervistatore, visto che sono pure tuo figlio?
Ma nooooooo!
Uhm… veniamo alla domanda con la quale, solitamente, chiudiamo tutte le interviste del blog: che cosa farà Donato Tesauro da grande… sarei curioso di saperlo perfino io.
Da grande dici? Guarda che io vorrei ritornare addirittura bambino! Scherzi a parte, nella vita e nell’arte, vorrei davvero riscoprire la freschezza, l’ingenuità e la curiosità tipiche dei bambini.