Sulla gestione della pandemia troppe cose non tornano
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Certo, di congetture, alcune anche tremende, se ne potrebbero fare tante ma noi non ne faremo se non nelle urne, limitandoci al momento a pensare che Conte e alcuni suoi ministri potrebbero avere sulla coscienza migliaia di morti mentre, grazie anche all’inutile e arbitraria estensione dell’isolamento a tutto il Paese a causa del coronavirus, egli ha distrutto l’economia nazionale, un risultato che fa concorrenza alle conseguenze della catastrofica guerra voluta da Mussolini
– Silvio Cortina Bascetto –
Alla notizia che il premier Giuseppe Conte era stato denunciato dall’avvocato Taormina per i provvedimenti (non) adottati durante l’emergenza epidemica, e dall’ex governatore della Sardegna Ugo Cappellacci più o meno per le stesse ragioni, i giornali di regime hanno cercato di banalizzare le due iniziative sostenendo, in buona sostanza, che le denunce erano state sporte sia per aver preso provvedimenti troppo drastici, sia per non averne presi affatto. Un modo come un altro per dire che le denunce erano prive di fondamento in quanto contrastanti. Omettendo un piccolo dettaglio: le denuncia sono state opera di due soggetti diversi e, quindi, rispondenti a valutazioni anch’esse diverse. Purtuttavia, dobbiamo dire che è andata proprio così… Conte non ha fatto nulla in un primo momento e troppo in seguito.
Il 31 gennaio ha dichiarato l’emergenza assumendo dei pieni poteri che la nostra Costituzione non prevede in nessun caso sennò viene esautorato il Parlamento, in barba perciò a qualsiasi principio democratico, senza poi prendere nessuna misura concreta a parte lo sterile blocco dei voli diretti dalla Cina, misura propagandistica e priva di qualsivoglia effetto pratico stante la possibilità di servirsi di scali intermedi per arrivare in Italia dalla Cina. Una misura presa giusto per fare vedere che si faceva qualcosa.
A parte questa sceneggiata, il governo in realtà non fece un bel niente per preparare realmente il Paese all’emergenza: ma allora perché Conte aveva preso i pieni poteri? Tra l’altro i suoi sodali di governo – gli stessi che adesso chiamano negazionisti del virus gli altri – tra visite a scuole multietniche del solito Mattarella, cene contro la paura nei ristoranti cinesi e aperitivi antirazzisti sui Navigli, facevano a gara per dare ai cittadini un’errata percezione del pericolo incombente. Fosse stato soltanto questo … In quei giorni di follia della maggioranza, infatti, non fu adottata neppure la più elementare delle misure di prevenzione e di contenimento del Covid-19, men che mai iniziative lungimiranti come l’approvvigionamento di disinfettanti e mascherine almeno per forze dell’ordine e per il personale sanitario. Niente di niente, anzi quelle poche mascherine e camici che avevamo sottomano il lungimirante ministro Di Maio le regalò alla Cina.
A rigore di logica e di fatti concreti peraltro rilevabili dall’orgia delle trasmissioni televisive, comunicati stampa e comparsate su Facebook con i quali ha cercato di costruirsi il mito di padre della Patria, Conte e i ministri del suo governo hanno mancato ai loro doveri, a maggior ragione dopo aver dichiarato l’emergenza. Se un governo ritiene (con l’avallo del garante della Costituzione …) di dover varare misure straordinarie e non in linea con la predetta Costituzione e poi non adotta nessun provvedimento, o ha dichiarato l’emergenza per altri scopi, oppure è politicamente inefficiente e operativamente incapace. E non è che nella circostanza Conte non fece abbastanza … non fece assolutamente nulla per oltre un mese! Quando, invece, a marzo dichiarò l’isolamento di tutto il Paese mettendo sessanta milioni di cittadini agli arresti domiciliari, fece troppo a fronte del fatto, emerso in seguito, che il Comitato Tecnico Scientifico si era espresso per l’isolamento delle sole regioni interessate dal contagio: perché Conte volle estenderlo a tutto il Paese? È vero che spesso un politico deve prendere decisioni che travalicano l’aspetto tecnico, ma qui siamo all’assurdo dove si consideri che il politico fu più zelante del tecnico che assunse per farsi consigliare. Ad oggi, dunque, non si capisce sulla base di quali considerazioni l’avvocato di Volturara Appula decise di chiudere tutto il Paese e calpestare libertà garantite dalla Costituzione.
Certo, di congetture, alcune anche tremende, se ne potrebbero fare tante ma noi, come la maggior parte degli italiani, non ne faremo se non nelle urne, limitandoci ad una sola considerazione: Conte e alcuni suoi ministri potrebbero avere sulla coscienza oltre 35.000 morti mentre, grazie anche all’inutile e arbitraria estensione dell’isolamento a tutto il Paese, ha distrutto l’economia nazionale, un risultato da fare concorrenza alle conseguenze della catastrofica guerra di Mussolini.
Bisogna anche dire che in questi mesi ha brillato per l’assenza il Presidente della Repubblica, colui che si dichiarò garante degli italiani quando interdisse (e non poteva farlo) l’inserimento nella compagine governativa del ministro delle finanze Paolo Savona e che, invece, di fronte ai disastri costituzionali di Conte non ha aperto bocca.
Il presidente del consiglio non ha immunità parlamentare e quindi può essere processato senza alcuna autorizzazione, e la cosa va fatta per evitare che in futuro qualcuno più sveglio di lui ne segua le orme e, con la scusa di un’influenza, instauri una dittatura di fatto.
Ma il sedicente avvocato del popolo andrebbe processato soprattutto per quella che, secondo noi, è la più grave delle colpe: ha distrutto il Paese unicamente per dare qualche mese di vita in più al suo malmesso governo.
Caro Silvio,
come ricorderai, spero, sono allergico ai processi dei politici per atti compiuti – bene o male – nell’esercizio delle loro funzioni e ciò per una semplice ragione: il giudice che deve sentenziare sull’operato (politico) di un uomo politico e di governo è soltanto l’elettore. Anche perché, caso Palamara docet, in questi anni la magistratura non ha dato delle rassicuranti prove d’imparzialità. Tutt’altro!
Sul resto non posso che concordare con te sul fatto che sulla gestione della pandemia il premier Conte abbia sbagliato tutto ciò che si poteva sbagliare e, pertanto, pur senza invocare il karma com’è di moda in questi giorni, sono persuaso che, in termini politici s’intende, egli pagherà i suoi errori molto prima di quando non si sospetti in questi convulsi giorni. Tutto ciò nonostante un Parlamento di fatto esautorato, un Presidente della Repubblica assente e un’opposizione piuttosto scombiccherata.
E non sarà un pagare da poco per un signor “nessuno” aduso paragonare, con molta poca modestia, se stesso a Winston Churchill e a nutrire perfino ambizioni quirinalizie … sai il tonfo che tra poco sentiremo!
Enzo Ciaraffa