Sputare in faccia allo Stato è un fatto di particolare tenuità?
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Il tribunale di Milano ha assolto un antagonista che, nel corso di una manifestazione di due anni fa, sputò in faccia ad un poliziotto in servizio di ordine pubblico. L’assoluzione è stata motivata dal giudice con la «particolare tenuità del fatto». Sicché, da oggi, chiunque potrà sputare addosso alle forze dell’ordine che, in quanto tali, rappresentano lo Stato
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Nel giro di pochi giorni nel nostro Paese, a poche ore gli uni dagli altri, sono accaduti quattro episodi che hanno come filo conduttore il lievitare della violenza gratuita e il dispregio dell’autorità.
Lo scorso 11 novembre, durante una partita del campionato di promozione di due squadre romane presso lo stadio di San Basilio, la Virtus Olympia e l’Atletico Torrenova, il giovane arbitro che dirigeva l’incontro è stato violentemente aggredito da alcuni tifosi, tanto da dover essere ricoverato urgentemente in ospedale.
Poche ore dopo il brutto episodio accaduto nel campo di un quartiere di Roma, abbiamo potuto assistere alla bravata del super pagato calciatore milanista Gonzalo Higuain il quale, nel corso della partita Milan–Juve disputata a San Siro, ha reagito con fare minaccioso nei confronti dell’arbitro che gli aveva fischiato un fallo.
Il 18 novembre, a Mantova, una ragazzina di quindici anni ha massacrato di botte la mamma, rendendo necessario il suo ricovero in ospedale, soltanto perché questa le aveva vietato di mettere un suo video inappropriato su You Tube.
Più o meno negli stessi giorni il tribunale di Milano ha assolto un antagonista che, nel corso di una manifestazione tenutasi due anni fa nel capoluogo lombardo, sputò in faccia ad un poliziotto in servizio di ordine pubblico. La sconcertante assoluzione è stata motivata dal giudice con la «…particolare tenuità del fatto». Sicché, da oggi, chiunque potrà impunemente sputare addosso alle forze dell’ordine che, in quanto tali, rappresentano lo Stato democratico. Sarebbe molto interessante poter domandare al giudice assolvente come avrebbe valutato uno sputo diretto a lui… ma questo ci allontanerebbe dal nocciolo del problema.
Bisogna anche dire, però, che per quanto ci sia diventato antipatico sul piano emotivo, il giudice che ha assolto lo sputacchiatore di Milan ha, in effetti, applicato la legge. E le leggi chi le fa? Il Parlamento, cioè la classe politica. E secondo voi, quale governo, sorretto da quale maggioranza parlamentare, avrebbe potuto depenalizzare la bellezza di 112 reati in un solo colpo e introdurre “la non punibilità per particolare tenuità del fatto”? La domanda è retorica e, pertanto, la risposta è scontata: fu opera del governo Renzi, con la legge numero 67 del 28 aprile 2014, resa operante dai decreti applicativi approvati il successivo 1° dicembre.
Sarà stato un caso, ma mette a pensare il fatto che il lungo elenco delle depenalizzazioni operate del governo Renzi contiene i reati più frequentemente commessi dalla classe politica e dirigente, ovvero appropriazione indebita, abuso d’ufficio, crollo di costruzione o altri disastri dolosi [come ad esempio il Viadotto Morandi], corruzione, indebita percezione di erogazioni dello Stato, malversazione a danno dello Stato, millantato credito.
Sconcerta addirittura un’altra circostanza, magari anch’essa casuale, ovvero la costatazione che l’elenco delle depenalizzazioni contiene soprattutto la sterilizzazione di almeno dodici reati poi applicabili all’affaire di Banca Etruria, che ha visto il coinvolgimento di alti ufficiali dell’arma dei Carabinieri, di un ministro del governo Renzi, dei familiari di un altro ministro del governo e dello stesso Renzi: abuso d’ufficio, false informazioni al Pm, favoreggiamento reale, favoreggiamento personale, falsità materiale, intralcio alla giustizia, malversazione a danni di privati, millantato credito, consulenze infedeli, rivelazione e utilizzazione dei segreti d’ufficio, traffico di influenze illecite.
Questo rapido excursus, per far capire che in Italia il clima irrispettoso dell’autorità proviene da molto lontano, e da molto in alto, ovvero da una classe politica che, essendo diffusamente corrotta (per quanto riguarda la corruzione politica l’agenzia Transparency International due anni fa ci collocava al 60° posto su 167 Paesi) e, perciò, potenzialmente inquisibile, non ha nessuna convenienza ad impegnarsi in una seria legislazione sulla legalità e/o sul ripristino del concetto di autorità che, alla fine, le si ritorcerebbe contro. Anzi, quando può, siffatta classe politica fa addirittura opera di terrorismo psicologico su coloro che, nonostante tutto e per qualche migliaio di euro al mese, sono disposti ancora a rischiare la vita per assicuraci un decente vivere civile, come dire quei poliziotti ai quali sputare addosso è diventato un fatto di «particolare tenuità».