Riflessioni dopo l’Umbria
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Ripetere per anni, e fondarvi sopra il proprio consenso, che si vuol combattere la casta, e che il partito che la rappresenta al peggio è il PD, e poi portare questo al governo del Paese si può spiegare soltanto con la folle paura di perdere le poltrone e con la desolante consapevolezza che, dopo questo governo, i Cinque Stelle non torneranno mai più nelle stanze del potere. Ciò mentre Salvini e il Centrodestra hanno d’avanti a loro una brillante carriera e tutta una prateria di consensi da raccogliere. E senza nessuna fatica da parte di Salvini & C.
– Silvio Cortina Bascetto –
In molti, ancora oggi, sostengono che Salvini abbia fatto un grande errore ad aprire la crisi di governo lo scorso mese di agosto, perché così è passato dal governo all’opposizione senza poter riscuotere il meritato premio elettorale qualora si fosse andati alle elezioni anticipate come credo fosse convinto.
C’erano altre opzioni in vista? Penso di no.
Salvini aveva dovuto prendere semplicemente atto che il voto, peraltro decisivo, dei Cinque Stelle per l’elezione della Von Leyen – una creatura di Macron e della Merkel – alla presidenza della Commissione Europea avrebbe lasciato intatti gli scenari interni all’UE, quelli che invece lui voleva cambiare. Ma avendo incassato in Italia la fiducia sul decreto sicurezza bis che tanto gli stava a cuore, ha realizzato di non poter digerire anche una manovra finanziaria Tasse & Manette, com’era negli intenti dei sodali di governo, e che avrebbe significato anche niente flat tax e niente shock fiscale. In pratica sarebbe andata a farsi definitivamente benedire la sua promessa di diminuire le tasse a vantaggio della ripresa economica.
L’altra considerazione che probabilmente avrà fatto il leader leghista era sulla riforma costituzionale riguardante il taglio dei parlamentari, il cui voto a settembre gli avrebbe impedito di aprire crisi di governo per almeno un altro anno, in antitesi, evidentemente, con il suo disegno di andare alla resa dei conti in agosto. Ciò in modo da poter andare ad elezioni entro ottobre ed avere, così, un governo a schiacciante maggioranza di centrodestra che gli avrebbe permesso di varare una finanziaria in linea con quanto promesso ed entro i termini previsti, affrontando il conseguente, inevitabile conflitto con l’UE avendo, però, alle spalle un Parlamento nazionale “amico”, cioè con un consenso popolare e parlamentare finalmente coincidenti.
Dopo la crisi si è saputo dei contatti di Salvini con Di Maio e con Zingaretti i quali erano d’accordo per le elezioni anticipate ma si sono messi di traverso Grillo e Renzi… un errore del leghista? Direi piuttosto una scelta obbligata: il governo era ormai al capolinea per le troppe divergenze che venivano a galla quotidianamente in aggiunta al fatto che si annunciavano strappi snaturanti della manovra in gestazione. Perciò non parlerei di errore salviniano ma, piuttosto, di un piano politico non andato a buon fine perché, come Clausewitz dovrebbe insegnare, «Nessun piano sopravvive al contatto col nemico». E il nemico di Salvini, ma anche del frastornato Di Maio, è ancora il PD e gli apparati che lo sostengono.
Il ribaltone che ne è seguito ha permesso, con una sordida manovra di palazzo, di sostituire la Lega col PD al governo, con un Giuseppe Conte ancora presidente del consiglio… per guidare il Paese gli andavano bene, evidentemente, sia gli ex comunisti che gli anti-comunisti! Ma, come hanno dimostrato le recenti elezioni in Umbria, gli avversari di Salvini hanno fatto i conti senza l’oste perché agli elettori dei Cinque Stelle non è affatto piaciuto il ribaltone, checché ne dicessero i risultati, che credo taroccati, del voto sulla cosiddetta piattaforma Rousseau. Sicché è realistico ritenere che, in caso di elezioni politiche, il gradimento per il movimento di Grillo promette di ridursi sotto le due cifre anche a livello nazionale.
D’altronde ripetere per anni, e fondarvi sopra il proprio consenso, che si vuol combattere la casta, e che il partito che la rappresenta al peggio è il PD, e poi portare questo al governo del Paese si può spiegare soltanto con la fot*** paura di perdere le poltrone e con la consapevolezza che, dopo questo governo, i Cinque Stelle non torneranno mai più nelle stanze del potere. Ciò mentre Salvini e il Centrodestra hanno d’avanti a loro una brillante carriera e tutta una prateria di consensi da raccogliere e, grazie al governo dei Cinque Stelle col PD, non dovranno neanche chinarsi per raccoglierli tali frutti … glieli porteranno direttamente i loro avversari politici. Esattamente com’è accaduto in Umbria.