Quando Gallarate si mette a fare la romantica
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Passando per la piazzetta Ponti nel punto in cui immette alla via Mercanti, in una tarda mattinata di primavera o d’estate, potrebbe capitare di essere sfiorati da una sinfonia di Liszt o di Beethoven, proveniente da una finestra socchiusa ed eseguita al pianoforte da un’artista sconosciuta
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Gallarate è una città che si sforza di essere al passo con le esigenze logistiche del gallaratese-tipo d’oggidì, e lo fa prevalentemente mediante un grande proliferare di pizzerie, piadinerie, hamburgherie e vinerie, che per carità pure fanno da traino alle attività commerciali in un momento topico per l’economia, ma sarebbe tanto più bella se la città conservasse anche un po’ della compassata aria borghese di un tempo non molto lontano. Parliamo di quando, all’alba di ogni giorno, il chicchirichì dei due galletti (simbolo della città) dava la sveglia a fabbriche, industrie e banche che adesso non ci sono più ma, per fortuna, alcuni siti cittadini simbolo di quel retaggio industriale, sociale e culturale sopravvivono ancora.
Se passate, per esempio, per la piazzetta Ponti dove immette sulla via dei Mercanti in una tarda mattinata di primavera o d’estate, potrebbe capitarvi di essere dolcemente sfiorati da una sinfonia di Liszt o di Beethoven eseguita al pianoforte. La musica sembra provenire dall’alto, forse da una finestra socchiusa che, ahimè, ancora non sono riuscito a individuare con certezza nonostante l’impegno profuso. Comunque, anche se non so spiegare il perché, ogni volta che sento suonare quel pianoforte amo pensare che la pianista sia una donna sicché, mentre ascolto la musica dell’artista sconosciuta mi faccio sempre le stesse domande: è una giovane allieva che suona per esercitarsi? È una romantica signora? È un’anziana sopravvissuta della passata borghesia industriale? Poi, ancora: invecchierà mai l’aura borghese della Gallarate del bel tempo che fu?
Ma, puntualmente, queste domande restano senza risposta mentre, avviandomi verso casa con il solito giornale sotto il braccio, mi sovvengono altrettanto puntualmente alcuni versi tratti dalla poesia Quando sarai vecchia del poeta irlandese William Butler Yeats, che sembrano scritti apposta per una vecchia signora a nome Gallarate: “Quando sarai vecchia e grigia e dal sonno onusta/e sonnecchierai col capo tentennante accanto al fuoco/prendi questo libro e lenta leggi/e sogna il dolce sguardo/che avevano un tempo i tuoi occhi, e la loro ombra profonda”.
Musica, poesia, ricordi… che mescolanza! Ma che volete farci, stamattina sembra una sinfonia anche lo sciabordio dell’Arnetta tra i sassi del suo letto.
(Copertina di Laura Zaroli)
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