Politici, media e virologi la morte dell’Italia
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I politici che sul Covid-19 non pare abbiano capito molto e quei giornalisti più bravi a fare i tappetini del Palamara di turno che ad occuparsi della salute dei loro lettori, i cosiddetti scienziati arruolati dal governo e che probabilmente con la loro inaffidabilità lo manderanno definitivamente a gambe all’aria nella già scarsa considerazione degli italiani, sono incredibili, perfino mortiferi nei loro rigidi convincimenti a volte grossolani e pseudo scientifici
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Per adeguatamente qualificare una classe politica e dirigente che si è trovata a gestire inopinatamente non una riunione di condominio, dove pure sarebbe stata inadeguata, ma un Paese di ben sessanta milioni di persone basterebbe anche soltanto rilevare che essa vorrebbe farci portare la mascherina chirurgica per un tempo indefinito, senza minimamente preoccuparsi del suo effetto sulle vie respiratorie. Ciò pur sapendo – cosa che pochi media organici al governo amano ricordare – che quei Paesi i quali non hanno rese obbligatorie le mascherine, come la Svezia che non ha decretato il lockdown, come l’Olanda che ha lasciato aperte le scuole, o come la Svizzera che pur essendo stata colpita dal Covid-19 ha chiuso soltanto alcune attività non indispensabili lasciando liberi i cittadini, hanno avuto meno morti e contagiati di Italia, Spagna, Regno Unito e Francia, Paesi che invece hanno chiuso tutto.
A fronte di tante e tali problematiche che ci lasceranno in eredità un Paese e un mondo irriconoscibili appena rispetto a ieri, il problema dei mesi scorsi sembrava essere quello delle mascherine chirurgiche, peraltro introvabili nonostante un commissario governativo ad hoc, la cui utilità per proteggersi dal coronavirus è piuttosto modesta se non addirittura nulla. Ma lasciamo che a parlare dell’utilità della mascherina siano gli stessi virologi rigoristi, quelli che vorrebbero farcela tatuare in faccia e tenerci in quarantena per almeno un altro anno, come scriveva Roberto Burioni sul suo sito MedicalFacts dello scorso 5 aprile: «…I limiti osservati dalle mascherine chirurgiche nel trattenere le goccioline più fini siano soprattutto quelle legate al mantenimento della distanza interpersonale. Solo così, mantenendo la giusta distanza, si può davvero essere sicuri dell’efficacia della mascherina che si sta indossando». Un modo politicamente corretto per dire che la mascherina chirurgica, quella più diffusa e più economica sul mercato, quando si trova, serve a poco da sola e secondo noi è anche dannosa sui lunghi periodi.
È innegabile, infatti, che la mascherina ci costringa a “riciclare” una parte della nostra stessa anidride carbonica con delle conseguenze sull’ossigenazione del sangue che sul medio – lungo termine non conosciamo per mancanza di specifica letteratura scientifica. Ovviamente, da questa considerazione alla propalazione mediatica che la mascherina ci farà morire tutti di ipossia ne corre. Purtuttavia, procura molto fastidio la tendenza di questo governo e della sua armata di “esperti”, che in tre mesi sul Covid-19 hanno detto tutto e il contrario di tutto, a bollare come fake news ogni idea difforme dalla loro. Stavolta a scendere in campo contro i diffusori di fake news sull’anidride carbonica della mascherina è stato il virologo Fabrizio Pregliasco il quale, con granitica certezza nel corso di un’intervista, ha sostenuto che «Nessuno è mai morto di mascherina». Ovviamente l’intervistatore si è guardato bene dal ricordargli che sì è vero che mai nessuno è morto di mascherina, ma è altrettanto vero che non era mai accaduto che dovessimo portarla incollata sul viso per mesi e che, pertanto, certi giudizi definitivi sull’argomento sono al momento privi del supporto di un’aggiornata letteratura scientifica sugli effetti collaterali a medio – lungo termine.
Insomma i politici che sul Covid-19 non hanno capito una mazza, quei giornalisti più bravi a fare i tappetini del Palamara di turno che ad occuparsi della salute dei loro lettori, i cosiddetti scienziati arruolati dal governo e che probabilmente con la loro inaffidabilità lo manderanno definitivamente a gambe all’aria nella già scarsa considerazione degli italiani, sono incredibili, quasi mortiferi nei loro granitici convincimenti. Così, mentre con lena ci dedicavamo al nostro sport nazionale, ossia le chiacchiere inutili, gli Stati Uniti davano il via all’impiego ufficiale del CytoSorb anti Covid-19, un dispositivo medico con brevetto italiano, che si è rivelato efficace nella cura dei pazienti gravi e che da noi è ancora guardato con sospetto. A riguardo, poi, delle scarse vedute della nostra burocrazia, si ricorda che alcune settimane fa qualcuno ha ordinato al NAS dei Carabinieri di attenzionare l’ospedale di Mantova dove si stavano salvando i pazienti gravi mediante un’innovativa terapia a base di plasma immune, invece di fare un encomio alla struttura.
E, invece, politici, media e virologi, fattosi ormai casta, continuano ad aleggiare sul problema come avvoltoi, pronti a beccare come carne di carogna le tesi che non sono allineate con quelle loro, politicamente corrette, non rendendosi conto che così facendo stanno causando la morte di quel potente spirito ideativo e creativo che è caratteristico della nostra gente e che, mai come in questo periodo, se incoraggiato, potrebbe continuare a crescere per trovare soluzioni nuove a un problema antico come quello della pandemia.
Il guaio è che questi signori vivono in un mondo a sé, non lo conoscono e non hanno fiducia nel loro stesso popolo, neppure quando va a bere una birra con gli amici, tant’è che si sono inventati la “movida assassina” e il Difensore Civico, cioè lo spione che chiamerà la Polizia tutte le volte che due fidanzati saranno un po’ più vicini, una roba che farebbe impallidire perfino fra’ Girolamo Savonarola.