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Pugnette, fecondazione e ladri: la farsa è servita

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ospedale di Uppsala
Indipendentemente da come lo si voglia inquadrare, il furto dello sperma dal laboratorio di un clinica svedese presenta dei risvolti umani ed etici, ma anche un po’ comici, perché un conto è cercare di dare una mano alla scienza della riproduzione, altro è ritrovarsi padre di chissà quanti figli, a propria insaputa, soltanto per essersi prodotto in una pugnetta filantropica che risale a oltre mezzo secolo fa

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Anche se non sempre ce ne rendiamo conto, la vita di ognuno di noi s’intreccia – a volte come dramma, a volte come una comica finale – con quella di persone e accadimenti che sono lontani nello spazio e nel tempo, o che avevamo addirittura consegnato all’oblio.

Più o meno settant’anni fa, dietro compenso di cinquanta corone cadauno, diciassette militari di leva dell’esercito svedese donarono il loro sperma per una ricerca pilotata dall’ospedale accademico di Uppsala, una donazione resa possibile, evidentemente, da una masturbazione, quella che noi italiani, da Nord a Sud, incliniamo a chiamare “pugnetta”. Fin qui tutto nella regola: i Paesi del Nord Europa sono stati sempre avanti a noi nel campo della sessuologia e della ginecologia, pertanto non ci stupiamo che già oltre settant’anni fa, quando in Italia non c’era nemmeno l’istituto del divorzio e dell’aborto, in Svezia dei giovani avessero donato il loro seme per scopi scientifici.  

Poi il diavolo, o meglio qualche mariuolo sui generis, ci ha messo lo zampino e tre di quei diciassette donatori sono diventati padri senza saperlo o volerlo. Infatti, il loro seme è stato rubato dalla spermateca di una clinica e utilizzato, evidentemente a loro insaputa, per la fecondazione eterologa di donne che essi non avevano mai incontrato. Insomma, sono diventati padri senza neppure avere avuto il piacere di giacere con le loro mogli putative. 

Ebbene, indipendentemente da come la si voglia girare, la vicenda presenta molteplici risvolti umani ed etici, ma anche un po’ comici, perché un conto è cercare di dare una mano alla scienza della riproduzione, altro è ritrovarsi padre soltanto per essersi prodotti in una masturbazione… ehm, diciamo filantropica, oltre mezzo secolo fa. E per finire, una domanda agli ignoti ladri che hanno rubato lo sperma col rischio di finire pure in galera: ma scusate, non potevate produrvelo da soli, autarchicamente diciamo così? Tanto pugnetta più, pugnetta meno…

(La copertina è di Laura Zaroli)

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