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Non facciamoci zittire dai nipotini di Togliatti e Berlinguer

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Togliatti
Altro che progressisti. Secondo i due mitologici segretari del Partito Comunista Italiano, il Nobel per la letteratura André Gide e il filosofo Jean-Paul Sartre erano due degenerati dediti alla pederastia e all’onanismo, come dire, copyright dell’altro progressista, il papa, che essi erano dediti alla frociaggine e ai piaceri solitari

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Agli inizi degli anni Ottanta, quando si cominciava a parlare di un nuovo virus che provocava una malattia mortale chiamata Aids, fummo in molti a domandarci che cosa stesse a significare di preciso quell’acronimo, ma poiché all’epoca non c’era Wikipedia la risposta arrivò dai giornali: Acuire Immune Deficiency Syndrome. Peraltro, posto che i ricercatori avevano isolato per la prima volta questo virus nell’organismo di omosessuali attivi, si diffuse la credenza che l’Aids si propagasse esclusivamente col coito anale. In realtà la malattia può essere contratta anche dagli eterosessuali per altre vie, ma i non addetti ai lavori ancora non lo sapevano. Infatti, nel 1985, mentre ero seduto a tavola con dei Cappellani Militari, ospite alla cerimonia conclusiva di un raduno nazionale dei sacerdoti con le stellette, uno di loro che per questione di privacy chiamerò soltanto don Benedetto diede, tra il serio e il faceto, la sua spiegazione dell’acronimo Aids: Abuso Indiscriminato Del Sedere. Fu una risata generale al nostro tavolo e ai tavoli vicini quando si diffuse la voce dell’immaginifica spiegazione di don Benedetto… ridevamo perché eravamo ancora liberi di poterlo fare pubblicamente.

Un paio di anni dopo quel raduno, il democristiano di sinistra Carlo Donat-Cattin (oggi se fosse vivo militerebbe nel Pd…), in veste di ministro della sanità così rispondeva a chi gli chiedeva che cosa si sarebbe potuto fare per contenere gli effetti dell’Aids: «Non posso certo fare la réclame del coito anale né dei preservativi, che non sono sicuri contro l’Aids perché sbordano e si rompono – Questi, oltre che omosessuali, sono anche maniaci. I miei funzionari li ascoltano, io ho altro da fare». Evviva la sincerità!

Ma prima di Donat-Cattin giudizi più pesanti e tranchant sull’omosessualità li avevano espressi due icone della sinistra, i segretari del Partito Comunista Italiano Palmiro Togliatti ed Enrico Berlinguer, per i quali il Nobel per la letteratura André Gidee il filosofo Jean-Paul Sartre erano da considerarsi due degenerati che si compiacevano della loro pederastia. Insomma, Togliatti e Berlinguer erano sì omofobi secondo il politically correct corrente ma, per loro fortuna, vissero in un periodo in cui si era liberi di pensare e parlare.  Come mai e soprattutto perché, nel giro di quarant’anni, i loro nipotini del Pd & C. hanno cambiato sponda fino a stravolgere perfino il nome di una festa dell’Unità, che è diventata Unit* per non offendere la sensibilità del mondo gay, delle lesbiche, dei trans e dei cosiddetti generi fluidi?

Il perché, a mio sommesso avviso, è semplice e chiaro: il socialcomunismo nacque come progetto rivoluzionario e quando fallì proprio nella patria della rivoluzione applicata, la Russia, i partiti che ad esso si rifacevano furono costretti ad abbandonarlo, anzi, se ne vergognarono perfino. Intanto l’operaio, come lo avevano immaginato loro, quello col martello e col falcetto della bandiera rossa per intenderci, non esisteva più.

Sicché, quando gli eredi del comunismo sbatterono il muso contro la nuova realtà della classe operaia, che incominciava a riconoscersi nella Destra sociale più che negli sconfitti della storia, per non sparire, insieme a molti superstiti della Democrazia Cristiana si rinserrarono in un mondo autoreferenziale fatto di simboli e di slogan invece che di contenuti politici. Fu così che, dove vi erano posti di lavoro da difendere, non v’era più la Sinistra ma la Destra. Dove, invece, si spalancavano le porte all’immigrazione clandestina lì era la Sinistra, dove v’era un sedere malusato lì era la Sinistra, dove era una richiesta di facilitare l’uso di alcune droghe lì era la Sinistra, dove era il rinnegamento della cultura dei padri lì era la Sinistra, dove si faceva a pezzi la storia lì era la sinistra, dove s’inventavano un sesso al giorno lì era la Sinistra, dove si difendeva l’occupazione abusiva di case destinate ai meno abbienti lì era la Sinistra, e se nei consessi internazionali si dava addosso all’Italia lì di certo era la Sinistra.

È stato così che, dal 1968 in poi (l’ante Cristo e il dopo Cristo della Sinistra), mi sono pian piano ritrovato in una gabbia che diventa ogni giorno più insopportabile: non posso più dire che mi piacciono le donne sennò sono maschilista e patriarcale; non posso più dire che mi fanno schifo due uomini che si baciano sennò sono un omofobo; non posso più dire che sono “normale” perché in linea con l’evoluzione/selezione naturale sennò sono razzista; non posso dire di amare la mia Patria sennò sono fascista. E come se non bastasse tutto questo, come se non fosse sufficiente avermi reso straniero nella mia terra, avermi reso anormale soltanto perché sono normale, adesso col politicamente corretto la sinistra vorrebbe imporci anche come scrivere, come parlare e di cosa parlare, cosa deve mandare in onda la Rai, come deve parlare il presidente delle Repubblica e, se non ci si adegua, si finisce nelle mani della Gestapo rossa delle congreghe politiche, culturali e giornalistiche a essa legate… non ne posso più: andate affanculooooo!

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