Non c’è ancora il papa e i progressisti hanno già individuato l’antipapa
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A Trump e alla maggior parte dei cattolici americani non dispiacerebbe un papa conservatore, anche se nessuno tra i progressisti nostrani che lo hanno paventato spiega come potrebbe il Tycoon riuscire a condizionare il prossimo conclave posto che i prelati americani saranno soltanto 20 su 135 elettori complessivi del nuovo papa
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Ci ha lasciato piuttosto perplessi la commemorazione di papa Francesco fatta l’altrieri in Parlamento, a Camere riunite, dove ogni schieramento ha recitato maldestramente la propria parte cercando d’impadronirsi di qualche concetto o parola espressa dal defunto pontefice nel corso del suo regno. Oddio, l’esercizio non è stato facile perché Francesco non aveva una struttura di pensiero monolitica, collocabile diciamo così. Infatti, mentre sosteneva l’accoglienza indiscriminata dei migranti (cara alla Sinistra) esortava poi lo Stato a fermare i trafficanti di esseri umani (esortazione gradita dal Centrodestra); mentre dichiarava di non avere titoli per condannare l’omosessualità, avvertiva che nei seminari cattolici circolava – il copyright è suo – molta frociaggine. Tifoserie a parte, per la sua incollocabilità il defunto papa stava sulle scatole sia alla Destra che alla Sinistra, anche se le truppe progressiste di Schlein e Conte ci hanno messo più impegno e fantasia nell’arruolare il pontefice di Santa Romana Chiesa nelle loro schiere, sia da vivo che da morto. Qualcuno del Pd, come Marco Furfaro, ha addirittura dichiarato che nel proprio operato politico per il futuro si sarebbe fatto ispirare da alcuni precetti di Bergoglio. Miracolo, miracolo… un nipotino di Carlo Marx si è trasformato in papista!
Boutade a parte, l’altro accomunante limite della politica che abbiamo colto nel corso della suddetta commemorazione è stato quello di non aver neppure sospettato che, dal prossimo conclave, non dovrà uscire soltanto il novello papa ma anche e soprattutto una nuova fisionomia della Chiesa cattolica. In questo momento la sua situazione è drammatica sia sotto l’aspetto dottrinale, sia sotto quello morale, tant’è che i fedeli cristiani (praticanti) sono sempre di meno, la chiese chiuse tra poco supereranno quelle aperte e i pochi sacerdoti e suore che oggi vediamo in giro vengono arruolati tra i diseredati dell’Africa e del Sudamerica. E non bisogna lasciarsi impressionare dalle migliaia di persona che, mentre scriviamo, sono ordinatamente in coda in Piazza San Pietro per salutare la salma di Francesco sull’onda emotiva di un sentimento di pietà e di affetto che, però, non accrescerà la loro spiritualità a fronte di una Chiesa politicizzata ed esageratamente secolarizzata. I media, come sempre fanno in casi del genere, ci stanno raccontando da quattro giorni che Francesco era il “… papa degli ultimi” come se dicessero qualcosa di originale, come se un pontefice potesse essere qualche cosa di diverso. La verità è che, come sostiene l’autore cattolico statunitense George Weigel, la Chiesa si trova di fronte a un bivio: o elegge un papa del rinnovamento (una sorta di innesto tra Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI aggiungiamo noi), o la sua grave malattia evolverà in agonia.
Ma Weigel è un raffinato pensatore, mentre, salvo pochissime eccezioni, la nostra becera classe politica (sia a destra che a sinistra) il massimo sforzo mentale che riesce a fare è quello d’inventarsi un nemico al giorno al quale potere attribuire le proprie malattie che sono essenzialmente due: l’incompetenza e la mancanza di senso della storia. Figuriamoci farle capire che, se la Chiesa di Roma vuole sopravvivere a se stessa, subito dopo il conclave dovrà fare un concilio come quello di Trento in modo da attrezzarsi per fronteggiare la “Riforma asintomatica” in atto, cioè senza riformatori; sempreché la Chiesa periferica non si ribelli al papa riformatore che eventualmente verrà. Perché bisogna mettere in conto anche questa evenienza.
Ovviamente, i nuovi papisti della Sinistra, elmetto in testa e pugnale tra i denti, iniziano già a prendere idealmente posizione fuori dalla Cappella Sistina, dove a maggio verrà eletto il successore di Bergoglio, allo scopo di proteggere (dicono) la sacralità dell’elezione dalle mire di Trump che, dopo la Casa Bianca, vorrebbe anche il seggio di San Pietro… come se non sapessimo che mercato di vacche è sempre stata l’elezione di un papa. Poi, posto che a the Donald e alla maggior parte dei cattolici americani, e non solo, non dispiacerebbe affatto un papa conservatore, nessuno ci spiega come potrebbe fare il terribile Tycoon, il nuovo Anticristo, a manipolare il conclave, posto che i prelati americani che dovranno votare il nuovo papa saranno soltanto 20 su 135 elettori. Ma che volete farci, i progressisti sono talmente progressisti che quando si tratta di apparire ridicoli sono avanti anni-luce rispetto ai comuni mortali: non abbiamo ancora il papa e loro si sono già fatti l’antipapa!
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