Da Manzoni all’abdicazione della nostra mente
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Un aforisma al giorno toglie il medico di torno
In tempi di revisionismo galoppante, di Alessandro Manzoni si può dire tutto e il contrario di tutto, ma di certo non si può sostenere che egli non fosse un razionalista, come dire appena un gradino sotto il positivismo del quale è figlia l’epoca in cui stiamo vivendo. Infatti, per Manzoni ragione e fede potevano coesistere, perché attraverso la ragione ci si ponevano i grandi interrogativi della vita e nella fede si trovavano le risposte. Quindi nessuno oggi, neppure il più acceso dei revisionisti, lancerebbe contro il Manzoni un’accusa di mente chiusa al progresso. Eppure, a giudicare dalla sua vita, dalle sue opere e dai suoi pensieri, egli, una delle nostre più grandi glorie letterarie, era dell’idea che il progresso dovesse essere assimilato a piccole dosi.
D’altronde, appena settant’anni fa eravamo al pallottoliere per i nostri calcoli e al pennino Cavallotti intinto nell’inchiostro per riportare i pensieri sulla carta, mentre oggi ricorriamo sempre più spesso a quell’intelligenza artificiale che, pian piano, ci cancellerà dalla gestione del nostro mondo perché, già al presente, stiamo diventando larve amorfe che riescono a mantenere ancora in vita qualche neurone soltanto spostando gli occhi e l’attenzione dallo smartphone ai paninazzi della McDonald’s: non siamo più essere pensanti a pieno titolo! E l’abdicazione della mente non può considerarsi un progresso.
(Copertina da: https://www.pexels.com/it-it/)
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