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Macron ha problemi con l’Ano e la Sinistra con il grano Salis

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Salis
L’oltre mezzo milione di voti che il generale Vannacci ha portato alla Lega evitandole una mezza débâcle è stato opera della Sinistra, alla quale sia Salvini che il Generale dovrebbero inviare camionate di fiori e cioccolatini per ringraziarla. Adesso, però, il Centrodestra e i quotidiani d’area non le restituiscano il favore con Ilaria Salis

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Il presidente Macron, dopo la recente sconfitta alle elezioni europee, sta prendendo mazzate anche a Strasburgo dove l’ultimo ad abbandonarlo è stato l’Ano, cioè l’Akce Nespokojenych Obcanu, il partito dell’ex premier ceco Andrej Babis. Questi, infatti, ha appena lasciato il gruppo Renew Europe, la filiazione di “La République En Marche!”, oggi Renaissance, fondato appunto da Emmanuel Macron. Noi non riusciamo a prevedere dove Babis collocherà il suo partito nel nuovo Parlamento Europeo, però riusciamo facilmente a immaginare dove lo prenderà Macron nelle imminenti elezioni politiche francesi. Nell’Ano? Ma smettiamola col dare significati diversi agli acronimi!

E veniamo in Italia. La Sinistra e i media, che le fanno da supporter, con una scarsezza di vedute e zero in psicologia delle masse sono riusciti a creare il personaggio Vannacci e ad assicurare un successo di vendita strepitoso al suo modesto libro “Il mondo al contrario”. Sicché, possiamo sostenere che l’oltre mezzo milione di voti che il Generale Vannacci ha portato alla Lega evitandole una nuova emorragia in termini elettorali è stato opera della Sinistra, alla quale sia Salvini che il Generale dovrebbero inviare camionate di fiori e cioccolatini per ringraziarla.

Adesso, però, il Centrodestra e i quotidiani d’area moderata non restituiscano, come inclinano a fare, il favore alla Sinistra facendo pubblicità alla neo-parlamentare europea Ilaria Salis. Infatti, attaccandola tutti i giorni, o perché deve 90.000 euro di canoni non pagati all’Aler (l’ente che amministra gli alloggi popolari della Regione Lombardia, per un alloggio abusivamente occupato nel 2008), o perché ha la propensione per il manganello, o perché si è proposta come la capa di un’inedita Resistenza, quella alla legalità, si fa il suo gioco e si corre il rischio di coprire un’emergente verità: una politica affidabile che possa far bene al nostro Paese in quel di Bruxelles, e alla stessa Sinistra, a nome Ilaria Salis non esiste. A riguardo cercheremo di spiegarci meglio.

Da quanto abbiamo appreso dal suo curriculum, la signora in questione proviene da un permanente stato di conflitto con quei sistemi legali e culturali che sono tipici di uno stato di diritto e, come pericolosa conseguenza, con coloro che non la pensano come lei, persone da educare a manganellate sulla testa in pretto stile fascista. Da quelle poche cose che ha fin qui detto del suo programma politico, riteniamo che Ilaria Salis sia tutt’ora incapace di gestire un processo politico nell’ambito di un “sistema” quale, nel caso specifico, sarà quello europeo, che in verità non la sta aspettando proprio a braccia aperte. In altre parole, bisognerebbe smettere di attaccare la modestissima maestrina manganellatrice di Monza, se non la si vuole far diventare un’eroina per la Sinistra extraparlamentare europea.

Peraltro, fino a oggi il Salis-pensiero è stato quello che ci ha propinato papà Roberto, un ingegnere benestante che in passato è stato anche denunciato per blocco stradale, il quale, secondo noi, fino a oggi ha suggerito e perfino confezionato in modo organico i pensieri politici della figlia che evidentemente non deve averne molti nella scatola cranica. Questo lo possiamo anche capire perché ogni padre sente il dovere, magari alla propria maniera, di tirar fuori dai guai un figlio sventato. Ma la legislatura europea dura cinque anni e in tutto questo tempo l’Ilariona non potrà sempre fruire delle prestazioni intellettuali del papà e, prima o poi, farà o dirà qualche macroscopica stronzata che, una volta per tutte, la riporterà alle sue reali dimensioni, che non sono molto dissimili da quelle di Soumahoro, di Bonelli e di Nicola Fratoianni.

Peraltro, quest’ultimo, che assieme alla moglie anch’essa deputata al Parlamento italiano, Elisabetta Piccolotti, a nostre spese rimedia un budget familiare mensile di circa 28.000 euro (alla faccia del salario minimo e di tutte le battaglie della Sinistra per i proletari), ha così commentato le dichiarazioni della nuova Giovanna d’Arco dei centri sociali e, indirettamente, anche dei feroci clan sudamericani che controllano il racket delle case popolari occupate abusivamente: «Ogni forma di ribellione è ricondotta nel circuito del reato. Io penso che chi si batte anche con modalità come queste [l’occupazione abusiva] andrebbe considerato in altro modo». Anche le parole del ricco tovarišč Nicolaj Fratoianni andrebbero considerate in un altro modo, e cioè come una presa per il culo del popolo di Sinistra che, in buonafede, ha votato per lui in Italia e per la maestra manganellatrice in Europa senza un minimo di… grano Salis.

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