L’Italia che governa l’Italia
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L’altro paradosso scaturito dalle elezioni del 4 marzo è che con Di Maio e Salvini al governo si chiuderebbe una delle ferite lasciate aperte dall’Unità perché il Nord e il Sud governerebbero finalmente insieme l’Italia
– La redazione –
Appena qualche anno fa Matteo Renzi veniva ospitato alla Casa Bianca dai coniugi presidenziali più politicamente corretti della storia statunitense, gli Obama; incontrava i potenti della terra; s’inventava kermesse inutili come il vertice di Ventotene, pensando di assurgere a co-fondatore della nuova Europa; amava immaginare di essere diventato l’ombelico della politica internazionale. E per un po’ frau Merkel, monsieur Hollande e l’Unione Europea glielo hanno pure lasciato credere, se non altro per non guastarsi con un servizievole esecutore dei loro diktat.
Ebbene, come solitamente fanno gli autocrati che si ritengono unti dal Signore, Renzi non aveva messo in conto il fatto che prima o poi avrebbe dovuto render conto del suo operato ad un’entità che, nei fatti, è sempre stata trascurata dai politici e dal dibattito politico: il popolo! Ma il nostro uomo, che pensava di avere la furbizia del boccaccesco Chichibio, era corso ai ripari contribuendo, assieme alla sua banda di yuppie all’amatriciana, a diffondere la malsana idea che le istanze del popolo fossero populismo e che l’amore per il proprio Paese fosse becero sovranismo. Cose disdicevoli insomma, istanze di cui non tener minimamente conto perché lui, il grande fratello orwelliano, avrebbe pensato per tutti.
Ebbene, con due devastanti uppercut, il popolo italiano ha riportato Renzi a quelle dimensioni pedestri che sono, poi, le sue effettive dimensioni: uno glielo ha sferrato in occasione del referendum costituzionale del 4 dicembre del 2016, l’altro con le elezioni politiche del 4 marzo 2018… incominciamo a pensare che il numero 4 porti sfiga a Renzi.
Per quanto sia durato un po’ più del ragazzotto di Pontassieve, anche Berlusconi è giunto alla fine della sua parabola politica in un lampo. In questo senso è chiarificante il fatto che dal Patto del Nazareno alla sua ultima débâcle, come leader del Centrodestra, sono passati meno di quattro anni!
Evidentemente i politici di questa società liquida hanno lo stesso destino dei cani: ogni anno della loro vita corrisponde a cinque anni della vita di un essere umano. Va da sé che a certi politici preferiamo i cani che sono assolutamente fedeli e pieni di affetto.
Renzi, Berlusconi, D’Alema, Boldrini, Grasso, Bersani, Mattarella e Napolitano, indipendentemente dall’età anagrafica sono più vecchi del Tirannosauro Rex, come dire distanti anni luce da un popolo che ha globalizzato i desideri ma non la realtà concreta, che ama definirsi cattolico, ma non per questo votato al martirio di scelte politiche, davvero populiste in materia d’immigrazione, nella loro accezione peggiore.
Non meravigliamoci, perciò, se il nostro futuro andrà a finire nelle mani di due giovani, l’età dei quali sommandola non arriva neppure ad ottant’anni. E sinceramente dubitiamo che essi possano far peggio delle tre generazioni di politici che fino a ieri hanno (mal)governato questo Paese.
Da non sottovalutare, poi, il fatto che con Di Maio e Salvini al Governo – per la prima volta nella storia! – il Nord e il Sud governerebbero finalmente insieme l’Italia, chiudendo così una ferita storica lasciata aperta dal Risorgimento, da un’Unità frettolosamente realizzata.