Tassazione: l’ideologia ha gli occhi belli ma niente cervello
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Un caso di fanatismo ideologico nel campo del modello impositivo è la progressività della tassazione spacciata per equità fiscale dove, per millenni, la tassazione è stata costante, cioè un’aliquota fissa sui redditi prodotti. Nel Medio Evo la tassa più applicata era la decima pagata alla Chiesa, vale a dire il 10% del reddito prodotto. Fatta la tara sulla moralità di un tale prelievo da parte di uno “Stato spirituale”, bisogna dire che quel tipo di tassazione faceva pagare di più a chi guadagnava di più. Mentre i modelli di tassazione progressiva che gli storici di sinistra si affannano a ricercare nell’antichità sono semplici speculazioni politiche
– Silvio Cortina Bascetto –
L’esasperazione delle ideologie porta spesso a fare marchiani errori, specialmente quando le ideologie vengono utilizzate in alternativa ai ragionamenti perfino in un’area culturale non del tutto imparziale come, peraltro, non nasconde un pensiero di Gaetano Salvemini che questo blog ha fatto proprio: «Noi non possiamo essere imparziali. Possiamo essere soltanto intellettualmente onesti: cioè renderci conto delle nostre passioni, tenerci in guardia contro di esse e mettere in guardia i nostri lettori contro i pericoli della nostra parzialità. L’imparzialità è un sogno, la probità è un dovere». Sicché, anche a volere essere schierati, in politica si dovrebbe sempre perseguire un minimo di onestà intellettuale e di ragionevolezza al posto del fanatismo delle ideologie, alcune delle quali già sconfitte dalla storia.
Un esempio di tale fanatismo ideologico, del quale chi lo pratica prima o poi ne diventa schiavo è stato l’operare del governo Conte Due e dei partiti che lo sostenevano quando. Infatti, alle prime, chiarissime avvisaglie dell’arrivo del Covid-19 dalla Cina, contro ogni evidenza scientifica ma soltanto all’insegna di una forma mentale che vede il razzismo anche nella prudenza, decisero che i bambini cinesi di ritorno dalla madrepatria dove già dilagava il coronavirus, potevano andare a scuola senza pericolo di contagio e che, anzi, si dovessero frequentare i ristoranti cinesi e organizzarvi degli aperitivi per non diffondere il panico: il virus li sta ancora ringraziando! Purtroppo, in quell’occasione anche la scienza si pose, per la maggior parte, al servizio dell’ideologia e avallò comportamenti così irresponsabili.
Un altro caso di fanatismo ideologico nel campo del modello impositivo è stata la progressività della tassazione spacciata per equità fiscale dove, per millenni, la tassazione è stata costante, cioè un’aliquota fissa sui redditi prodotti. Nel Medio Evo la tassa più applicata era la decima pagata alla Chiesa, vale a dire il 10% del reddito prodotto. Fatta la tara sulla moralità di un tale prelievo da parte di uno “Stato spirituale”, bisogna dire che quel tipo di tassazione faceva pagare di più a chi guadagnava di più. Mentre i modelli (funzionanti!) di tassazione progressiva che gli storici di sinistra si affannano a ricercare nell’antichità sono semplici speculazioni politiche. Uno dei pochi Stati italiani ad applicare la progressività impositiva fu la Toscana Medicea col principale obiettivo, però, di mettere in difficoltà quelle famiglie nobiliari troppo potenti e potenzialmente nemiche di Casa Medici.
Chi fece della tassazione progressiva una religione, addirittura un pilastro della propria ideologia, fu Carlo Marx, che nel “Manifesto del Partito comunista”, la mise al secondo posto tra i punti da attuare da parte del proletariato una volta preso il potere con la forza. Ciò allo scopo, secondo Marx, di evitare il profitto dei privati ai quali si sarebbe sostituto lo Stato. Tale modalità di tassazione che, ancora oggi viene spacciata dalla Sinistra come misura di equità fiscale è, in realtà, meno equa di quanto si possa pensare. A riguardo si sostiene che la società deve solidarietà a chi è meno abbiente ed è giusto, non ci voleva la Sinistra per arrivarci, ma questo si ottiene anche con la tassazione proporzionale, dove chi guadagna di più contribuisce di più in ogni caso.
Ma, ormai, la progressività è diventata totem e tabù della Sinistra ed è, perciò, intoccabile anche se per i lavoratori dipendenti essa non è un incentivo perché, a conti fatti, se lavorano di più, in proporzione, guadagnano meno. Ma frena anche gli imprenditori per i quali la progressività diventa un limite oltre il quale è meglio non espandersi in quanto il gioco non varrebbe la candela perché i margini di guadagno rispetto agli investimenti sarebbero effimeri… lo scopo di Marx era proprio questo! Peraltro, questo sistema di prelievo impositivo è un freno alla crescita del Paese, essendo stato concepito per scopi completamente diversi rispetto all’attuale scenario economico e di contesto storico. E giusto per ritornare all’altra bandiera della Sinistra, la solidarietà, se ci fosse più crescita, e quindi più gettito fiscale, lo Stato avrebbe più risorse per aiutare chi ne ha bisogno senza andare a depauperare le casse dello Stato com’è storica tradizione di questa parte politica che, nata dalle viscere del Partito Comunista, non riesce proprio a diventare democratica e moderna.
Ma la sua prevenzione ideologica non si ferma qua. La Lega ha proposto, visti i tempi di stasi produttiva del Paese, di rilanciare l’iniziativa privata con una flat tax, cioè con un parziale ritorno alla tassazione proporzionale modulata, ovviamente, in modo da poter rientrare nei parametri costituzionali, affinché venga almeno parzialmente allentato il freno che blocca la crescita dell’Italia. Come era prevedibile la reazione della Sinistra non è stata favorevole di fronte ad un’indiscussa crisi economica e ad una recessione del nostro Paese e, invece di preoccuparsi per come riavviare la ripresa mediante l’aumento delle entrate, e quindi delle risorse per combattere la povertà, ha detto semplicemente “Niet!”
D’altronde, dalla Sinistra di oggi non c’è da aspettarsi nulla di concreto per i bisogni dei cittadini visto che, nel bel mezzo di una crisi sanitaria mondiale, se n’è venuta con la riaffermazione dello ius soli e con il “grande” obiettivo di dover mettere due donne capogruppo in Camera e Senato al posto di altrettanti maschietti. Il dubbio che dovrebbero essere le capacità e non il sesso a determinare certe scelte non la sfiora neppure.
Figurarsi il mettere il problema di regime fiscale più idoneo ai tempi in mano a costoro, a Laura Boldrini ex presidente della Camera, ad esempio, la quale è così di “Sinistra”, ama così tanto il popolo che lavora per lei che non gli paga neppure la liquidazione e quando, invece, è lo Stato a pagargli lo stipendio con soldi pubblici, lo impiega per degradanti servigi personali.
Ovviamente speriamo, ma non ci contiamo, che quella italiana diventi finalmente una Sinistra moderna.
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