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Le fobie radical chic e il delitto (involontario) di lesa ironia

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radical chic
Riceviamo e pubblichiamo la vibrata protesta di Cybergeppetto nei confronti della nuova classe di comici emergenti che, a suo dire, rubano il mestiere a chi, invece, ha fatto dell’ironia lo strumento per contrastare i guasti derivanti dal “pensiero unico”

Cybergeppetto

Gentile direttore, caro Vincenzo,

Mi corre l’obbligo di esternare la mia più viva e ferma protesta per l’intollerabile lesione del diritto d’ironia che vari esponenti del mondo politico, accademico e culturale stanno perpetrando ai danni di chi, come Cybergeppetto, cerca di offrire un punto di vista arguto e originale per contrastare i guasti derivanti dal “pensiero unico”, quello che ci viene propinato ogni giorno attraverso i media.

Come si fa a costruire una sana e logica ironia quando la corte di nani e ballerine che infesta i mezzi d’informazione persegue spudoratamente la pratica dell’ironia involontariamente comica?

Leggo sui mezzi di propaganda…, pardon, d’informazione, che la cantante Elodie ha espresso un parere sul programma di un partito, Fratelli d’Italia, affermando che “Sinceramente mi fa paura”. Pur riconoscendo alla cantante il diritto a esprimere ogni e qualsiasi posizione politica, il suo carico di fobie radical chic non sembra funzionale a un dibattito logico e consequenziale sulle proposte politiche del partito in argomento, tuttavia, induce un moto di sconforto per l’inconsistenza concettuale che ne determina un’irresistibile comicità involontaria.

In questi giorni Matteo Salvini avrebbe dichiarato che Enrico Letta “non suda”. L’autorevole esponente della classe politica era probabilmente impegnato in un’attività di comunicazione interna al suo partito, ciò nonostante, mi pare quantomeno singolare in questo momento di canicola, spostare il dibattito dai temi politici al campo della perdita di sali minerali e, forse, della lucidità che i colpi di sole inevitabilmente provocano. Totò, Alberto Sordi e Nino Manfredi staranno provando una celeste invidia per il livello di comicità, assolutamente involontaria, che invece loro raggiungevano con la loro arte, il loro impegno e il loro lavoro.

Ma in questo panorama di follia logorroico-ideologica, livore snob, idolatria del Foro e grafomania compulsiva, irrompe con la sua veemenza nientemeno che il New York Times che, ospitando un articolo di un tal David Broder, penna di punta di un media che si chiama “The Jacobin” e si definisce “storico di comunismo francese e italiano”, dichiara verbosamente che “The future is Italy and it’s bleak” (il futuro è l’Italia ed è desolante). Se il New York Times pensa di influenzare la campagna elettorale ospitando articoli degni del collettivo di via dei Volsci, auguri…

Potremmo andare avanti all’infinito per quante già ne sono state dette, tremo al pensiero di quante altre se ne diranno, sono assolutamente convinto che gli esternatori di cui parliamo siano assolutamente inadatti a tediarci con le loro estrusioni intellettuali.

Cybergeppetto, fedele al suo passato di penna dedita all’elaborazione concettuale e nemica del giacobinismo propagandistico, continuerà a elaborare i suoi articoli senza cedere al furore ghigliottinesco-mediatico. In ogni caso, tutta questa flatulenza intellettual-elettorale riduce gli spazi di libertà, di logica e di buon costume.

Caro Cybergeppetto, i tuoi articoli hanno sempre il potere di suscitare nel lettore risate a denti stretti… Stante l’argomento trattato, vale a dire la comicità involontaria dei vari “influencer” nazionali, d’Oltralpe e d’Oltreoceano, soltanto tu potevi riuscire a strapparci un amaro sorriso, soprattutto in questi giorni in cui il sentimento che sembra prevalere – online e offline – è quello di rabbia e insofferenza verso alcuni rappresentanti della classe politica che, oltre alle battute e alle esternazioni, diciamo così, poco felici, palesa una certa sollecitudine a occuparsi dei propri interessi più che del bene del cosiddetto “popolo sovrano”.

Patrizia Kopsch – redattore de Il Rullo

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