Le elezioni del 25 settembre e il cavallo di Caligola
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Probabilmente, il 25 settembre andremo a votare per ottenere lo stesso risultato dei romani antichi allorché, poveri quiriti, si ritrovarono candidato a console Incitatus, il cavallo dell’imperatore Caligola. Però i romani antichi erano certamente più fortunati di noi perché avevano come candidato il miglior cavallo della scuderia imperiale, mentre noi soltanto asini e brocchi, inutilizzabili perfino per produrre la mortadella
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L’italiano medio incarna un fenotipo che ha nell’emotività il suo punto di forza e allo stesso tempo di debolezza, il che costituisce un vero e proprio disturbo delle relazioni, perché gli preclude rapporti ideali e affettivi che siano stabili e duraturi. Di ciò ha sempre approfittato la classe dominante che, per mantenersi al potere o realizzare non sempre limpidi progetti, non ha dovuto fare altro che sfruttare tale caratteristica psicosomatica. Peraltro, noi cittadini scordiamo molto presto gli insegnamenti della storia.
Dimostrare tale asserto, per la verità, non sarebbe neppure tanto difficile, poiché l’Italia dal 1848, dal Risorgimento in pratica, vive di un prodotto che nasce abbondante nel terreno dell’emotività: lo slogan, la parola d’ordine, un modo di fare che, fino a oggi, non ha portato da nessuna parte se non a quella di renderci tristi e docili comparse di una rappresentazione che diventa più tragica a ogni sua replica.
Di esempi in tal senso ne potremmo fare tanti ma ci soffermiamo a ricordarvi soltanto alcune delle parole d’ordine più recenti della nostra storia unitaria: Il socialismo è il sole dell’avvenire – Chi si ferma è perduto – Credere, obbedire, combattere – Lavorare meno, lavorare tutti – Un milione di posti di lavoro – Faremo dell’Italia un Paese normale – L’euro sarà la nostra ricchezza – L’Italia che sale – L’Italia riparte – Apriremo il Parlamento come una scatoletta di tonno. In particolar modo, a proposito dell’ultimo slogan, i Cinque Stelle che volevano aprire il Parlamento come una scatoletta, alla fine hanno mangiato il tonno, la scatoletta e, a quanto pare, vogliono mangiarsi anche lo stesso Parlamento per il tramite del parentado che Giuseppe Conte sta candidando per le prossime elezioni, allo scopo di sostituire alcuni parlamentari uscenti con i loro parenti in modo che il faraonico stipendio di parlamentare resti, comunque, nelle loro famiglie. Chiamali fessi…
In verità non brilla neppure il Pd dove la tensione e i contrasti sono alle stelle tra stilettate nella schiena per far fuori i propri rivali, epidemiologi, magistrati, sindacalisti, economisti e amici degli amici. D’altronde è pratica ricorrente per i segretari del Pd approfittare dei congressi e delle elezioni per far fuori i propri avversari interni: quando Renzi prese in mano il partito la prima cosa che fece fu quella di far fuori la sinistra interna. Adesso è Letta che sta buttando fuori gli ex renziani ancora presenti nel partito, con una virata a sinistra che fa a pezzi i suoi stessi slogan sulla famigerata Agenda Draghi.
Sì, perché non si capisce, in caso di vittoria il 25 settembre, come farebbe a realizzare un’agenda dove si parla anche di energia nucleare per scopi pacifici, di aumento del budget militare, di Nato, di lavoro, di rigassificatori e d’inceneritori, avendo imbarcato un economista, Cottarelli, che per sua formazione ubbidisce alla legge del mercato e alle agenzie finanziarie, oltre al verde Bonelli, a un comunista, Fratoianni, che ubbidisce soltanto all’ideologia, ai magistrati che non vorranno neppure sentir parlare di riforma della Magistratura e alle sindacaliste Annamaria Furlan e Susanna Camusso che vorranno contrattare su ogni provvedimento del governo sul lavoro.
Senza parlare del fatto che un eventuale governo del Centrosinistra si è già dato le priorità: una patrimoniale, la legge Zan (quella per gli omosessuali), lo Ius Scholae e la legalizzazione di alcune droghe. Anche qui non si capisce perché, con un’Europa alla canna del gas è il caso di dire, con un mondo che sta andando a gambe all’aria, con una guerra alle porte e nel pieno di una disastrosa inflazione, la Sinistra s’interessi prioritariamente delle preferenze sessuali dei gay, dei drogati e dello Ius Scholae senza contemperarlo in una legge organica sull’immigrazione.
Ma stanno lavorando sulle candidature anche nel Centrodestra (dove si preferisce tenere un basso profilo per rassicurare l’Unione Europea, la Nato e le agenzie finanziarie), il taglio dei parlamentari imporrà non pochi sacrifici a partiti come Lega e Forza Italia, tant’è che il suo coordinatore nazionale, Antonio Tajani, ha già messo le mani avanti: «Anche Forza Italia farà sacrifici sui nomi». Come dire che molti dei suoi parlamentari uscenti non rimetteranno più il culo sugli scanni della Camera o del Senato. Mentre Salvini se le sta dando di santa ragione con il tele-virologo Andrea Crisanti candidato nel Pd.
A completare il bel quadro, dei 101 simboli elettorali presentati (non poteva mancare il Partito della Follia!), il Ministero degli Interni ne ha ammessi soltanto 70.
A questo punto temiamo che, il prossimo 25 settembre, andremo a votare per ottenere lo stesso risultato dei romani antichi allorché, poveri quiriti, si ritrovarono candidato a console Incitatus, il cavallo dell’imperatore Caligola. Però i romani antichi erano certamente più fortunati di noi: loro avevano come candidato il miglior cavallo della scuderia imperiale, mentre noi soltanto asini e brocchi, inutilizzabili perfino per la mortadella… no, non ci stiamo riferendo a Romano Prodi.
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