La sindrome Masaryk colpirà anche Putin?
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Probabilmente gli oligarchi russi suicidatosi stavano tramando per liberarsi dell’ingombrante tovarisch Putin, il quale sta reagendo come lo zar Ivan il Terribile aveva fatto contro gli oligarchi del suo tempo, i boiardi: li sta eliminando uno alla volta. Però, se questa ipotesi è fondata, come riteniamo, significa che il prossimo salto dalla finestra, o caduta dagli scogli, o malattia, potrebbe toccare all’inquilino del Cremlino
– Enzo Ciaraffa –
Il 27 maggio del 2019, durante una nostra visita a Praga, ospiti dell’Associazione nazionale veterani cecoslovacchi, al termine delle funzioni ufficiali fummo invitati dal nostro ospite, un alto funzionario statale, a visitare il Palazzo Černín sede del ministero degli Esteri ceco che, grazie all’inusitato Cicerone, ci disvelò tutte le sue bellezze architettoniche e gli accadimenti che vi si erano svolti, qualcuno anche drammatico. Ci riferiamo alla morte del ministro degli Esteri Jan Masaryk trovato, il 10 marzo del 1948, sul selciato sotto la finestra del bagno del suo alloggio di Palazzo Černín. La versione ufficiale allora fu che l’unico ministro non comunista del governo filo-sovietico di Gottwald si era suicidato lanciandosi dalla finestra del suo alloggio nel ministero. Nonostante l’abile messinscena, il sospetto – aldilà e aldiquà della cortina di ferro – fu che a defenestrare Jan Masaryk fossero stati i servizi segreti russi, allo scopo di spianare la strada alla dittatura comunista anche in quel Paese, come poi avvenne.
Anche se, a dire il vero, non fu con quel triste ricordo che uscimmo dal palazzo voluto dal conte Černín von Chudenitz, bensì con negli occhi la geometrica bellezza del suo giardino e un interrogativo che, allora, prima della guerra in Ucraina, era soltanto scolastico: come mai tutti quelli che hanno a che fare con i russi (e soprattutto con i loro servizi segreti) scelgono il lancio dalla finestra come forma di suicidio?
Il medesimo interrogativo si è riproposto nella mia mente oggi, quando ho appreso da un lancio Ansa – Interfax che un altro oligarca, il presidente del Consiglio di amministrazione della compagnia petrolifera russa Lukoil, Ravil Maganov, si è suicidato lasciandosi cadere dalla finestra di una clinica moscovita.
Ma, prima di quest’altro defenestramento volontario c’erano stati i “suicidi” di ben sette oligarchi riconducibili a Gazprom, la cassaforte di quel simpaticone di Putin: Andrei Krukowski, Leonid Shulman, Alexander Tyulyakov, Mikhail Watford, Vladislav Avayev, Vasily Melnikov, Sergey Protosenya.
Forse che in tutte queste fatalità c’entrano i servizi segreti russi, peraltro molto vicini a Putin che è stato uno di loro?
E perché tali oligarchi sarebbero stati eliminati?
Anche se non è possibile, per ora, dimostrarlo, resta forte il sospetto che dietro questi morti vi sia ancora la mano dei servizi segreti russi, per una ragione che su questo blog ipotizzammo fin dal primo giorno dell’invasione dell’Ucraina: «…se il compagno Valdimiro i conti non li sa fare, i corrotti e danarosi oligarchi sui quali regge il suo potere li sanno fare e come […] E i soldi dei ricchi oligarchi, notoriamente, vogliono andare laddove ci sono altri soldi, impipandosene allegramente delle manie imperiali del Putin di turno» (https://www.vincenzociaraffa.it/chi-paghera-i-conti-sbagliati-dello-zar-vladimiro/). Come dire che, probabilmente, gli oligarchi russi suicidatisi stavano tramando per liberarsi dell’ingombrante tovarisch Putin, il quale sta reagendo come lo zar Ivan il Terribile aveva fatto contro gli oligarchi del suo tempo, i boiardi: li sta eliminando uno alla volta.
Se questa ipotesi è fondata, come riteniamo, significa che il prossimo salto dalla finestra, o caduta dagli scogli, o malattia, potrebbe toccare all’inquilino del Cremlino. E, qualora ciò accadesse, non stapperemmo una bottiglia di spumante come il suo amico comunista italiano Marco Rizzo ha fatto per la morte di Gorbaciov, perché noi non auguriamo la morte a nessuno, neppure a Putin, ma di certo tireremmo un sospiro di sollievo.