La scienza insegue le verità e non le suggestioni
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Il brutto fenomeno della scienza militante si è riproposto già da qualche anno con la teoria che intende la causa del riscaldamento globale unicamente nell’attività umana, sicché la Sinistra globale, comunque si chiami localmente, ha preso la palla al balzo ed ha voluto individuare in tale teoria l’estensione del materialismo storico alla climatologia, diventandone così la paladina
– Silvio Cortina Bascetto –
Ha suscitato un autentico vespaio nel mondo politico pugliese la notizia che l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco, capo della task force della Regione per il Covid-19, abbia deciso di presentarsi come candidato del PD alle elezioni regionali proprio in Puglia a sostegno del governatore uscente Emiliano. La decisione dell’epidemiologo è stata messa a confronto con certe sue recenti affermazioni riguardo la pandemia, che sono state giudicate più filogovernative che scientifiche come, per esempio, quella che i migranti non portino il virus mentre, in realtà, i fatti di queste ore ci dicono il contrario. Non è questo, però, il nostro punto ma la politicizzazione della scienza.
Il brutto fenomeno della scienza militante si è riproposto già da qualche anno con la teoria che vede la causa del riscaldamento globale unicamente nell’attività umana, sicché la Sinistra globale ha preso la palla al balzo ed ha voluto individuare in tale teoria l’estensione del materialismo storico alla climatologia, diventandone la paladina. E sì, perché lo stucchevole parametro che ne consegue è perfetto per la sua collaudata demagogia: le nazioni povere costrette a subire il riscaldamento globale per colpa di quelle ricche che, per arricchirsi ancor di più, continuano ad immettere CO2 nell’aria tramite i loro disordinati procedimenti industriali, intossicando così il pianeta e facendo aumentare l’effetto serra.
Non è questo certamente il luogo per dibattere chi, scienza alla mano, abbia ragione e chi invece torto ma è certamente utile per capire a che punto la politica è arrivata ad imbastardire il dibattito scientifico degradandolo, per i suoi bassi fini, a livello di una rissa da osteria. A riprova di ciò basta fermarsi su quanto ha scritto l’ingegnere nonché ambientalista Stefano Caserini a commento del libro “Mezze stagioni, mezze verità. Contro il falso mito del riscaldamento globale” scritto dal professore Franco Battaglia, già docente di chimica presso l’Università di Modena, e allegato in omaggio al quotidiano “Il Giornale” qualche tempo fa. Caserini esordisce con la sua confutazione scientifica facendo notare che il libro del professor Battaglia segue l’uscita, sulla stessa testata, del “Mein Kampf” di Hitler, allegato evidentemente dall’editore per ricordare ai propri lettori a che punto può arrivare il fanatismo umano se non lo si ferma in tempo. Non si vede, pertanto, alcun valido motivo per una tale affermazione in un contesto di seria discussione scientifica, se non il torbido tentativo di accostare “Il Giornale” al nazismo e il libro del professor Battaglia al folle manualetto di Hitler, dimostrando il Caserini di non conoscere neppure la storia, né de “Il Giornale”, né del nazismo, né della democrazia costituzionale.
Parimenti illuminante è stato l’atteggiamento di illustri virologi che a febbraio scorso diedero il loro scientifico parere al governo Conte sul fatto che non c’era nessun pericolo ad ammettere a scuola i ragazzi cinesi di ritorno dalle vacanze nel loro Paese dov’era scoppiata l’epidemia da Covid-19. Tale parere corroborò e incoraggiò anche l’atteggiamento che, oseremmo definire criminale, della classe politica di potere che usò l’ideologia invece del buon senso e negò che ci fossero pericoli a frequentare persone contagiate perché sarebbe stato soltanto un comportamento razzista.
Ora quegli stessi virologi dicono che bisogna prolungare lo stato di emergenza perché il virus non è ancora sconfitto e c’è ancora pericolo, e questo, ma sarà un caso, quando al governo faceva comodo prorogare l’emergenza per rimanere ancora in carica a governare con i pieni poteri per altri tre mesi come minimo. In verità non vediamo una grande differenza di comportamento tra questi scienziati arruolati in politica e quelli che nel 1938 sottoscrissero l’ignominioso “manifesto della razza” quando il regime fascista iniziò la persecuzione degli ebrei italiani.
È sacrosanto che gli scienziati abbiano le proprie idee politiche, ma queste devono condizionare unicamente le loro scelte civili e non, invece, quelle scientifiche come dovrebbe essere per militari, giudici, polizia e altre funzioni pubbliche. Quindi sarebbe bene che gli scienziati facessero gli scienziati e non i servi del sistema di potere, come sarebbe ora che i politici prendessero le loro decisioni senza farsi scudo della scienza, utilizzata come il cavallo di Troia, per giustificarle, specialmente quando esse sono indigeste ai cittadini.
La conclusione è che un governo che, come quello in carica, che necessiti dei contraddittori pareri della scienza militante per rimanere al potere non può produrre nulla di buono per il Paese, per qualsiasi Paese. E, nel nostro caso, i risultati disastrosi durante la pandemia ne sono stati la prova: quarti al mondo per numero di morti e primi per recessione.
Se questo è un governo, se questi sono scienziati … .