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La rivoluzione arriverà con l’utilitaria

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Secondo l’Istat, la produzione delle auto nel nostro Paese è crollata del 19,4%, in un quadro di rallentamento industriale generalizzato, sia a livello nazionale, sia a livello continentale. Ciò mentre la casa automobilistica Lamborghini fa sapere che, in questo stesso periodo, le sue vendite si sono invece incrementate del 51%. Ma il dato stridente ha la sua spiegazione.
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Non siamo degli analisti politici, tantomeno economici – per carità – anche perché gli analisti in servizio permanente avevano assicurato che l’affiatato duo Renzi-Boschi non avrebbe perso il referendum costituzionale, che la Brexit non sarebbe passata, che Trump non avrebbe vinto le elezioni presidenziali e che, se eventualmente avesse vinto, sarebbe stato certamente sommerso dall’onda azzurra nelle elezioni di medio termine. Come dire che, in quanto ad analisi, essi non ne hanno imbroccata una! Capirete, perciò, perché teniamo a prendere le distanze dai cosiddetti esperti.

E poi a noi preme soltanto fare qualche riflessioncella a lume di buonsenso, a proposito della piega che stanno prendendo l’economia e la produzione industriale nonostante i diversi interventi della Banca Centrale Europea che, a partire dalla crisi economica scoppiata nel 2008, ha erogato la bellezza di 1019 miliardi di euro alle banche dei Paesi aderenti. Ciò, evidentemente, con l’intento di non far bloccare prestiti, mutui e finanziamenti alle imprese, in altre parole per non mandare in default l’economia dei Paesi dell’eurozona che, eccetto la Germania, all’epoca incominciava vistosamente a scricchiolare fino ad implodere del tutto come avvenne per la Grecia.

Le miracolate banche italiane – le prime ad ammalarsi peraltro – hanno fatto l’esatto contrario di quello che si proponeva la Bce: hanno stretto i cordoni della borsa, lesinando proprio i mutui e i finanziamenti alle attività produttive. In altre parole, con i soldi avuti da Bruxelles, esse hanno pensato a mettere al sicuro i loro forzieri e i dividendi dei grandi azionisti. Non ci voleva un grande fantasia per prevedere che, con il loro modus operandi, le banche avrebbero fatto prendere corpo a quel binomio che, di solito, è il presupposto di ogni rivoluzione: ricchi sempre più ricchi, poveri sempre più poveri.

La conferma indiretta del materializzarsi di una tale situazione viene da due notizie di queste ultime ore, che la maggior parte dei media, oltre a non averle messe in sistema tra loro, ha dato in modo volutamente incompleto se non addirittura strumentale. Secondo l’Istat, nel 2018 la produzione delle auto nel nostro Paese è crollata del 19,4%, in un quadro di rallentamento generale, nazionale e continentale, della produzione industriale, questo mentre la nota casa automobilistica bolognese Lamborghini ha fatto sapere che, nello stesso periodo, le sue vendite si sono, invece, incrementate del 51%.

Posto che i modelli Lamborghini hanno un costo che oscilla tra i 175.000 e i 450.000 euro, anche la sciura Maria capirebbe che a crollare in Italia è stato il mercato delle auto “popolari” e non quello delle vetture per i ricchi. Il perché, a questo punto, riteniamo sia superfluo spiegarlo ai frequentatori de “Il Rullo”.

Fingere, perciò, di preoccuparsi per la Brexit della Gran Bretagna, o per l’andata al potere della Lega e dei M5S in Italia, o per la veemenza della protesta dei gilet gialli in Francia, come stanno facendo i politici europei in questi mesi, è ipocrita e quel che peggio inutile… la rivoluzione è iniziata, anche se essi non se ne sono accorti.

Immagine in evidenza: Tiscali Notizie
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