La politica in psicanalisi: un progressista sull’orlo di una crisi di nervi

Racconto semiserio sulla crisi d’identità di un radical chic, tra sostenibilità ambientale, spoil system e la Sinistra che va a… farsi l’armocromia!

– Cybergeppetto –

Il radical chic si siede sul lettino davanti al suo psichiatra, è sudato, tremante, il giornale progressista gli cade per terra scivolando dalla tasca della giacca, non riesce a rilassarsi. “Com’è andata questa settimana?” chiede lo psichiatra “Malissimo dottore, ho sognato che mi toglievano il posto alla municipalizzata”.

“Mi descriva il sogno” dice lo strizza cervelli, al che il radical chic agita le mani e comincia a raccontare: “Sono stato chiamato a riferire sulla mia attività di consulente per il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale. Dopo una lunga anticamera, ho spiegato a un ispettore del ministero le cose che ho concordato con i colleghi che hanno lo stesso incarico. Io faccio parte di un gruppo articolato di esperti con una solida esperienza politica che le forze progressiste hanno sempre valorizzato…”.

“Mi sembra una cosa buona, perché è così preoccupato?” gli dice lo psichiatra mentre scribacchia sul suo taccuino. “Non vorrei mai che giudicassero che ci sono troppi consulenti – spiega il radical chic progressista – sarebbe una tragedia. Ho già avvertito quelli che mi hanno sponsorizzato, mi hanno detto che effettivamente potrei perdere il posto perché è cambiato il governo e gli operai votano per i padroni, non per noi progressisti, che sia maledetto lo spoil system! Io ho un’onorata carriera da consulente woke come si dice negli Stati Uniti, non saprei cos’altro fare”.

“Lei dovrebbe trasformare questo problema in una opportunità, potrebbe scoprire nuove attitudini e nuove possibilità…” dice con tono piatto il dottore. Il radical chic suda, sbuffa, ansima vistosamente e replica: “Lei scherza! Io sono un autentico opinionista progressista, mi sento mancare l’aria in questi tempi in cui la gente dimentica l’ambiente e il mondo gender fluid perché vuole lavorare e farsi una famiglia! Qui vengono meno i pilastri della libertà e della democrazia politicamente corretta!”

Lo psichiatra rimane impassibile e domanda con tono neutro: “Provi a immaginare quale potrebbe essere il suo futuro analizzando le sue competenze, aprendo una nuova fase progettuale potrebbe diminuire l’ansia per il domani che vede incerto, nella vita ci sono dei momenti di svolta in cui non è detto che non si possano prendere delle nuove direzioni”.

Il radical chic perde completamente le staffe e comincia a urlare in preda alle convulsioni: “Lei non capisce, dottore! Qui è in gioco una vita politica, io non sono Di Maio! Nessuno mi darà una poltrona da trombato alle elezioni! Io ho scelto di stare nella parte del campo progressista! All’epoca c’era posto per tutti, bastava che ci si dichiarasse di sinistra! Era facile, bastava raccontare la stessa storiella degli altri, la narrazione che sentivamo nei talk show! Io non ho la possibilità di rilasciare un’intervista a Vogue come Elly Schlein e pagare 300 euro all’ora un’armocromista! Possibile che quel sistema sia caduto? Siamo diventati tutti fascisti? Dove abbiamo sbagliato? Sono andato stamattina a prendere un caffè in un bar e ho sentito dei giovani che si lamentavano di essere sfruttati e che il Jobs Act era una stronzata! Mi manca l’aria, il mio mondo non c’è più! Quando vedo la Meloni in televisione l’appenderei a testa in giù!”.

“Per oggi basta così – dice il dottore con un tono apparentemente indifferente, ma con un quasi impercettibile tremore – le prescrivo un ansiolitico con un buon dosaggio, la prego di prenderlo con regolarità e di non guardare i dibattiti televisivi, in questa sua condizione potrebbero contribuire ad aumentare una tensione di cui non ha bisogno. La fattura la facciamo cumulativamente a fine mese quando viene la libera collaboratrice”.

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