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La pesciaiola della Garbatella ha distribuito pesci in faccia anche alle Nazioni Unite

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pesciaiola della Garbatella
Forte della riacquistata credibilità all’estero del nostro Paese sotto la sua guida, Giorgia Meloni si è potuta permettere la libertà di recarsi alle Nazioni Unite e di indirizzarle qualche aperta critica a proposito della trascurata necessità di darsi regole giuste e condivise per affrontare le sfide di questo tempo

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Non v’è stata catastrofe che non sia stata evocata qualora il Centrodestra a guida Giorgia Meloni fosse pervenuto al governo del Paese in uno dei periodi più difficili della storia del mondo, un periodo talmente difficile che, probabilmente, quando la buriana sarà passata (perché in un modo o nell’altro passerà…) ci guarderemo intorno stralunati e smarriti, in un mondo che non riconosceremo più e che non riconoscerà noi. Come anche tutti gli epiteti ingiuriosi, le minacce e le offese che negli ultimi tre anni non sono state risparmiate alla premier Giorgia Meloni, da parte di avversari politici e dai maîtres à penser orbitanti a sinistra, del tipo: coatta, bulla della Garbatella, scrofa, vacca, pesciaiola.

pesciaiola della Garbatella

Poi è successo che il 25 settembre del 2022 la “pesciaiola” è stata delegata dalla maggioranza degli elettori a governare il Paese e, nonostante una squadra di governo costituita non proprio da geni (escludendo Giorgetti, Fitto e Nordio), è riuscita a tener saldo il timone del governo e, di conseguenza, una rotta politica lineare. Ciò nonostante abbia ereditato i bilanci fallimentari dei passati governi, come per citarne soltanto uno, la follia del Superbonus di Giuseppe Conte che praticamente s’è mangiato gli investimenti necessari per risollevare la Sanità; con due guerre sull’uscio di casa, in aggiunta all’effetto rebound delle sanzioni alla Russia per aver invaso l’Ucraina e l’egemonismo della Cina.

Eppure, dopo due anni di governo a guida Giorgia Meloni (Fonte: Istat) l’occupazione è aumentata di 533.000 unità in termini tendenziali, +2,3% in un anno, ed è calato il numero dei disoccupati e degli inattivi. L’Istat ha anche certificato che il prodotto interno lordo è arrivato a 2.128 miliardi di euro, ovvero 100 miliardi in più rispetto alle previsioni di crescita, e, secondo il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, con la finanziaria di quest’anno si può addirittura puntare al pareggio di bilancio in modo da non far lievitare il già mostruoso debito pubblico: se dovesse davvero accadere, sarebbe la prima volta in un secolo! E ciò senza mettere le mani nel portafoglio dei contribuenti.

Oddio, vi sono ancora molte promesse che il governo Meloni deve mantenere, come un’organica riforma sanitaria e l’estirpazione di un bubbone che sta drammaticamente stravolgendo i rapporti tra un ordine concorsuale (cioè non eletto da nessuno), come la magistratura e i poteri legittimati dal voto popolare. Questo perché i padri costituenti riuscirono a prevedere, giustamente, come sottrarre la magistratura dalle interferenze della politica… peccato che non furono così lungimiranti da prevedere anche il contrario. Speriamo che questo governo riesca a riportare il rapporto d’indipendenza in assoluta parità.

Ciò posto, bisogna registrare anche gli innegabili successi del governo di Giorgia Meloni in politica estera. Ne citiamo soltanto cinque: mediante accordi diretti con i Paesi del Nordafrica è riuscito a ridurre del 60% (Fonte: Viminale) gli arrivi dei migranti illegali, ha sottoscritto accordi con l’Albania per la costituzione di un centro di svasamento – hotspot per gli irregolari in attesa di rimpatrio a Shengjin, ha “convinto” Ursula von der Leyen a scegliere Raffaele Fitto quale vice presidente esecutivo della Commissione Europea dell’Unione Europea, ha “rimesso”  l’Italia al vertice dell’Unione, ed è tra i più affidabili Paesi dell’Alleanza Atlantica. Sotto la guida di questo governo, l’Italia si è scrollata di dosso, speriamo per sempre, anche la fama di Paese poco serio e particolarmente versato in quella che il Cancelliere tedesco Bülow definì la politica dei giri di valzer: insomma adesso si capisce in modo netto da che parte sta l’Italia nel consesso internazionale!

E forte di questa riacquistata credibilità del nostro Paese, Giorgia Meloni si è potuta permettere la libertà di recarsi alle Nazioni Unite e di distribuire qualche  pesce in faccia sulla questione della trascurata riforma di un organismo sovranazionale nato dalla Società delle Nazioni dopo la guerra: « …l’Onu non può ridursi a un club di fortunati che sforna buoni propositi […] Nessuno Stato può efficacemente governare da solo  le sfide di questo tempo […] Ogni organizzazione è efficace se le sue regole sono giuste e condivise». Come dire cambiamo o la credibilità/utilità dell’Onu andrà a farsi benedire.

Durante la premiazione del “Global Citizen Award”, che ogni anno (nella settimana delle Nazioni Unite), il Consiglio Atlantico assegna a persone che hanno dato un eccezionale contributo al rafforzamento delle relazioni transatlantiche, Giorgia Meloni ha ricevuto il premio dalle mani di Elon Musk, che era già stato suo ospite alla festa di Atreju e a Palazzo Chigi l’anno scorso. L’imprenditore sudafricano ha accompagnato la consegna del premio con entusiastiche parole di ammirazione e di stima, come peraltro aveva già fatto in altre occasioni.

Ebbene, invece d’interrogarsi sul perché del successo planetario della coatta della Garbatella, invece di domandarsi e di pensare se questi rapporti privilegiati col governo italiano non possano sfociare in investimenti dell’uomo più ricco del mondo nel nostro Paese e creare altri posti di lavoro, la Sinistra americana e quella italiana che cosa hanno fatto? Si sono inventati una relazione sentimentale tra Giorgia Meloni ed Elon Musk, il quale si è visto costretto a smentire ufficialmente tali illazioni. Come se non bastasse, il piddino Marco Furfaro (un onorevole a paga iniziale…) ha così pesantemente offeso Musk sui social che il rappresentante di questi in Italia gli ha fatto capire, in modo molto elegante, che il trilonario sudafricano intende fargli un sedere a cappello di prete mediante una legione di super avvocati.

Le sinistre, evidentemente, sono giunte veramente al torsolo della frutta, se a quel fenomeno politico chiamato Giorgia Meloni, ed a tutto ciò che le ruota intorno, sanno contrapporre soltanto le contumelie e il gossip di bassa levatura. È così che Schlein & C.  sperano di rendere invisa agli italiani la popolana della Garbatella, che in due anni esatti è riuscita a salire sul tetto del mondo assieme ai grandi della terra? Coglioni affetti da orchite galoppante: la stanno rendendo soltanto più simpatica agli italiani! Questo perché non v’è nulla che riesca a coinvolgerci più di una love story, anche quando è inventata di sana pianta. In verità, riusciamo a provare anche un po’ di comprensione per le frustrazioni degli avversari di Giorgia Meloni, i quali sono talmente fuori dalla realtà corrente, da non rendersi conto di comportarsi come quelle vecchie bizzochere di sagrestia del buon tempo antico, sempre pronte a lanciare strali velenosi contro la zoccola del paese. Ciò non perché fosse una peccatrice, ma perché riusciva a fare ciò che esse, racchie, baffute e repellenti, potevano soltanto segretamente desiderare tra un paternostro e l’altro: portarsi a letto i maschioni del paese.

(Copertina di Donato Tesauro)

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