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In politica non si vince e non si perde per niente

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Matteo Salvini, il politico che ormai possiamo considerare un leader nazional/leghista, si sta sforzando di rappresentare il “qualcosa” di nuovo che è sempre mancato alla politica italiana negli ultimi cinquant’anni

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I governi Monti, Letta e Renzi furono tre salatissime minestre che il cuoco Giorgio Napolitano scodellò agli italiani per «Mettere i conti a posto» e salvare il Paese, commettendo l’errore che condannerà il sistema di potere del quale era la massima espressione: considerare gli italiani degli acefali coglioni. I conti, comunque, non andarono a posto e, anzi, quelle tre “minestre” ci sono costate l’aumento di oltre 200 miliardi di debito pubblico.

Eppure, nonostante la sua verve di nemico delle muffe politiche, sembra che Vittorio Sgarbi rimpianga il passato recente di questo Paese fino a lasciarsene condizionare nei suoi giudizi, e se ne capisce anche la ragione: lui fa parte di un mondo che l’attuale dirigenza politica è intenzionata a buttare nella pattumiera della storia. Lungi dall’averlo capito, Sgarbi qualche giorno fa si è prodotto in un elogio a Berlusconi che, secondo lui, col proprio silenzio si sta rifacendo una verginità politica che peserà alle prossime elezioni europee e, anzi, proponendolo addirittura come futuro presidente della Repubblica… da estromesso dal Parlamento per indegnità alla suprema Magistratura dello Stato in sette anni!

La riprova che si sbagliava, a Sgarbi è venuta nel giro di 72 ore, quando si sono contati i voti delle elezioni amministrative di ieri: è vero che lui è stato eletto a sindaco di Sutri e che il Centrodestra è ancora avanzato ma a trainarlo è stato Salvini è non più Berlusconi. E se la vicenda della nave Aquarius si fosse conclusa ieri e non oggi, Salvini di voti ne avrebbe presi anche di più. Il suo successo personale, oltre che nel decisionismo e nella coerenza, è nel fatto che tra Forza Italia e il M5S egli è l’unico ad avere un partito vero alle spalle e non dei movimenti poco o per niente radicati sul territorio. Ma Salvini ha saputo anche rappresentare (lui, un leghista!) l’orgoglio nazionale da lungo tempo vilipeso da governi che avevano antenne a Bruxelles, in Vaticano, a Berlino, a Parigi, insomma dappertutto eccetto che tra il loro popolo. Come dire che l’inedito leader nazional/leghista si sta sforzando di rappresentare il “qualcosa” di nuovo che è sempre mancato alla politica italiana negli ultimi cinquant’anni. E Forza Italia?

Vi ricordate quel tal Claudio Scajola, ministro dello sviluppo economico in un governo di Berlusconi, che si sarebbe trovato proprietario di un appartamento al Colosseo di Roma acquistato (e intestatogli non si sa come…) a sua insaputa e poi assolto soltanto perché il fattaccio non costituisce reato? Ebbene Scajola è andato al ballottaggio, in una sfida tutta nel Centrodestra, per fare il sindaco di Imperia.

Ecco, questo è il concetto di “nuovo”, questa la strategia nel partito azienda di Berlusconi che, complice anche l’età avanzata, esce perdente soprattutto dal raffronto col giovane Salvini.

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