È ufficiale: l’immigrazione è un’emergenza nazionale!
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Mentre l’Italia è alle prese con la più grave crisi migratoria della sua storia, mentre in America si vanno creando le premesse per lo scoppio di un’altra bolla immobiliare e nel Pacifico Occidentale la Cina fa le prove per l’invasione di Taiwan, il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il presidente francese Macron e quello della Commissione europea, Ursula von der Leyen, vanno a baciare la pantofola a Xi Jinping a Pechino
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Il rogo di Giuda è un rito giocoso – pagano che va in scena nella cittadina catalana di Alfaro durante la settimana santa e con il quale si suole ricordare il tradimento di Giuda. In questa circostanza si pensa di poter porre fine al male che imperversa nel mondo e ai traditori bruciando dei pupazzi fatti a loro immagine… una sorta di rogo nella terra dell’Inquisizione. Quest’anno, assieme al pupazzo di Putin, di Xi Jinping, di Pedro Sanchez, di Donald Trump e di Jair Bolsonaro, tra i “traditori” condannati a bruciare ad Alfaro vi era anche quello di Giorgia Meloni.
La nostra signora primo ministro una traditrice? E di chi, dei suoi programmi forse? In tutta onestà non pensiamo che Giorgia Meloni sia una traditrice dei suoi progetti politici, ma di certo corre il rischio di apparire tale ai suoi sostenitori su di una questione tremendamente attuale: quella dell’immigrazione selvaggia. Della risoluzione del problema, infatti, la nostra attuale premier e il suo partito avevano fatto uno dei loro cavalli di battaglia in campagna elettorale ma, a distanza di 180 giorni dall’insediamento del governo, il problema non soltanto non è stato risolto ma addirittura rischia di uscire fuori controllo, visto che gli arrivi degli immigrati sulle nostre coste si stanno succedendo con una media di 1000 sbarchi al giorno. Di questo passo e con questa media, per la fine dell’anno, ci avvicineremo a quel mezzo milione d’ingressi forzosi paventato dai nostri servizi segreti qualche mese fa e per questo sbertucciati dalle opposizioni che, ormai, sono fuori controllo già da un pezzo.
Nel frattempo la convenzione di Amburgo del 1979, con la quale si definirono le zone d’intervento di ogni singolo Paese firmatario, meglio nota come Sar, funziona soltanto per l’Italia perché gli altri aderenti – Malta in testa – se ne fottono. La situazione si è fatta così insostenibile che il governo italiano ha dichiarato, per sei mesi, lo stato di emergenza nazionale in materia d’immigrazione. Come dire che farà più o meno quello che aveva fatto Giuseppe Conte durante la pandemia tra gli osanna della maggior parte dei media. Ma a Giorgia Meloni, v’è da scommetterci, non andrà così liscio perché, quelli che tre anni fa sono stati gli acritici quotidiani del Covid e del duo Casalino-Conte, lo diventeranno dell’opposizione che non si capisce più se è diretta dalla Schlein o dal segretario della Cgil Maurizio Landini che, proprio in queste ore, sta agitando lo spauracchio di uno sciopero ogni settimana contro il governo.
Mentre questo accade in Italia e nel Mediterraneo, in America si vanno creando le premesse per lo scoppio di un’altra bolla immobiliare e nel Pacifico Occidentale la Cina fa le prove per annettersi con la forza Taiwan. Tutto questo mentre il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il presidente francese Macron e quella della Commissione europea, Ursula von der Leyen, vanno a baciare la pantofola a Xi Jinping a Pechino. Ebbene, al ritorno dalla Cina, l’inquilino dell’Eliseo ha praticamente “mollato” al loro destino Taiwan e l’Ucraina, preferendo dedicarsi allo sport più in voga in Europa dalla fine della guerra: scagliarsi contro gli Stati Uniti e l’Alleanza Atlantica che, evidentemente, non sono la Russia e il Patto di Varsavia di sovietica memoria perché non ti mandano i carri armati in casa se li critichi. Ma questa differenza, che non è semantica ma di valori, non impedirà ai nostri cosiddetti partner europei di fare affari con la Cina andando in ordine sparso, com’è sempre accaduto quando vi erano in gioco gli interessi economici.
Purtroppo – ed essi lo sanno – fare affari con la Cina oggi significa schierarsi, indirettamente, con i massacratori dell’Ucraina visto che la Russia sta aggirando le sanzioni occidentali pagando, e facendosi pagare, le transazioni internazionali in yuan, la moneta di riferimento che nelle ambizioni della Cina dovrà sostituire il dollaro americano. È evidente che in questo scenario l’Italia occupa un posto di terzo piano e, come se non bastasse, conducendo da sola la guerra dei poveri nel Mediterraneo Orientale, sta pure cavando le castagne dal fuoco ai filocinesi europei e a quelli che le hanno tirato addosso la croce dell’immigrazione. Sicché l’ultima chance per Giorgia Meloni, per non finire sul rogo della disaffezione di coloro che l’hanno fin qui sostenuta, è la qualità e l’incisività del piano d’emergenza nazionale per l’immigrazione appena dichiarato. Sempreché la montagna alla fine non partorisca un topolino.
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