Il ticket sanitario lo paghiamo alla demagogia politica
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L’unica cosa che possono fare quei poveretti tipo pensionati, disoccupati e famiglie numerose che non possono permettersi prestazioni sanitarie private per mancanza di risorse economiche, e sono la maggioranza, aspettano il proprio turno in lunghe liste di attesa, se nel frattempo non soccombono alla malattia che li affligge per mancanza di urgente esame diagnostico o per ritardato intervento chirurgico. Sicché nel nostro democraticissimo Paese si campa o si muore in rapporto ai soldi che si posseggono, in barba perfino a uno specifico articolo della nostra Costituzione
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Va sempre peggio per la salute degli italiani stando al 22° Rapporto PiT Salute che disegna un servizio sanitario nazionale costoso, burocratizzato e di difficile accesso a giudicare dalle segnalazioni per le lunghe attese di quei cittadini che, a questo punto, chi tra essi se lo può permettere deve per forza ricorrere all’assistenza privata se vuole sopravvivere.
Infatti, sui 21.416 casi presi in esame dal Rapporto PiT Salute le liste d’attesa sono il problema dei problemi in almeno la metà dei casi, giacché per fare una mammografia occorrono 16 mesi, per una risonanza magnetica ne occorrono 12, per una Ecodoppler 10, per un’operazione di cataratta 15, per la rimozione di un timore alla vescica 6. A questo florilegio di scarsa efficienza bisogna aggiungere che nel 40,8% dei casi presi in esame non vengono neppure applicate le esenzioni del ticket. Insomma, soltanto pagando anche quello che non dovrebbero pagare, gli italiani hanno discrete speranze di potersi curare col Servizio Sanitario Nazionale.
E quei poveretti tipo pensionati, disoccupati e famiglie numerose che non possono permettersi prestazioni sanitarie private per mancanza di risorse economiche, e sono la maggioranza, cosa fanno? L’unica cosa che possono fare: aspettano il proprio turno in lunghe liste di attesa, se nel frattempo non soccombono alla malattia che li affligge per mancanza di urgente esame diagnostico o per ritardato intervento chirurgico. Come dire che nel nostro democraticissimo Paese si campa o si muore in rapporto ai soldi che si posseggono, in barba all’articolo 32 della nostra Costituzione: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”. E meno male!
Al cospetto di questi numeri dovremmo grandemente indignarci e, con due semplici domande, demolire il tabù eretto dalla dittatura del politicamente corretto ormai imperante in questo Paese: siamo sicuri che fra i problemi più impellenti degli italiani via sia anche quello dell’accoglienza indiscriminata? Siamo sicuri che gli italiani, anche cattolici e benpensanti, siano veramente disposti a fornire gratis ad altri quelle prestazioni sanitarie che essi devono invece pagarsi se pure riescono a beneficiarne in tempo?
Le due domande sono meno polemiche di quanto non appaia e, più che i cittadini, a porsele per prima dovrebbe essere una classe politica accorta e pragmatica, perché la demagogia è l’odioso ticket finale che gli italiani devono pagare alla politica per … non essere curati secondo Costituzione.