Il Mediterraneo di sangue non è colpa di Matteo Piantedosi
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Non è peccato mortale ammettere che nell’Europa comunitaria si è incominciato a muovere qualcosa sull’immigrazione da quando in Italia v’è il Centrodestra a Palazzo Chigi e il prefetto Piantedosi al Viminale. Non per la Sinistra italiana, però, perché essa ormai rifugge da un linguaggio chiaro e onesto come quello adoperato dal Ministro degli Interni sul drammatico naufragio avvenuto d’avanti alla spiaggia di Cutro
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Se trasportiamo un bambino in auto senza assicurarlo a un seggiolino omologato, o senza imbrigliarlo con le cinture di sicurezza, veniamo giustamente puniti dalla legge con una multa di 80 euro e con la decurtazione di cinque punti dalla patente. Se, invece, assieme ad altre duecento persone dei genitori, partendo da Smirne, si ammassano su di un poco affidabile barcone di legno per venire in Italia con i loro bambini e dopo 1100 miglia il barcone affonda in vista della Calabria, beh, allora a essere “punito” deve essere il governo del Paese di approdo. Almeno secondo la Sinistra italiana.
È chiaro che stiamo parlando del naufragio di migranti d’avanti alla spiaggia di Cutro che, lo scorso 25 febbraio, è costato la vita a un centinaio di persone tra le quali 16 bambini, una tragedia i cui contorni, in verità, non sono ancora del tutto chiari per una serie di coinvolgimenti e sovrapposizioni di istituzioni e di soggetti nazionali ed europei. La Sinistra, però, un colpevole certo lo ha già ed è il Ministro degli Interni Matteo Piantedosi del quale ha chiesto ripetute volte le dimissioni.
E per quale ragione?
Per aver detto, nella sostanza, più o meno le stesse cose con le quali abbiamo aperto questo articolo, e cioè che dei genitori responsabili, quali che fossero le cause alla base del loro viaggio, non dovevano arrischiare una siffatta impresa portandosi appresso dei bambini, oppure dovevano mettere in conto ciò che, purtroppo, è puntualmente accaduto.
Lapalissiano no?
Non per la Sinistra italiana che ormai rifugge da un linguaggio chiaro e onesto come quello adoperato dal ministro il quale, non provenendo dal mondo della politica, riesce ancora a ritagliarsi degli spazi di onestà intellettuale che, ormai, in Italia non si conosce più, né si apprezza quando vi s’incoccia.
Ma v’è un altro dettaglio dell’intera vicenda che sfugge a quasi tutti i commentatori: secondo i primi accertamenti della Procura di Crotone, per pagarsi quel viaggio della morte, molte delle persone che erano a bordo del barcone affondato avevano pagato anche 8.000 euro a testa, una cifra che nei loro Paesi di provenienza è strabiliante quanto un trilione! E questa osservazione dovrebbe farci capire che sui barconi non salgono i veri disgraziati, ma i rappresentanti della classe media dei loro Paesi, quelli che possono permettersi il lusso di mettere insieme una somma così grande.
I veri disgraziati, evidentemente, restano a casa con la prospettiva di diventare, in pochi anni, ancor più disgraziati di adesso senza la guida e le iniziative di quella classe media che, di solito, sospinge una società sulla strada del progresso.
Scrivere queste cose significa che siamo insensibili e senza sentimenti al cospetto dei corpi gonfi d’acqua dei piccoli e grandi naufraghi che la risacca sta portando a riva sulle cose della Calabria in queste ore?
Tutt’altro!
Piangiamo – pudicamente e senza riflettori! – per loro e ci diventa il cuore pesante quando proviamo a pensare alle urla di paura, al terrore dei loro cuori qualche istante prima che le gelide e burrascose acque dello Ionio si chiudessero sulla loro vita. Ma deve essere la ragione, e non la commozione, la molla di spinta per il nostro Paese e per l’Europa a rivedere, in modo costruttivo e unitario, la politica di gestione dei flussi migratori onde evitare che il Mediterraneo diventi un mare di sangue.
Ed è onesto ammettere che nel Vecchio Continente si è incominciato a muovere qualcosa in questo senso da quando in Italia c’è il Centrodestra a Palazzo Chigi e Piantedosi al Viminale, perché i governi di Sinistra, quello di Renzi in modo particolare, hanno accettato di trasformare l’Italia in un campo profughi a cielo aperto pur di ottenere, come laida contropartita dall’Europa, l’autorizzazione a sforare di qualche decimale il bilancio nazionale allo scopo di poter finanziare con denaro pubblico le loro demagogiche, elettorali politiche di assistenzialismo puro.
Pertanto, di là delle sparate della Sinistra e della sua nuova vestale Elly Schlein, il problema dell’immigrazione deve essere affrontato in chiave europea, come chiedono perfino il Presidente della Repubblica e il papa, se vogliamo esercitare un qualche controllo sul fenomeno e, così, impedire che il Mediterraneo si trasformi in un mare di sangue.
Perciò, riguardo all’immigrazione, la Sinistra si passi una mano sulla coscienza, ammesso che i politici ne abbiano una, e la smetta d’inseguire i (ne)fasti del Sessantotto o invocare ogni giorno le dimissioni di qualcuno della compagine governativa: presenti lei un governo-ombra e ci dica come vorrebbe risolvere questo e altri problemi che attanagliano il nostro Paese. Il resto è fuffa.
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