Il guaio di nascere a Cazzone
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Molti finanzieri si lamentavano con i loro comandanti per essere diventati zimbelli di amici, parenti e fidanzate poiché costretti a soggiacere alle loro corbellature per il fatto di prestare servizio in un paese il cui nome nel Meridione è ancora oggi sinonimo di fessacchiotto
– La redazione –
Se oggi indirizzassimo una cartolina ad un certo signor Cappella in Figazzo, o ad una signora Culotta in Hano, oppure al sindaco Sciolta di Cacavero, le Poste segnalerebbero la nostra corrispondenza alla polizia postale se non addirittura alla Buoncostume. Eppure, fino ai primi anni del Novecento questi sono stati, rispettivamente, i nomi dei comuni lombardi di Lieto Colle, Campoverde e Capovalle. Per fortuna, negli anni il buonsenso delle Amministrazioni locali ha saputo porre fine ad imbarazzanti bizzarrie toponomastiche.
Diversamente, molti cittadini di quelle località oggi sarebbero in difficoltà nel declinare la propria residenza: immaginate l’imbarazzo di una bella figliola che affermasse di essere una figazzonese? Molto più che imbarazzato sarebbe il disgraziato che dovesse dichiarare di essere nato in quel di Hano. Ma fin qui saremmo ancora nel limbo dell’equivoco legato al luogo di nascita, un luogo che per quanto dal nome imbarazzante non costituirebbe ancora un attacco diretto all’onorabilità degli interessati. Un poveretto che avesse avuto la ventura di nascere a Cacavero, alla peggio, si sarebbe sentito chiamare cagone. Beh, pazienza, col tempo ci si abitua a tutto. Intollerabile affronto, invece, sarebbe stato il sentirsi dare pubblicamente del cazzone (fesso), in modo diretto ed anche per iscritto.
Eppure, fino al 1895 accadeva esattamente questo ai residenti in Cantello, stante che l’amena cittadina lombarda nota per l’ottima qualità degli asparagi che vi si producono, fino a quell’anno si chiamava Cazzone. Questa cittadina con un nome così pesante per i suoi abitanti, trovandosi a pochi passi dal confine svizzero, era sede di una caserma della Guardia di Finanza nella quale prestavano servizio molti finanzieri provenienti dal Sud del Paese e che non dovevano possedere un grande senso dell’umorismo.
Difatti, molti di essi si lamentavano in continuazione con i loro comandanti per essere diventati gli zimbelli di amici, parenti e fidanzate poiché costretti a soggiacere alle loro corbellature quando tornavano in licenza nei paesi di origine per il fatto di prestare servizio in un paese il cui nome – Cazzone – nel Meridione è sinonimo di fessacchiotto. Non sopportavano più il fatto che nella corrispondenza a loro diretta figurasse, ad esempio, l’indirizzo Brigadiere Ciccillo Esposito – Cazzone.
Per tale ragione, cedendo alle istanze del Comando Generale della Guardia di Finanza, il Consiglio Comunale di Cazzone, nella seduta del 27 marzo 1895, deliberò di tramutare il nome della cittadina in Cantello. Con buona pace dei finanzieri meridionali i quali non realizzarono, poveretti, di essere caduti dalla padella alla brace. Sì, perché in molte delle loro regioni di origine il termine cantello, o canterello, significava piccolo cantero, ovvero quel pitale a forma di vaso con due manici nel quale i contadini meridionali sgravavano il ventre e la vescica durante la notte e che chiamavano anche pisciaturo.
E, malasorte beffarda, nel Meridione i termini pisciaturo e cazzone avevano (ed hanno) la medesima valenza se riferiti ad una persona: «Sì nu pisciaturo senza manico» oppure «Sì nu’ cazzone» sempre fesso significa!