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Il governo non può continuare a reggersi su flop e proibizioni

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Ogni volta che si assiste a una conferenza stampa del super commissario Arcuri che parla sempre di nuove di App e dinamiche informatiche connesse, viene da domandarsi come abbiano fatto i sistemi sanitari del passato, in tempi in cui esisteva a malapena il telefono, per comunicare a distanza, per sconfiggere flagelli epidemiologici come la peste, il colera, il vaiolo e la tubercolosi. Gli anziani ricordano ancora il medico condotto che andava scuola per scuola, classe per classe a vaccinare i ragazzi. Invece, di librarsi in voli pindarici informatici, forse sarebbe meglio partire più semplicemente dalle fasce di età estreme della nostra società, anziani e studenti, per raggiungere quando prima l’auspicata immunità di gregge
– *Maria Angela Buttiglieri –

Il governo Conte ha deciso che quest’anno Gesù bambino debba nascere alle 22,00, cioè due ore prima rispetto alla tradizione della mezzanotte e come se non bastasse, novello Erode, intende mobilitare 70.000 poliziotti, in pratica tutto il Corpo di Polizia, per far rispettare la bislacca disposizione e, ovviamente, per dare la caccia ai vecchietti od ai figli che magari la vigilia di Natale vorrebbero passarla insieme. Anche se, per completezza d’informazione, bisogna dire che, entro certi limiti territoriali, forse cadrà la preclusione degli spostamenti intra-comunali.

Lo scorso 3 dicembre Giuseppe Conte, a reti unificate, ci ha illustrato il 23° o 24° DPCM (ormai è difficile tenere i conti stante la sua decretite acuta), partendo dal solito bollettino di guerra sulla pandemia, senza rendersi conto, evidentemente, che l’elevatissimo numero di morti per Covid-19 fino ad oggi è ascrivibile al suo “modello” di contenimento, quello che – parole sue – gli altri Paesi prenderebbero ad esempio. Forse è per tale convincimento che ha dato il via a restrizioni a capocchia e particolarmente gravose per le festività natalizie, nonostante la promessa di farci trascorrere le festività assieme ai nostri cari, brutalizzando così la nostra socialità e, soprattutto, denegando il principio della sacralità della famiglia così sentita dal nostro popolo.

Nella scorsa primavera il governo chiuse tutto, cittadini, attività lavorative e gli italiani ubbidirono in nome della publica sanitas, un sacrificio che è costato un’incalcolabile perdita in termini anche economici, ma il lockdown ancora parzialmente in atto è stato più grave rispetto a quello precedente perché è maggiore il giro del fatturato che si perderà durante la festività natalizie: le agenzie di viaggi, le stazioni sciistiche, l’industria alimentare, i negozi vari e il settore dell’accoglienza si sono preparati da mesi per recuperare nelle festività natalizie almeno una piccola parte delle perdite accumulate nei mesi precedenti. Per capirci, un negozio di abiti prepara la sua collezione natalizia già a primavera, cosi come avviene per alcune derrate alimentari, per il negozio di formaggi, per il fiorista, per il macellaio, eccetera. Sono dinamiche commerciali queste che il nostro ex avvocato del popolo e il suo ministro del lavoro, una signora munita di diploma scientifico e che di lavoro s’intende poco perché in vita sua non è che abbia fatto molto, non conoscono perché non conoscono il mondo del lavoro.

Nel delicatissimo settore dell’istruzione pare di capire che dal prossimo 7 gennaio ricomincerà la didattica in presenza nelle scuole superiori di secondo grado nella misura del 75% degli studenti … e questa percentuale chi riguarderà? I biondi? I bruni? I più simpatici?

Ma quella che è da Guinness dei primati negativi è la trovata dei ristoranti e alberghi aperti che, con le restrizioni in atto, significa che possiamo andare soltanto in alberghi situati nel nostro stesso Comune di residenza. In pratica possiamo uscire di casa per andare a dormire nell’albergo della nostra città… e ci voleva un Comitato Tecnico Scientifico – e lo dico da medico – per suggerire al governo una genialata del genere?

Non parliamo poi della campagna di vaccinazione anti Covid che, in teoria, dovrebbe iniziare nel prossimo mese di gennaio ma temo che, essendo stata affidata al Commissario per l’Emergenza Arcuri, i problemi nasceranno come margherite a primavera. Ne cito soltanto alcuni che già adesso – a meno di un mese da vaccinazioni – sono dei grandi problemi, come i frigo capaci di mantenere una temperatura di -80° su tutta la filiera distributiva del vaccino, le siringhe cinque volte più costose delle luer lock al posto delle luer lip il cui bando, peraltro, è stato chiuso pochi giorni fa. E sì, perché in un momento di grande emergenza planetaria, in questo Paese si procede ancora per bandi e per gare come ai soporiferi tempi della prima repubblica. E non provo neppure ad interrogarmi, in questa sede, sugli effetti del vaccino e le eventuali reazioni sui vaccinati, reazioni che in alcuni casi si stanno già evidenziate nel Regno Unito. Questo non significa che non farò il vaccino – sono un medico e ho dei doveri verso me stessa e verso i miei pazienti – ma di certo sarei più tranquilla se conoscessi il decorso della ricerca che ha portato al vaccino, in modo da poter rasserenare i miei pazienti stante anche che, secondo l’istituto di rilevamento Ipsos, quattro italiani su dieci sarebbero contrari a fare questo vaccino.

Dopo avere assistito all’ultima, surreale conferenza stampa del super commissario Arcuri che ha iniziato di nuovo a parlare di App e dinamiche collegate, mi sono dovuta per forza porre una domanda: ma come hanno fatto i sistemi sanitari del passato, in tempi in cui esisteva a malapena il telefono per comunicare a distanza, a sconfiggere dei flagelli epidemiologici come la peste, il colera, il vaiolo e la tubercolosi? I miei genitori ricordano ancora il medico condotto che andava scuola per scuola, classe per classe a vaccinare i ragazzi. Ecco, invece, di librarsi in voli pindarici informatici, forse sarebbe stato meglio partire più semplicemente dalle fasce di età estreme della nostra società: gli anziani e i ragazzi della scuola, per raggiungere quando prima l’auspicata immunità di gregge.

Oltra ad essere medico sono anche cattolica e, perciò, voglio chiudere ritornando a dove sono partita, alla messa di mezzanotte: mai si era visto, nella storia dei Paesi democratici, che la Chiesa accettasse passivamente una limitazione dello Stato alla sua attività pastorale. Anzi, se il governo vuole che la nascita di Gesù si celebri alle 22,00 della vigilia di Natale, questo papa è andato perfino oltre: celebrerà la nascita del divino bambino alle 19,3! Speriamo che in questa gara a chi è più politicamente corretto nella lotta (a parole) contro il Covid- 19, i parroci non si facciano prendere la mano e celebrino la messa di mezzanotte a … mezzogiorno!

Nel mentre attendiamo il Natale più strano della nostra esistenza, vorrei ricordare a chi di dovere che in questo Paese di task forze, di comitati tecnici scientifici, di politici abdicanti e di super commissari debordanti, i morti per Covid-19 sono passati dai 34.043 dell’11 giugno scorso, quando scrissi il mio ultimo contributo, agli oltre 62.000 di oggi.

* Specialista in anestesia, rianimazione e medicina preventiva; responsabile di FdI del dipartimento salute della Lombardia e consigliere comunale a Busto Arsizio

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