Il Generale Cosimato, smettiamola con la lotteria dei contagiati
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Nella cultura politica italiana è meglio avere un nemico da additare al pubblico ludibrio che fare il proprio dovere verso i cittadini. Oggi interi apparati dello Stato sono chiusi, non si fanno le cause in tribunale, non si fanno esami diagnostici per altre gravi malattie, per entrare in un qualsiasi ufficio pubblico bisogna chiedere un appuntamento e non si pagano in tempo le casse integrazioni. Insomma lo Stato è diventato quell’ente indefinibile che sta dietro un sito con il quale non si riesce ad interagire, come quello dell’INPS qualche mese fa, durante la prima quarantena
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Come stai Generale e presidente? Realizzo con piacere che, ogni volta che le attività del “Centro Europeo di Studi Sinergie” te ne lasciano il tempo ci vieni a trovare. Con un vecchio soldato credo sia inutile perdersi in preamboli perciò vengo subito all’argomento che, come avrai già capito, è la surreale situazione che sta vivendo il nostro Paese a proposito dell’emergenza coronavirus. Ebbene, nel corso dell’intervista pubblicata lo scorso 16 settembre hai sostenuto che «… questo parlamento non rappresenta più il voto del 2018, ormai dimenticato e tradito». Eppure, stando a quanto si vede in questi giorni, sembra che il parlamento rappresenti alla perfezione il Paese che lo ha eletto perché, a voler essere generosi, sono ambedue in un profondo stato confusionale.
Non si può pretendere che, in una situazione pesante come l’attuale, l’opinione pubblica si mantenga fredda e analizzi l’operato del governo da ogni punto di vista. Il sentimento dominante è di nuovo la paura e i media ce la mettono tutta per mantenere i cittadini nel terrore ricorrendo al timore, alla manipolazione dei dati e indicando il solito colpevole: il negazionista. Ogni qual volta che la macchina pubblica non funziona, serve un capro espiatorio. Vedremo alle prossime elezioni cosa succederà, non mi pare che le ultime amministrative siano state favorevoli al governo, anche se tutti i ministri fischiettavano per apparire indifferenti.
Per fortuna del governo noi siamo un popolo pacifico e, almeno per adesso, invece di prendere pietre e randelli per lanciarli su Palazzo Chigi, andiamo a sfogarci sui social. La verità è che il governo non sa che cosa fare per arginare la seconda ondata di Covid-19 avendo dormito tutta l’estate e, perciò, stavolta ha scaricato sulle Regioni e sui Comuni compiti che sono propri dell’esecutivo. Le Regioni, a loro volta, pur nell’ambito della potestà di ordinanza, non hanno i mezzi operativi per potersi accollare certi oneri e pertanto, come nel caso di Lombardia, Lazio e Campania non hanno trovato di meglio che proporre un provvedimento che in Italia non si vedeva dal 1943, dai tempi della dittatura militare del Generale Badoglio: il coprifuoco.
Il coprifuoco è uno strumento che è stato utilizzato in alcune delle missioni internazionali alle quali ho partecipato, in particolare in Kossovo nel 2000. Non mi pare che servisse a molto nei confronti della sicurezza di alcune etnie, le cui case, una per una, saltavano in aria ogni notte. Dal punto di vista sanitario mi pare che questo classico provvedimento “di bandiera”, o “show the flag” come dicono all’estero, non potrà fermare il virus che si trasmette comunque, come faceva anche durante la quarantena. Il virus circola e non si fermerà, per cui è importante smetterla con la lotteria dei contagiati, una categoria sinora sconosciuta agli scienziati. È importante curare i malati senza aspettare il vaccino miracoloso, che verrà sintetizzato in due anni per affrontare un virus che cambia ogni tre mesi. Abbiamo dei medici che hanno. messo a punto delle cure, anche se non abbiamo quella risolutiva, bisogna usarle senza aspettare le “big pharma” per le quali possiamo anche morire, basta che loro ci guadagnino.
Perché, secondo te, si continua ricorrere a misure liberticide e anticostituzionali per fronteggiare un evento epidemico che, invece, andrebbe affrontato soprattutto sul piano logistico e psicologico?
Nella cultura politica italiana è meglio avere un nemico da additare al pubblico ludibrio che fare il proprio dovere verso i cittadini. Interi apparati dello Stato sono chiusi. Non si fanno le cause in tribunale, non si fanno esami diagnostici non relativi al Covid, per entrare in un qualsiasi ufficio pubblico bisogna chiedere un appuntamento, non si pagano in tempo le casse integrazioni. Lo Stato è diventato quell’Ente indefinibile che sta dietro un sito con il quale non si riesce ad interagire, come quello dell’INPS qualche mese fa, durante la prima quarantena. Chi non sapeva o non voleva lavorare prima, non lo ha certo imparato da marzo ad oggi. La politica e l’amministrazione pubblica sono dei pachidermi che non hanno nelle loro capacità quella di fornire servizi ai cittadini, al massimo possono impegnarsi in provvedimenti ideologici ed inutili.
Non hai come me la devastante sensazione che il Paese stia procedendo senza una lucida guida politica?
La guida politica di oggi ha le sue priorità: i monopattini ed il bonus vacanze. Durante la quarantena, a Milano, dei solerti operai dipingevano le strisce sull’asfalto per delimitare le folli piste per pattini e ciclabili che oggi hanno reso pericolose le strade sia per i ciclisti, sia per i mono pattinatori, sia per gli automobilisti. Da quel che sento si discute di immigrazione e diritti civili, cioè di derive culturali che nulla hanno a che vedere con la situazione attuale. La tua sensazione è quella dei cittadini, ma i media evitano l’argomento, sono impegnati nella caccia al negazionista.
Il direttore de La Stampa di Torino, Massimo Giannini, da un reparto di terapia intensiva dov’è ricoverato in questi giorni, si domanda finalmente di chi sia la colpa di tutto questo, delle terapie intensive e sub intensive insufficienti, dei ventilatori polmonari che ancora mancano e del personale sanitario di rinforzo non assunto.
I media principali in Italia hanno bisogno di sapere di chi è la colpa, ma non hanno mai indagato approfonditamente le disfunzioni della cosa pubblica. Cosa ha fatto La Stampa, insieme alle altre testate nazionali, per misurare i servizi offerti ai cittadini in tutti i settori, e quindi anche nella Sanità? Augurando al direttore una pronta guarigione ed una serena convalescenza, mi permetto di suggerirgli di cambiare l’indirizzo concettuale del suo giornale quando ritornerà a sedere al suo posto.
Porsi le domande “dopo” è indubbiamente un esercizio facile per il rappresentante di una categoria, quella dei giornalisti politicamente corretti che, come rilevi, ha non poche colpe per aver nascosto, per pura partigianeria, il pattume delle inefficienze di questo governo sotto il tappeto. Che cosa mi dice in proposito l’ex Capo Ufficio Stampa di una nota Unità della NATO?
Ricordi sicuramente che quando, entrambi, ci occupavamo di ufficio stampa, non era possibile fare il minimo errore. Bisognava essere seri, credibili. Non si potevano scrivere comunicati a casaccio, magari con delle tesi precostituite. Qualsiasi nostra bugia od errore sarebbe venuto a galla, mandando a fondo la nostra reputazione. Ma le regole che valgono per gli uffici stampa militari non pare valgano per i media nazionali dove errori, omissioni, confusioni e manipolazioni sono una pratica piuttosto ricorrente. Eppure durante la prima fase della pandemia è partita una deprimente serie di spot televisivi i quali sostenevano che bisognava fidarsi dell’informazione fatta dai professionisti. Il calo di lettori delle grandi testate e della TV è l’evidente segnale che, giustamente, la pubblica opinione non si fida più dei cosiddetti professionisti e cerca d’informarsi su internet e sui social, con tutti i rischi del caso.
Non ti pare che lo spettacolo che, nel suo complesso, sta offrendo il nostro Paese in questa precisa contingenza storica sia perlomeno deprimente: un capo di governo capace di sostenere tutto e il contrario di tutto, la politica estera in mano a un bibitaro mentre con l’economia ci sta giocando un professore di storia il quale non si è accorto che, mentre aspettiamo il Recovery Fund, l’accresciuto debito pubblico se l’è già mangiato.
Posso solo ripetere che la classe dirigente è inadeguata. Le leggi ed i decreti, compresi i famosi DPCM, sono pieni di buchi. Abbiamo passato mesi con l’autocertificazione in tasca, un documento palesemente illogico sul piano pratico e avventuroso su quello giuridico. Abbiamo imposto per decreto dirigenziale di indossare la mascherina, quando una legge degli anni di piombo proibisce di coprire il volto. Stiamo affogando in un mare di liquidi di sanificazione, ma il virus deve saper nuotare, sennò si fermerebbe. Le forze dell’ordine sono entrate, manu militari, nelle chiese durante la quarantena a sospendere le messe in barba al Concordato e le gerarchie ecclesiastiche gli sono pure andate appresso. Devo dire che non solo la classe dirigente italiana non appare in grado di operare, ma anche il clero cattolico la segue di pari passo, fatte le dovute eccezioni.
Come avrai intuito, ho evitato di porti domande in termini di Destra o di Sinistra, ciò perché sono persuaso che il mortifero problema della politica italiana non è negli schieramenti ma nell’inesistenza di una classe dirigente appena degna di questo nome. La domanda che a questo punto ti faccio non è, credimi, per niente retorica, anzi è molto partecipata: come pensi che sarà l’Italia che emergerà dalle macerie prodotte dal Covid-19, ammesso che il Paese non imploda nei prossimi mesi. Prima di rispondere, però, metti in un canto il politicamente corretto…
L’Italia dopo il Covid avrà gli stessi difetti di prima, quella che tu hai definito “L’Armata emotiva”, in un libro che conservo gelosamente, non può cambiare nel breve termine, sarà leggermente diversa nel medio termine, potrebbe cambiare nel lungo termine, ma dobbiamo cambiare la nostra cultura iniziando dai giovani, ai quali affidare la falciatura delle erbacce ideologiche del Novecento e la semina di un nuovo buon senso collettivo. Inutile pensare alla sorte del pianeta se non togliamo le gramigne ai lati delle strade e i rovi dai campi incolti. Tra i giovani che incontro se ne trovano di capaci ed intelligenti, dobbiamo sostenerli.
Durante il mio percorso professionale ho avuto l’onore di servire il Paese con un grande soldato e ancor più grande italiano, il Generale Alpino Ferruccio Boriero. Ebbene, con militaresca efficacia, questi era solito dire, a noi diretti collaboratori, che l’Italia non sarebbe mai diventata adulta se prima la sua classe dirigente non avesse imparato a chiamare ca*** il ca***. Non trovi che con due parole l’ineffabile Generale sia stato capace d’individuare quello che sarebbe diventato il vero problema di questo millennio e cioè il politicamente corretto?
La politica di oggi maschera la sua mancanza di idee dietro una sorta di neo lingua che impedisce l’articolazione del pensiero: se non puoi chiamare, “clandestino” uno che sta clandestinamente in Italia, non esiste libertà e democrazia, non esiste la Costituzione e non esiste una Repubblica! Le ideologie sono prigioni intellettuali che portano solo a condannare l’avversario e difendere il compagno politico. Per capire l’altro servono uomini di buona volontà o uomini di fede, gli unici in grado di capire il prossimo. Dalla Rivoluzione Francese in poi le ideologie sono servite solo per tagliare la testa agli avversari, mai per gestire efficacemente la res publica.
In questo momento il mortale nemico del politicamente corretto globale è, indubbiamente, il presidente americano Trump il quale, specialmente in questi mesi di campagna elettorale per la Casa Bianca, ha ingaggiato una lotta senza quartiere con i suoi variegati campioni, dicendo e facendo cose scomode per l’establishment, lo stesso che secondo Boriero, ci impedisce di rappresentare la realtà dei fatti. Per tutte queste considerazioni, dobbiamo ritenere che l’eventuale rielezione di Trump porterà dei benefici alla trasparenza della politica e alla libertà di pensiero?
In Italia siamo incredibilmente infilati nella campagna elettorale statunitense, cosa che dura dalla sconfitta di Hillary Clinton ed anche prima. Se Trump dovesse vincere le elezioni continueremo a fare anche noi la campagna elettorale d’oltreoceano per altri quattro anni. Se gli americani sceglieranno di nuovo Trump, non credo che i media nazionali cambieranno il loro orientamento, ma credo che continueranno a perdere lettori. La trasparenza e la libertà non mi pare che siano alle viste.
Vorremmo salutarci con una tua risposta – previsione caro Generale: dove sarà l’Italia e dove sarà il mondo nel prossimo futuro? La Cina ci avrà a prezzo di svendita? Su, dacci un motivo di speranza.
La Cina si è comprata mezzo mondo, se continuiamo così, può papparci quando vuole, magari sputando Alitalia e l’ILVA di Taranto, troppo indigeste.
Azzz … che speranza!