Il cane felice del supermercato
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Come nel film Grand Hotel di Goulding un supermercato sarebbe soltanto un continuo alternarsi di gente che va e gente che viene, se non intervenissero ogni tanto degli incontri particolari a spezzare la monotonia di una spesa da gregge silenzioso. Un bastardino, che fino a quel momento non mi aveva degnato neppure di un sguardo, si è alzato sulle zampe posteriori, nonostante l’età avanzata, ed ha iniziato a mugolare di gioia verso la sua anziana padrona, impipandosene del fatto che, per poterlo sfamare, la poveretta gli avesse dovuto comprare del cibo non proprio da gourmet
– Enzo Ciaraffa –
Quando si è in coda al supermercato, specialmente se è piuttosto lunga, si ha il tempo per farsi una discreta idea delle tendenze alimentari, dei gusti e perfino della condizione economica della persona che ci precede o che ci segue. Basta dare un’occhiata al contenuto del suo carrello che, dal punto di vista delle calorie depositatevi, è quasi sempre aderente alla sua linea. Nel senso che nel carrello di un soggetto taglia forte troviamo, prevalentemente, dei generi molto calorici mentre in quello di persone taglia slim si può rilevare la preminenza di cibi e bevande leggere, quando non addirittura “bio”, con tutte le mie riserve sulla rispondenza alla realtà di questa allettante etichetta.
Stamattina che ero in coda alla cassa di uno dei supermercati cittadini (ormai quella nostra è diventata una vita di code e di tessere magnetiche…), ho potuto fare la conoscenza di due tipini piuttosto insoliti: una signora anziana e il cane che portava al guinzaglio che, per la precisione, era un minuto bastardino, o meticcio come vuole oggi il bon ton canino. La signora che, ad occhio e croce, doveva veleggiare verso le ottanta primavere, era modestamente vestita, aveva i capelli incanutiti sistemati alla meglio, un viso raggrinzito eppure luminoso a ricordare una bellezza non del tutto sfiorita, sulle labbra il ricordo di antichi sorrisi: le classiche caratteristiche – ho pensato – di una pensionata col minimo dell’assegno! A riprova di questa mia tesi, la signora aveva poche cose nel carrello mentre il cane, che neppure era tanto giovane a giudicare il biancore dei peli sul muso, la seguiva ciondolando docilmente.
Ebbene, con discreta curiosità, ho sbirciato con la coda dell’occhio nel carrello della signora ed ho avuto modo di rendermi conto che la sua spesa consisteva in una busta di latte, quattro panini, una confezione di mele da quattro, due scatolette, una confezione di acqua minerale e quattro scatole medie di cibo per cani, non di marche famose ma di quelle che costano una ottantina di centesimi cadauna. «Probabilmente – ho ripensato – questa donna si è privata di qualcosa per sé per dar da mangiare al suo cane».
Il bastardino che fino a quel momento non mi aveva degnato neppure di un sguardo, è parso condividere il mio pensiero perché, non appena l’anziana donna ha tirato fuori dal carrello le quattro scatole del suo cibo per depositarle sul nastro della cassa, si è alzato sulle zampette posteriori nonostante l’età avanzata ed ha preso a mugolare di gioia verso la sua padrona, impipandosene – ho realizzato – del fatto che la poveretta gli avesse dovuto comprare del cibo non proprio da gourmet.
Se n’è stato così per qualche minuto, poi si è ricomposto al sorriso della padrona e si è girato all’indietro, verso di me, quasi a volermi dire «Hai visto bipede solitario che magnifica amica che ho?». Poi, quasi con sussiego, si è rigirato dall’altra parte per riprendere l’adorazione della sua anziana padrona.
Mentre ero intento ad esibire tessere e contro tessere a una stanca cassiera, ho visto i due tipini avviarsi verso l’uscita, felici entrambi ma il bastardino di più.