I crociati delle batoste elettorali
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Gli osservatori imparziali continuano a domandarsi, piuttosto perplessi, come mai alla Sinistra e ai suoi sostenitori non sia ancora venuto il dubbio che il loro messaggio politico non sia stato rispondente alle aspettative degli italiani, come pure suggerirebbe l’ultima consultazione elettorale, quella in Sardegna, dove proprio in queste ore la Sinistra, capeggiata dal Pd, ha inanellato l’ennesima batosta elettorale
– Enzo Ciaraffa –
Cogliamo, con viva preoccupazione per il futuro del libero confronto delle idee, la tendenza a voler considerare razzista o populista qualsiasi programma teso a costruire un sistema di governance dell’immigrazione, agitando lo spauracchio della discriminazione razziale, secondo un assioma che dovrebbe suonare grosso modo così: «Non vuoi che io venga in casa tua come e quando mi pare, allora sei razzista!».
A fare un’analisi seria, a dire il vero, non s’intravedono neppure i germi del paventato razzismo stante che, se non ricordiamo male, è da considerarsi razzista soltanto la tendenza psicologica o politica che, fondandosi sulla presunta superiorità di una razza sulle altre o di un sistema sugli altri, favorisca o determini le discriminazioni sociali. Fino ad oggi non abbiamo mai sentito un capo di Stato o di governo, sostenere che bisogna porre ordine nel fenomeno dell’immigrazione (irregolare) perché il suo popolo è di una razza superiore ma, semmai, perché vuole far vivere meglio i propri concittadini e gli stessi immigrati regolari.
Ma allora perché la strenua difesa da parte della Sinistra globale di un modello d’integrazione che non collima né con la storia, né con la democrazia e tantomeno con la libertà degli individui di non avere paura? I perché, secondo noi, sarebbero più di uno ma, per una questione di spazio, analizzeremo il principale, quello che poi va a costituire il brodo di cultura di tutti gli altri.
Con gli accordi di Yalta, l’Europa perse la sua autonomia operativa e la litigiosa centralità nella politica mondiale, venendo così costretta, volente o nolente, ad andare a traino della Russia sovietica oppure degli Stati Uniti che in quel momento la facevano da padroni del mondo. Tra l’altro, la diffusa, entusiastica adesione ai modelli di vita provenienti d’oltreoceano e ampiamente condivisi dalla Chiesa dell’epoca che addirittura scomunicò i comunisti nel 1949, generò un senso di frustrazione tra la Sinistra italiana. Ciò perché essa, non potendo contrapporre a quello americano un modello altrettanto ammiccante socialcomunista, dovette votarsi al culto, sacrale ed esclusivo, della liturgia della Resistenza e alla demolizione dell’azione dei governi, tramite la fomentazione permanente dei ceti operai e della piazza per il tramite dei propri sindacati, grazie al collateralismo offerto dai media amici.
A distanza di settant’anni, purtroppo, le cose non sono cambiate giacché il modello comunista è ancora in crisi, sepolto dalle macerie del muro di Berlino, mentre la Chiesa anche stavolta ha dovuto scomunicare qualcuno, i cosiddetti sovranisti e populisti. Sicché si sta ripetendo la situazione del primo dopoguerra grazie a una Sinistra che, non potendo esibire – neanche se lo volesse – un razionale modello di governo dell’immigrazione, tende a criminalizzare il modello degli altri col fanatismo del “Dio lo vuole!” dei crociati. E, come v’era da spettarsi, il papa, alle prese con la più grave crisi che la Chiesa ricordi dal Concilio di Trento ad oggi, si è fatto cappellano di questa nuova crociata facendo venire meno, così, quella che è sempre stata una delle principali vocazioni della Chiesa: la capacità e la credibilità di saper mediare tra due opposte visioni del mondo.
Ma la Sinistra e il papa non sono soli in questa lotta senza speranza agli infedeli del politicamente corretto perché hanno dalla loro parte degli alleati fino a ieri impensabili, ritenuti da sempre dalla Chiesa e dal Comunismo applicato la peste del mondo, come la futilità del materialismo e la pericolosità del capitalismo.
All’ultimo Sanremo, la giuria interna del festival – una quindicina di persone in tutto – ha deciso che il primo premio dovesse andare al giovane Mahmood con la canzone “Soldi”, nonostante milioni di cittadini avessero votato massicciamente per un altro cantante. Perché? Perché Mahmood è un italiano figlio di un immigrato egiziano e di madre sarda, la cui particolare composizione familiare si prestava a fare da testimonial alla crociata pro-immigrazione della Sinistra, dei media, della Chiesa e dell’Ue, del sistema insomma.
In quanto vincitore di Sanremo, Mahmood rappresenterà l’Italia canora all’Eurovision Song Contest che, a maggio prossimo, si terrà in Israele, precisamente a Tel Aviv. Ebbene, quanto ci scommettete che, approfittando della ribalta internazionale, a Tel Aviv Mahmood si lascerà andare in qualche luogo comune su sovranisti e populisti?
Stessa situazione di Sanremo si è riprodotta a Los Angeles dove ha vinto il premio Oscar il film “Green Book” diretto da Peter Farrelly. Indovinate di cosa tratta la trama del film? Dell’amicizia tra un afroamericano e un italoamericano, il testimonial perfetto del fronte antirazzista… ma razzismo di chi? Al momento, intanto, non pare che l’opera di Farrelly abbia evidenziato eccezionali meriti artistici, visto che il primo a dividersi sull’opportunità dell’assegnazione è stato proprio il mondo del cinema statunitense, che con il regista Spike Lee, la sera stessa degli Oscar, ha platealmente contestato quest’assegnazione del premio.
Gli osservatori imparziali continuano a domandarsi, piuttosto perplessi, come mai alla Sinistra e ai suoi sostenitori non sia ancora venuto il dubbio che il loro messaggio politico non sia stato rispondente alle aspettative degli italiani, come pure suggerirebbe l’ultima consultazione elettorale, quella in Sardegna, dove proprio in queste ore la Sinistra, capeggiata dal Pd, sta inanellando l’ennesima batosta elettorale. Con una Lega, aggiungiamo noi, che pur presentandosi per la prima volta alle regionali sarde ha preso quasi gli stessi voti del Pd.
Ebbene, se il crollo del muro di Berlino nel 1989 seppellì il marxismo applicato, se il congresso della Bolognina del 1991 seppellì il Pci, se il referendum del 4 dicembre 2016 seppellì Renzi, vuol dire che le sorti della Sinistra italiana hanno preso un abbrivo che dovrebbe preoccupare per la sua velocità: con questo ritmo, infatti, ancora due tornate elettorali ed essa sparirà del tutto.