G20: il lancio della monetina, l’aria fritta e il progetto globale
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L’unica proposta sensata del G20 è venuta da quello che sembra essere diventato il babau delle democrazie europee, Vladimir Putin, il quale, per realizzare l’obiettivo dell’Oms di vaccinare il 70% della popolazione globale entro il 2022, ha proposto il riconoscimento reciproco dei certificati di vaccinazione e, indirettamente, dei vaccini. Ma sicuramente non se ne farà niente a causa dei brevetti nazionali ai quali nessuno vuol rinunciare e della concorrenza tra le multinazionali dei vaccini
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Immaginate si riuniscano una ventina di signori importanti, i cosiddetti “grandi della terra” e che per accoglierli e proteggerli si debba spendere una montagna di soldi e bloccare una città di tre milioni di abitanti, ciò soltanto per stabilire che dobbiamo essere tutti quanti più buoni, più green e dagli ideali più aperti, anche se in realtà essi per aperti hanno inteso solo porti e frontiere. Quelle degli altri però. Questo è, a nostro modo di vedere, quanto è accaduto a Roma durante il G20 appena terminato, anche se i media appartenenti all’impero del politicamente corretto ve la stanno raccontando in modo molto diverso.
E sì, perché proprio su quelli che sono stati i fili di raccordo della kermesse mondiale capitolina, ovvero l’ambiente e il riscaldamento globale – il global warming così fa più fico – non si è raggiunto nessun accordo impegnativo, se non una pletora di annunciate buone intenzioni, e dal tormentato documento finale è perfino sparito l’impegno di voler tradurre in realtà le buone intenzioni dei convenuti “…entro il 2050”. Su di un punto, però, i convenuti si sono trovati tutti entusiasticamente d’accordo, e non poteva essere diversamente, stante che il padrone di casa era Mario Draghi: la tassa globale! Ovviamente, stando a quanto dichiarato dal presidente statunitense Biden, la tassazione minima globale immaginata dal G20 “…sosterrà le persone facendo in modo che le aziende contribuiscano pagando la loro quota”. Per carità, non saremo certo noi a voler difendere le gonfie tasche e la loro pericolosità per la democrazia, dei vari Mark Elliot Zuckerberg, Jeffrey Preston Bezos, Elon Reeve Musk (perché la suonata era diretta a loro per chi non lo avesse capito…), ma troviamo strano e molto sospetto il fatto che un summit internazionale parta dal clima e dal dopo pandemia per terminare con un progetto di tassazione globale, non prendendo minimamente in considerazione quali siano i veri killer del pianeta terra capofila Cina, Usa e India. Ma siccome il senso della decenza non appartiene alla politica, è stato proprio uno dei più grandi inquinatori della terra, il presidente cinese Xi Jinping che, parlando in video collegamento, ha esortato a rendere lo sviluppo globale “… più equo, efficace e inclusivo per garantire che nessun Paese sia lasciato indietro”. A proposito dei Paesi da non lasciare indietro, nessuno ovviamente si è preso la briga di fare all’autocrate cinese, ma anche a Biden, qualche domanda, ad esempio, sul land grabbing, o accaparramento di terra nei Paesi in via di sviluppo, determinando il paradosso in virtù del quale i Paesi più poveri del mondo producono risorse agricole per i Paesi più ricchi del mondo.
L’unica proposta sensata del G20 è venuta da quello che sembra essere diventato il babau delle cosiddette democrazie europee, Vladimir Putin, il quale, per realizzare l’obiettivo dell’Oms di vaccinare il 70% della popolazione globale entro il 2022, ha proposto il riconoscimento reciproco dei certificati di vaccinazione e, indirettamente, dei vaccini. Ma, statene certi, non se ne farà niente! Diversamente come la metteremmo con i brevetti nazionali e la concorrenza tra le multinazionali dei vaccini? Insomma il G20 di Roma, eccetto l’intento di tassare l’universo mondo, non ha deciso niente di concreto, di epocale, per migliorare le prospettive del pianeta, ma lo ha fatto così bene, in modo così politicamente corretto, da sembrare la nuova conferenza di Yalta.
Giustamente l’ultima giornata del summit romano è iniziata col lancio della monetina nella Fontana di Trevi, un lancio che secondo la leggenda inventata per i turisti gonzi garantisce un ritorno a Roma. Come dire, nel caso in specie, un’altra vetrina mondiale per avere il massimo della visibilità senza concludere molto. Anche se la star del G20, l’uomo del sistema economico globale, Mario Draghi, a chiusura del summit capitolino sulla questione ambientale, oltre ad essersi indirettamente autocelebrato, ha messo una robusta catena ai piedi dei governanti di oggi e di domani con tre righe: «Voglio ringraziare gli attivisti che ci mantengono sulla rotta giusta. Molti dicono che sono stanchi del bla bla, io credo che questo summit sia stato pieno di sostanza. Abbiamo riempito di sostanza le parole». Come dire che la rivoluzione green i governi la dovranno fare assieme a Greta Thunberg che manco ha finito la scuola dell’obbligo, mica con scienziati del calibro di Ricardo Galvão, di Sandra Díaz e del premio Nobel professor Zichichi.
Beh, se questi sono i risultati e le prospettive (concrete) tracciate dal G20 romano, è meglio che in futuro, come dicevano le nostre nonne nel Meridione, “Ognuno se sta’ a casa soia”.
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