Fagnano Olona e l’autorizzazione a pensare del cardinale arcivescovo di Milano
Share
Sulla coerenza dell’autorizzazione a pensare concessa dal Cardinale abbiamo più di qualche riserva, stante che la Chiesa non è così liberale quando si tratta di discutere sui dogmi che sono alla base della sua dottrina. Non è, infatti, una novità che essa, per il tramite del Santo Uffizio e dell’Inquisizione, abbia inflitto migliaia di roghi, di torture e di decapitazioni a quei cristiani che si sentivano autorizzati a pensare per il dono insito nella Creazione divina
***
La signora Gloria Garbellini, nostra instancabile collaboratrice in un’altra stagione professionale, ci ha inviato la copia del bollettino parrocchiale di Fagnano Olona, Il Mandorlo, distribuito nella chiesa di San Gaudenzio dopo la funzione religiosa il 23 dicembre scorso. Tra le altre cose, nel bollettino in questione si invitano i fedeli « …a riflettere sul tema sociale e politico…- perché prosegue il parroco estensore -… ci muove in questa direzione l’appuntamento delle elezioni amministrative che vivremo a maggio […] Ci sentiamo incoraggiati dall’invito fatto dal nostro Arcivescovo che ci ha invitati a sentirci autorizzati a pensare».
Sulla coerenza e legittimità dell’autorizzazione a pensare concessa – bontà sua – dal Cardinale Arcivescovo di Milano abbiamo più di qualche riserva, stante che la Chiesa di Roma non è di pensiero così liberale quando si tratta di discutere sui dogmi che sono alla base della sua dottrina. Non è infatti una novità che essa, per il tramite del Santo Uffizio e/o dell’Inquisizione, infliggeva roghi, torture e decapitazioni proprio a quei fedeli che si sentivano autorizzati a pensare in virtù del dono dell’intelligenza ricevuta dal Creatore. Sebbene con esito finale molto diverso, il monaco e filosofo Giordano Bruno, e lo scienziato Galileo furono le vittime italiane più illustri della mancanza di libero pensiero nell’orbe cristiano. Pertanto, il cardinale di Milano ha donato ai suoi preti l’unica cosa che la Chiesa non possiede: la libertà di pensiero.
Tuttavia, il punto che a noi interessa in questa sede è il progressivo venir meno dell’equidistanza della Chiesa dalla politica. Oddio, non siamo ingenui fino al punto di non sapere che equidistante dalla politica la Chiesa non è lo è mai stata, però adesso incomincia ad esagerare: ricordate la copertina che Famiglia Cristiana alcuni mesi fa ha dedicato a Satana-Salvini? È fatale, perciò, che il suo “schierarsi” la ponga poi in contrapposizione con una parte considerevole del gregge di Dio, e la riprova di quanto potrebbe essere costruttiva un’accettabile e pacificante equidistanza ci viene proprio dalla storia recente della Lombardia e del Varesotto.
Nel 1891, sotto l’incalzare delle idee socialiste, Papa Leone XIII aveva emesso l’enciclica sociale Rerum Novarum, con la quale pose la Chiesa al centro della questione sociale, facendo di essa la mediatrice tra il socialismo non rivoluzionario e un capitalismo dal volto umano. La nuova dottrina sociale, tra l’altro, avrebbe fatto da apripista al Partito Popolare che sarebbe nato da lì a vent’anni. Non era ancora la revoca formale del Non expedit (Non conviene) di Pio IX, ma fu sufficiente per stemperare talune preclusioni della Chiesa verso lo Stato post-risorgimentale, imporre più doveri in capo alla classe padronale e infondere nuove speranze nei ceti operai. Era quella la Chiesa che, fedele alla sua missione ecumenica, cioè estesa a tutti, si poneva con equidistanza al centro di interessi divergenti tra la classe padronale ed i lavoratori.
Nel Varesotto le conseguenze più dirette di questo confronto mediato furono: l’elezione di un sindacalista socialista a sindaco di Busto Arsizio, Carlo Azimonti; la nascita di nuovi stabilimenti; l’aumento della popolazione e della mano d’opera specializzata; l’incremento delle ferrovie e dei mezzi di trasporto in generale; un nuovo assetto urbanistico. In altri termini la Chiesa si fece costruttrice della possibile pace sociale ottenibile a quel tempo in Italia.
Premesso quanto sopra, dunque, non ci scandalizzerebbe l’iniziativa del parroco di Fagnano Olona di voler coinvolgere i fedeli in pubbliche analisi politiche sotto la sua regia, se non fosse per un dettaglio: il professore dell’Università Cattolica, Silvano Petrosino, il prossimo 15 gennaio a Fagnano Olona, con chi avrà contraddittorio per le sue riflessioni sul tema “Abitare non è dominare. Sul senso del vivere umano”?
Siccome alcuni fagnanesi ritengono sia chiaro dove vogliono andare a parare il parroco e il professore con quel tema così innocuo in apparenza, e nonostante le nostre riserve di ordine storico e politico, avremmo certamente plaudito all’iniziativa se, a confrontarsi col professore, fossero stati invitati anche dei relatori di area leghista e grillina… qualcuno ricorda che in politica esiste ancora la cosiddetta par condicio? Soltanto in questo modo il parroco – che non può e non deve diventare riferimento politico – avrebbe dissipato i dubbi di quei fagnanesi che, da quanto abbiamo capito parlando con alcuni di loro, lo vedono come il cappellano dell’assembramento politico che ha per nome SiAmoFagnano e che si propone per la prossima legislatura comunale.
Ma siamo certi che già di suo il parroco di Fagnano Olona stava pensando a riflessioni prossime venture più pluraliste sui fini della politica, visto anche che a pensare è stato espressamente autorizzato dal suo cardinale.
Immagine in evidenza: Chiesa di San Gaudenzio (foto Distretto Medio Olona)