Siamo ancora in tempo per ritornare umani?
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Un aforisma al giorno toglie il medico di torno
Effettivamente, nella nostra società, ai rapporti umani reali si è andato man mano sostituendo un universo parallelo, fatto di rapporti virtuali dove ci vuole un codice per poter soddisfare ogni esigenza, una password perfino per incontrare l’anima gemella. Ma facciamo un gigantesco passo indietro per soffermarci sul problema sollevato dalla mesta riflessione del cantautore Renato Zero.
Non sappiamo a chi fossero dirette le immagini policrome delle grotte di Lascaux e Altamira, raffiguranti alcuni animali viventi in Europa 18.000 anni fa, certo è che l’ignoto Michelangelo del Paleolitico raggiunse quello che, molto probabilmente, doveva essere il suo vero obiettivo: trasmettere un messaggio alla comunità alla quale apparteneva, alla sua “rete social” come diremmo oggi.
L’autore di quelle pitture rupestri era un cavernicolo talentuoso, con tanto tempo libero a disposizione, oppure uno sciamano furbo esperto di web marketing primordiale? Chi può dirlo oggi, sta di fatto che durante il paleolitico negli esseri umani nacque, evidentemente, la voglia-necessità da parte di pochi di soggiogare la comunità di appartenenza creando una comunicazione per immagini nella quale questa potesse identificarsi e, di conseguenza, cominciò a prender corpo quella che diverrà una vera e propria iconosfera, ovvero un universo delle immagini, quella esigenza di comunicazione mirata che si sarebbe sviluppata nei millenni successivi fino agli eccessi di oggidì.
Comunicare, però, dovrebbe significare anche conoscersi e riconoscersi, identificarsi in un comune patrimonio ideale e spirituale, indispensabili in una società che il professor Zygmunt Bauman valutò priva di punti fermi, ossia “liquida”. E, infatti, soltanto l’ancoraggio a dei punti fermi ideali, quali la famiglia, il partito politico, la religione, ossia quei punti che un tempo furono gli avamposti delle nostre certezze esistenziali, potrebbe evitarci il definitivo inabissamento nel mare morto del nichilismo.
Ma, come Renato Zero, temiamo che questo processo d’inabissamento sia diventato irreversibile perché la telematica non ha migliorato la nostra vita interiore, non ci ha fatto diventare più intelligenti, anzi, siamo ormai così poco intelligenti che, con gli ultimi neuroni disponibili abbiamo creato quell’intelligenza artificiale che ci estrometterà dai circuiti produttivi più sofisticati con la perdita, si stima, di ottanta di milioni di posti di lavoro. E questo soltanto per iniziare. Dunque, non facciamoci troppe illusioni sulla loro utilità sociale, perché sia l’intelligenza artificiale, sia la telematica in generale e i social network in particolare sono una costola della struttura di potere, con i quali ci è consentito giocare e perfino cazzeggiare ma sia chiaro che essi sono stati creati per servire il potere in tutte le sue espressioni e non noi.
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