Macron si è costruito la ghigliottina da solo
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I partiti usciti vincitori dalle urne hanno raggiunto l’obiettivo di fermare la destra, ma non hanno vinto le elezioni perché nessuno di essi ce la farà a governare da solo. D’altronde, una duratura alleanza strutturale è difficile da realizzarsi perché quelli del Front populaire farebbero volentieri la festa al presidente in carica loro alleato
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Il cancelliere austriaco Clemente Metternich, un grande nemico dell’Italia (che considerava una mera espressione geografica), sosteneva che quando Parigi starnutisce è l’Europa a prendere il raffreddore, e il suo assunto non è mai stato valido come in questo momento. I risultati delle elezioni in Francia hanno confermato che nessun partito avrà la maggioranza assoluta nell’Assemblea Nazionale, per la quale è necessario ottenere 289 seggi su 577. La situazione infatti è questa: il Nuovo Fronte Popolare ha ottenuto 182 deputati; la coalizione del presidente Emmanuel Macron 168, la destra di Marine Le Pen 143 seggi e i Repubblicani 45. Dunque nessun partito detiene la maggioranza assoluta. Ma allora come si governerà la Francia? L’emittente televisiva francese BFM – TV ha fatto cinque previsioni a riguardo, noi ne facciamo una soltanto: la Francia semplicemente non si governerà fino al 2025 quando si potrà sciogliere, eventualmente, un’altra volta l’assemblea nazionale e rimandare i francesi a votare.
Pertanto, più che una vittoria tattica degli anti-lepenisti, a nostro modo di vedere, domenica è iniziata una profonda crisi istituzionale in Francia, perché i partiti usciti vincitori dalle urne hanno raggiunto il loro obiettivo di fermare la destra, ma tecnicamente non hanno vinto le elezioni perché nessuno di essi ce la farà a governare da solo. Allora si alleino! Starà pensando qualcuno in Italia. Sembra semplice, ma il guaio è che nessuno vorrebbe gli uomini di Emmanuel Macron in una futura alleanza di governo che più a sinistra non potrebbe essere, anzi politicamente parlando, se fosse per i frontisti, gli farebbero tranquillamente la festa.
Adesso che il nuovo Front populaire è riuscito a fermare la destra francese, si sono ringalluzzite anche le sinistre del nostro Paese, le quali vorrebbero dar vita ad una sua replica in salsa nostrana ma, come il Front francese, hanno più ragioni di farsi la guerra che non di allearsi. Basti pensare che, soltanto sull’appoggio all’Ucraina invasa di russi, esprimono almeno quattro linee politiche diverse. Peraltro, la sinistra nostrana, in mancanza di vittorie sue, era già in orgasmo da una settimana per la vittoria dei laburisti in Inghilterra, fingendo di non capire che quelle vittorie sono figlie di un sistema elettorale che essa aborrisce: il sistema uninominale maggioritario, quello che consente di formare un nuovo governo dopo poche ore dalla chiusura delle urne.
Che cosa succederà adesso in Francia, in Europa e in Italia? Si riproporrà il vaticinio di Metternich? Di certo monterà un gran casino a Parigi dove, prima di dare l’incarico al primo ministro, Macron dovrà epurare l’estrema sinistra che ha vinto le elezioni. Un po’ meno casino in Europa, anzi meglio per Giorgia Meloni perché se il populista di sinistra, Jean-Luc Mélenchon, e quelli di destra, Viktor Orbán, Santiago Abascal e Matteo Salvini per citare i più noti, manterranno, e la manterranno, la loro pregiudiziale euroscettica, faranno un favore a Giorgia – leader dei conservatori europei la quale, sgravata della zavorra degli alleati impresentabili, potrà accreditarsi come l’unica leader della destra moderata europea degna di stare a tavola con i partiti che danno le carte a Bruxelles.
(Copertina di Laura Zaroli)
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