E mutatis mutandis, anche le mutande hanno cambiato aspetto
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Parlare di mutande nel caso dello Strapless Panty è eccessivo perché, in effetti, si tratta di un pezzo di silicone
posto a copertura delle parti intime femminili partendo dalle fossette di Venere e che si può attaccare con un gel,
insomma si tratta di un accrocco che sta a metà strada tra un assorbente di seconda generazione
e il morso di bocca dei cavalli, sinceramente sgradevole da vedersi
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Ferragosto, un breve periodo durante il quale gli italiani, e non soltanto loro, amano svestirsi degli abiti e dei pensieri dopo un anno di preoccupazioni e di lavoro. Non v’era, perciò, un periodo più propizio di questo per spendere qualche parola su di un argomento tutto sommato ameno, chiacchiere da ombrellone come possono essere quelle riguardanti le nuove mode.
Al festival di Sanremo del 2012 la showgirl Belén Rodriguez, grazie ad un vertiginoso spacco del vestito, poté esibire una splendida farfalla (calma, intendiamo il lepidottero…) tatuata sull’inguine destro e, nella circostanza, ai più sembrò che essa non indossasse affatto la biancheria intima.
Per quanto la bella Belén sia un’anticonformista, bisogna precisare che, in realtà, a Sanremo indossava sì le mutande ma che queste erano piuttosto diverse da come le aveva immaginate la sua ideatrice 500 anni fa, quella Isabella d’Este che, oltre ad essere un personaggio di spicco del Rinascimento italiano, dettò la moda di vestire del tempo.
Strapless Panty (oppure S-Tanga), questi nomi diranno poco a quelle donne che sono tradizionaliste in fatto di biancheria intima e, tuttavia, dopo l’esibizione di Belén a Sanremo, l’indumento con questo nome è diventato piuttosto richiesto. Oddio, parlare di mutande nel caso dello Strapless Panty è eccessivo perché, in effetti, si tratta di un pezzo di silicone posto a copertura delle parti intime femminili partendo dalle fossette di Venere e che si può attaccare con un gel, insomma un accrocco che sta a metà strada tra un assorbente di seconda generazione e il morso da bocca dei cavalli. A parte gli inconvenienti connessi a questo nuovo tipo di slip, come la depilazione preventiva dell’inguine, la nuova moda ci lascia alquanto perplessi perché, a nostro modo di vedere, essa sottrarrà poesia e piacere all’atto sessuale i cui preliminari dovranno per forza di cose cambiare, cioè adeguarsi al copri pudenda di silicone.
Peccato, però, fino a ieri in un rapporto sessuale entravano in campo tutti e cinque i sensi, sicché il fruscio del collant, la visione di un pizzo di bordura, l’ostinazione di una cerniera malandrina o anche l’inamovibilità di uno slip posto ad estrema barriera della virtù, facevano parte del gioco tant’è che, fin dai suoi esordi, il cinema sfruttò il fascino che la donna in lingerie esercitava sugli spettatori.
Basti ricordare che, nel 1930, entrò a far parte del mito della nascente cinematografia e dell’immaginario maschile la scena del film di Josef von Stemberg, “L’angelo azzurro”, nella quale Marlene Dietrich cantava in guêpière seduta su di una botte di birra.
Come si rimane ancora oggi ammaliati dal ricordo della prorompente Sophia Loren che, in guêpière anch’essa, nel film “Ieri, oggi, domani” del 1963 si produsse in uno strip per un estasiato Marcello Mastroianni. Avremmo conservato il medesimo, intrigante ricordo di quelle scene se la Dietrich e la Loren avessero indossato un algido, banale Strapless Panty?
Poi verso la fine degli anni Sessanta la percezione di sé delle donne cambiò perché esse rivendicarono l’uguaglianza e un più incisivo ruolo nella società nella quale, fino ad allora, avevano occupato un posto innegabilmente di secondo piano. Come, però, accade in tutte le rivoluzioni, anche in quelle culturali e di costume, la loro rivendicazione perse per strada il principale obiettivo, che era quello di voler essere uguale agli uomini nei diritti e non diventarne, invece, il clone o la malriuscita controfigura. Peraltro, il parossistico “voler essere come loro” (e non “migliori di loro” come sarebbe stato, invece, auspicabile), ha messo in crisi i maschietti i quali, poveretti, in qualunque modo provano a proporsi alle donne si sentono messi sotto accusa da queste che sono partite a testa bassa per prendersi, in breve tempo, lo spazio perso nei secoli precedenti.
In realtà, ogni cambiamento nella percezione degli esseri umani dovrebbe indurre ad una riformulazione dell’altro, ma sarebbe preferibile che, almeno nei rapporti intimi, ciò avvenisse senza stravolgere certi rituali ancestrali tanto cari al dio Eros, come lo sfilamento di uno slip femminile, un tempo anticamera, via e meta paradisiaca nell’immaginario maschile.
Ma riuscite ancora ad immaginare come eccitanti i preliminari di una coppia che siano preceduti dal distacco di quella specie di cerotto dello Strapless Panty e non, invece, di quegli attimi sospesi che, di solito, accompagnavano il lento sfilamento dello slip della donna amata?
Provate a pensarci mentre vi crogiolate in spiaggia sotto il sole di ferragosto in costume da bagno che, in fondo, è anch’esso una mutanda.