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È la Germania la grande malata d’Europa

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Le insoddisfazioni dei tedeschi dell’Est sarebbero tante, ma le più sentiti dalla popolazione sono i salari e il reddito delle famiglie ancora al di sotto della media nazionale, sicché i cittadini dell’ex DDR si sentono trattati peggio degli extracomunitari, addirittura come cittadini di seconda classe dalle istituzioni democratiche nelle quali ripongono sempre minor fiducia. In particolare si sentono traditi dal governo di Angela Merkel che ha dato priorità alla questione migranti invece che al loro inserimento nel circuito virtuoso del benessere, come dire l’inserimento in quei processi di modernizzazione che annullassero del tutto le differenze esistenti in un Paese marciante a due velocità
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Benché, grazie ad un improvvido e raffazzonato governo, ci siamo portati in casa il coronavirus, la grande malata d’Europa di questi giorni in realtà non è l’Italia ma la Germania.  È di ieri la notizia che nella cittadina tedesca di Volkmarsen una Mercedes è piombata intenzionalmente sulla folla che stava festeggiando il carnevale, facendo una trentina di feriti dei quali undici piuttosto gravi. A quest’ennesima, odiosissima,  performance dell’estremismo di destra devono aggiungersi alcuni accadimenti degli ultimi anni in Germania e dei quali vi facciamo un breve riassunto: nel 2014 nasce il movimento di estrema destra e anti islamista “Pegida”; il 2 giugno 2019 un estremista di destra uccide Walter Lübcke, un politico della CDU e sostenitore della politica di apertura ai rifugiati; il 9 ottobre del 2019 un neonazista armato assalta la sinagoga di Halle uccidendo due persone; il 14 febbraio la polizia tedesca sgomina, appena in tempo, un gruppo terrorista di estrema destra, quello dei Reichsbürger, che stava organizzando una serie di attentati; il 19 febbraio 2020, non un rozzo ignorante qualsiasi ma un quarantenne della classe media tedesca, peraltro munito di porto d’armi, nella città di Hanau uccide a colpi d’arma da fuoco dieci immigrati, in prevalenza turchi, per motivi razziali. A ciò bisogna aggiungere che il partito di estrema destra Alternative für Deutschland, mediante democratiche elezioni, continua a drenare voti al centrodestra moderato della CDU di Angela Merkel.

Ebbene, un po’ perché è troppo presto per saperne di più, un po’ perché tutto quanto di negativo accade nella nazione egemone nell’UE è trattato dai media del politically correct con un certo distacco, per adesso sappiamo soltanto che alla guida delle Mercedes lanciata sulla folla a Volkmarsen c’era un ventinovenne tedesco, deducibilmente di estrema destra. Questa notizia, unita alle altre che si sono succedute negli ultimi mesi, fanno ridestare in noi mai sopiti riflessi storici e inducono a qualche domanda: se il nazismo si affermò in Germania perché la Repubblica Parlamentare, detta di Weimar, fu politicamente e materialmente debole, come si spiega oggi l’insorgenza della destra estrema in un Paese che è, invece, unito, democratico ed economicamente tra i più forti d’Europa? Quello in corso sarà il secolo dei pronipoti di Hitler? Ma procediamo per gradi.

Le ragioni per le quali una cospicua parte dell’elettorato tedesco sta lentamente, ma progressivamente, inclinando verso l’estrema destra sono così intimamente connesse, e talvolta anche paradossali, che diviene molto complicato districarvisi in poche righe, ma almeno ci proviamo.

Intanto bisogna dire che a votare la destra estrema, ed è in questo il primo paradosso, sono soprattutto i tedeschi della Germania dell’Est, quelli che erano stati comunisti fino alla caduta del muro per capirci. Perché?

I perché sarebbero tanti, ma i più sentiti dalla popolazione sono i salari e il reddito delle famiglie ancora al di sotto della media nazionale, sicché i tedeschi dell’Est si sentono trattati peggio degli extracomunitari, addirittura come cittadini di seconda classe dalle istituzioni democratiche nelle quali ripongono sempre minor fiducia. In particolare si sentono traditi dal governo di Angela Merkel che ha dato priorità alla questione migranti invece che al loro inserimento nel circuito virtuoso del benessere, come dire l’inserimento in quei processi di modernizzazione che annullassero del tutto le differenze esistenti in un popolo diviso dal 1945 al 1989 e, perciò, marciante a due velocità.

Ma sebbene, con minore intensità, questi sentimenti di frustrazione dell’Est del Paese stanno facendo proseliti in tutta la Germania, specialmente da quando le cose sono cominciate ad andar male dal punto di vista economico e produttivo, perché senza dubbio il miglior corroborante per la pace sociale e per la democrazia è il benessere.

Ritornando poi alla domanda se, questo in corso, sarà il secolo dei pronipoti di Hitler, nonostante il tentativo della sinistra europea, quella italiana in testa, di cancellare le sue impronte digitali da tutti gli errori commessi nel Novecento, anche in seno all’Unione Europea, siamo persuasi di no. Questo in corso sarà, secondo noi, il secolo dei nuovi imperi politici ed economici che, sebbene non avranno in comune politiche, strategie e moneta, certamente condivideranno le vittime, quelle dei popoli di democrazie esauste che, purtroppo, per fronteggiare le nuove dittature imperiali saranno costretti a ricorrere all’unica arma che hanno gli oppressi, i frustrati e gli incompresi: la lotta contro il sistema.

E ciò che, in un brutto modo, sta già avvenendo nel Paese della kaiserin Angela Merkel la quale, evidentemente, non ha saputo concretare le promesse che il suo predecessore Helmut Kohl aveva fatto ai tedeschi dell’Est all’indomani dell’abbattimento del muro di Berlino, e cioè trasformare quella parte di Germania in “paesaggi fioriti”.

Peraltro, quando si parla delle destre europee si commette sempre l’errore di accomunarle, non prendendo neppure in considerazione le profonde differenze scaturenti da diversi processi da esse seguiti per inserirsi, o uscirne, nel sistema democratico. Facciamo, a mo’ di esempio, il raffronto tra le destre italiane e quelle tedesche: sebbene nate da progetti politici potenzialmente eversivi, le destre italiane come la Lega e Fratelli d’Italia hanno finito per uniformarsi al gioco democratico. In Germania, invece, sta avvenendo il contrario perché le destre estreme hanno preso a lottare con la violenza per uscire dal sistema democratico.

E la differenza non è certo di poco conto.

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