Da Gavinana al selfie, sempre la stessa storia
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A qualsiasi latitudine, in qualsiasi società, anche la più arretrata, si ha un grande rispetto per le persone che dormono, perché dormire è uno dei momenti di maggiore fragilità di un essere umano, un momento in cui egli è indifeso come un bambino, e approfittare di questa sua temporanea minorità, di questa sua mancanza di vigilanza per fargli del male, è considerato da vigliacchi in tutto il mondo eccetto che in Italia
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Fabrizio Maramaldo fu un Capitano di ventura che, a margine della battaglia di Gavinana del 3 agosto 1530, finì a pugnalate il rivale Francesco Ferrucci, nonostante questi fosse suo prigioniero e già in fin di vita, provocando così la sua ultima e indignata reazione: “Vile, tu uccidi un uomo morto!». Quella frase consegnò per sempre al giudizio negativo della storia il gesto del Maramaldo, sicché da quel giorno il verbo maramaldeggiare si applicò all’operato di coloro che sono soliti esercitare la violenza e la sopraffazione su chi non può reagire o difendersi. Ma per meglio comprendere il senso di una tale introduzione preliminare il lettore dovrà avere la pazienza di seguire il nostro ragionamento fino alla fine.
A qualsiasi latitudine, in qualsiasi società, anche la più arretrata, si ha un grande rispetto per le persone che dormono, perché dormire è uno dei momenti di maggiore fragilità di un essere umano, un momento in cui egli è indifeso come un bambino, e approfittare di questa sua temporanea minorità, di questa sua assenza dal mondo circostante per fargli del male, è considerato un agire da vigliacco in tutto il mondo eccetto che in Italia.
Qualche giorno fa la signorina cuor di leone E.L., di anni diciannove, seduta in aereo accanto ad un Matteo Salvini addormentato, si è fatta un selfie con il dito medio alzato e l’ha pubblicato su Instagram, provocando l’inevitabile reazione del segretario leghista che così ha replicato su Twitter: «Che bello viaggiare in compagnia di personcine educate! E poi magari vanno in piazza per combattere odio, violenza e maleducazione». Una replica che ha innescato una gran quantità di improperi informatici contro la viltà del gesto che, secondo i molti critici della ragazza e non tutti necessariamente leghisti, aveva approfittato del fatto che l’uomo era in quel momento indifeso.
Benché in presenza della richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura, secondo i PM del tribunale dei ministri di Catania Matteo Salvini lo scorso mese di luglio avrebbe abusato dei suoi poteri allorquando trattenne per quattro giorni 131 migranti sulla nave militare Gregoretti, impedendo loro di scendere a terra. Non riusciamo proprio ad immaginare come potrà essere sostenuta questa accusa dalla Procura etnea, stante che la libertà di navigazione marittima appartiene allo Stato sotto la cui bandiera operano i natanti, come peraltro stabilito dalla Convenzione ONU sul Diritto del Mare o UNCLOS, acronimo di United Nations Convention on the Law of the Sea.
Infatti, tra le regole imposte dalla UNCLOS agli Stati sottoscrittori ve ne sono due che, secondo noi, fanno a pezzi l’accusa mossa a Salvini, e riguardano le acque interne e le acque territoriali. La prima regola stabilisce che nelle acque interne vigono in maniera vincolante le leggi dello Stato che, nel nostro caso, affermano essere reato entrare illegalmente in Italia. La seconda regola, invece, stabilisce che entro le 12 miglia nautiche, cioè in acque territoriali, valgono sempre le leggi dello Stato, anche se è da consentire il “passaggio inoffensivo” al naviglio di altri Paesi, un passaggio che però non deve pregiudicare il buon ordine e la sicurezza dello Stato costiero interessato, come invece fa l’immigrazione incontrollata. Sicché, quando ciò avviene, lo Stato interessato non può fare altro che utilizzare le proprie forze navali per rispristinare la legalità. Ed è esattamente ciò che – di concerto col ministro della difesa e con quello delle infrastrutture – ha fatto Salvini a luglio scorso facendo intervenire la nave militare Gregoretti per portare innanzitutto in salvo e poi rifocillare, curare e identificare i 131 migranti irregolari, mantenendoli a bordo (cioè già in territorio italiano) per il tempo necessario a negoziare il loro smistamento in altri Paesi dell’Unione Europea.
Dubitiamo fortemente di stare a parlare un linguaggio che possa essere inteso da Luigi Di Maio il quale, per darci subito ragione, ha dichiarato che nel caso della Gregoretti – che era uguale e preciso a quello della nave Diciotti quando fece votare contro la richiesta della stessa Procura – il M5S si esprimerà a favore dell’autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini, perché nel secondo caso il leader leghista avrebbe agito all’insaputa del governo. Quella sostenuta dal capo politico del M5S è una sciocchezza disarmante, dal momento che Salvini dovette operare di concerto con altri due ministeri e che, in ogni caso, l’operato di un ministro degli interni è responsabilità di “tutto il governo” di cui fa parte, a meno che esso non se ne dissoci ufficialmente e, di conseguenza, il premier ritiri la delega al ministro contestato aprendo così la crisi di governo. Tale crisi, a luglio scorso, sarebbe certamente convenuta alla Lega che viaggiava col vento in poppa dei sondaggi, ma non ai Cinque Stelle per la ragione opposta. Come dire che Di Maio è manettaro o garantista a seconda della propria convenienza politica.
Ma poi alla fine che cosa hanno in comune con Maramaldo il selfie della ragazza con il dito medio alzato mentre Salvini dorme e il comportamento del ministro Di Maio sul caso della Gregoretti?
Hanno il comune il fatto di essere tutti e tre figli dello stesso odio, delle stesse divisioni, dello stesso clima morale e religioso che dilaniò l’Italia del Rinascimento mettendola, così, alla mercé di interessi stranieri. Quel clima ha ripreso ad aleggiare sul nostro Paese grazie alla pochezza della classe politica e dirigente, alla partigianeria di istituzioni che furono create per essere super partes, grazie a dei media apertamente schierati ed a certa magistratura – ancora più schierata dei media – che fa tutto eccetto rendere giustizia pronta e tempestiva a chi ne ha bisogno.
Tra l’altro, giusto per terminare con una nota surreale, oggi a scegliersi il ruolo di Maramaldo è stato Ferrucci/Di Maio e non è neppure detto che a farlo fuori politicamente sarà, stavolta, il “pugnale” di un suo avversario, il che sarebbe già nobilitante, ma piuttosto un sicario interno al M5S, magari già assoldato dal capo dei capi e pronto ad entrare in azione dopo le prossime elezioni regionali.
Sicché gli episodi della ragazza che approfitta di Salvini dormiente per svillaneggiarlo sul social e del Di Maio double face, ci consegnano il quadro di un Paese senza freni inibitori, senza onore, cialtrone e maramaldeggiante, rivoltante anche per chi in suo nome ha spesso lanciato il cuore e la propria vita oltre ogni ostacolo.