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Crisi Russia-Ucraina: l’altra faccia della medaglia

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crisi Ucraina
A rigore di trattati, la Nato non ha nessun titolo storico e giuridico per mettere becco in Ucraina e minacciare il rafforzamento del suo dispositivo militare, perché l’Ucraina non ne fa parte… è fumo negli occhi, e il fatto che gli Usa o il Regno Unito mandino truppe di dissuasione in Lituania, Polonia e Bulgaria ha un puro significato simbolico e politico, di certo non militare. Ecco perché un eventuale attacco all’Ucraina non richiederebbe alcuna risposta giustificata da parte della Nato

– dalla Lituania Silvio Cortina Bascetto –

Le tensioni in corso e la crisi tra Russia e Ucraina fanno spirare venti di guerra sull’Europa perché l’orso russo si è svegliato dal suo breve letargo ed ha ammassato ingenti forze militari ai confini con l’Ucraina, con scopi ancora non del tutto chiari ma sicuramente non amichevoli. Ciò sta accadendo perché l’attuale leadership ucraina sta facendo cose che non sono accettabili né a Putin, né a chiunque abbia un minimo di buon senso: un Paese di quaranta milioni di abitanti, dei quali dieci di etnia russa, non può far finta che questi non esistano e, sic et simpliciter, sganciarsi dall’orbita russa. Sicché la chiusura di qualsiasi mediazione diviene inutilmente estremista per un Paese che si vende per democratico. Come non è certamente segno di moderazione il fatto che l’ex presidente ucraino Poroshenko, secondo arrivato alle ultime elezioni, sia stato messo sotto accusa per tradimento soltanto perché moderatamente filorusso. D’altronde, in queste ore potrebbe avvenire con l’Ucraina ciò che sta avvenendo nei territori del Donbass (che è il bacino del Donetz e non del Don come molti credono) che si sono autoproclamati indipendenti e dove gli ucraini rompono di continuo a suon di cannonate la tregua firmata negli accordi di Minsk nel 2015 terrorizzando la popolazione e rifiutandosi di discutere a un tavolo di trattativa la questione di tali territori. Ed è ovvio che gli abitanti di quei territori tifino per la Russia e non pensino neanche lontanamente a ritornare sotto l’autorità dell’Ucraina, meno che mai ad entrare nell’Ue e nella Nato.

D’altronde, la Nato non ha nessun titolo storico e giuridico per mettere becco in questa situazione e minacciare il rafforzamento del suo dispositivo militare, perché l’Ucraina non ne fa parte… è fumo negli occhi: il fatto che gli Usa o il Regno Unito mandino truppe in Lituania, Polonia o Bulgaria ha un puro significato simbolico e politico, di certo non militare. Un eventuale attacco all’Ucraina, dunque, non richiede alcuna risposta giustificata da parte della Nato. Perciò, la vulgata secondo la quale Putin sarebbe il guerrafondaio e l’Ucraina la povera vittima è del tutto fuori dalla realtà. Infatti, se si guarda la carta geografica si vedrà che ormai i Paesi Nato o suoi simpatizzanti circondano la Russia dal Circolo Polare alle steppe del Kuban e direi che, a parti rovesciate, siamo messi come nel caso dei missili sovietici a Cuba nel 1962… Putin si è stufato come si stufò all’epoca J.F. Kennedy del libero arbitrio di Cuba!

L’obiezione che la Nato ha un carattere puramente difensivo non regge perché abbiamo assistito, non molti anni fa, ai suoi attacchi contro obiettivi civili serbi durante la crisi dell’ex Jugoslavia e l’aggressione unilaterale alla Libia in tempi ancor più recenti. Alla Nato basta trovare una buona scusa e la difesa diventa attacco. La tesi dell’Occidente atlantista è che l’Ucraina deve essere libera di poter entrare nella Nato: bene, ma l’Ucraina ha in seno anche dieci milioni di russi il cui parere conterà pur qualcosa! Come mai per tanti anni abbiamo avuto Stati neutrali e non allineati in Europa, come Austria e Finlandia, e a tutti andava bene mentre ora c’è tanta voglia di libero arbitrio?  

Allora v’è da chiedersi quale sia l’obiettivo dell’Ucraina, quello dell’attuale regime autoritario e nazionalista, o quello del regime filorusso di ieri? Stiamo attenti perché dipingere questo Paese come democratico e monoliticamente proteso verso l’Ue e la Nato è un quadro che non rispecchia la realtà, esattamente come non la rispecchia una Nato spacciata per San Giorgio che combatte contro il drago. Per cui, prima di fare la vittima, il presidente ucraino si attenga alle regole dei Paesi democratici garantendo alla minoranza russa libertà di parola e di informazione, rispetti gli accordi di Minsk e non rifiuti a priori di trattare il futuro assetto dei territori del Donbass. Paradossalmente, chi vuole lo scontro è il despota ucraino il quale pensa di fare la parte dell’aggredito allo scopo di riuscire a dare una lezione a Putin mediante la Nato e/o l’Ue per una vittoria a tavolino, preceduta magari da sanzioni e minacce. Un gioco pericoloso a cui l’Europa non si deve prestare andando ciecamente a traino degli Stati Uniti finiti nelle mani di (Sleepy Joe) Biden, perché il modo di gestire le crisi internazionali e i dossier da parte di questo ottuagenario presidente denota una pericolosa propensione all’improvvisazione sicché, dopo la Caporetto del ritiro dall’Afghanistan, tenterà di rifarsi la faccia facendo il duro con Vladimiro che, a differenza di lui, duro lo è per davvero.

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