Coronavirus, non siamo soltanto nelle mani di Speranza, fede e carità
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Infettati essi per prima dalle ideologie, per gli inquilini residenti nei piani alti dei palazzi del potere è stato difficile capire che la profilassi contro una malattia infettiva non ha nulla a che vedere col razzismo, sicché una volta realizzato che il pericolo di una diffusa epidemia da Covid-19 era più che reale si sono finalmente svegliati dal sonno della ragione per tentare di recuperare il tempo perduto nell’organizzare un’efficace risposta profilattica per un nemico tanto pericoloso quanto trasversale
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In merito al coronavirus, al virologo Roberto Burioni, che due settimane fa aveva condiviso l’iniziativa dei quattro governatori che avevano chiesto al governo di imporre la quarantena a coloro che provenivano dalla Cina, in particolar modo agli studenti, fu riservato ogni sorta di epiteto offensivo. La richiesta dei suddetti governatori leghisti non fu presa in considerazione dal governo che nella circostanza li trattò come dei mentecatti allarmisti e, anzi, il presidente Mattarella – sempre attivo quando si tratta di sputtanare, a prescindere, le iniziative del Centrodestra – si recò a visitare una scuola con alta presenza di scolari cinesi del quartiere romano dell’Esquilino per portare la propria solidarietà, ma a chi? Al virus evidentemente! Quindi mi chiedo: ai piani alti dei palazzi del potere era così difficile capire che la profilassi contro una malattia non ha nulla a che vedere con l’allarmismo e il razzismo?
Con siffatti presupposti operativi era fatale che il Covid-19 sarebbe arrivato di gran carriera anche in Italia, cogliendo ovviamente impreparati sia il governo nel suo insieme che il ministro della salute Roberto Speranza. Puntuale, come soltanto le malattie diffusive sanno esserlo quando non si fa niente per arginarle, il virus è sbarcato ufficialmente nel nostro Paese, infettando subito 50 persone e causando la morte di due di essi, uno in Lombardia e uno in Veneto che, manco a farlo apposta, erano state due delle regioni che avevano chiesto al governo la quarantena per chi tornava dalla Cina ed erano state trattate a pesci in faccia. Mentre scriviamo è stato scoperto un altro caso sospetto in Umbria.
Dopo un marasma funzionale durato alcune settimane e dopo aver disposto di tutto e il contrario di tutto nella lotta al mortifero virus cinese, il governo, con un’ennesima giravolta e purtroppo in ritardo, ha fatto finalmente sue le richieste dei governatori mettendo insieme, in fretta e furia, una task force che li coinvolge direttamente. Sicché, i vari Fontana e Zaia, da allarmisti e razzisti che erano, si sono trovati promossi a salvatori della patria dal governo, il quale adesso, per arginare il virus in Alta Italia, può contare soltanto sul loro ottimo servizio sanitario regionale anzi, da ieri, il governo non sta muovendo un passo senza prima concordarlo con quei due “fascio – leghisti” di Fontana e Zaia. La Lombardia e il Veneto, peraltro, sono regioni bene attrezzate per la quarantena, essendo ricche anche di caserme e idonee strutture sanitarie, come il grande Ospedale Militare di Baggio e quello di Padova, e con i nostri militari che, in quanto ad organizzazione, sono messi sicuramente meglio del governo.
E meno male, aggiungiamo, perché in un momento così difficile, stare completamente in mano a quelle tre virtù teologali del politaclly correct come Speranza, Conte e Di Maio farebbe venire i capelli bianchi dalla paura.