Con le panchine inclusive i diseredati rimarranno tali
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L’architetto Boeri, quello delle Primule di vaccinazione ideate assieme all’ex super commissario Arcuri, ha un cervello che non sta mai fermo, perché riesce a passare da una cosa inutile all’altra con velocità sorprendente, ma stavolta con le panchine inclusive ha proprio passato il segno, se non altro per il presupposto sul quale essa inconsapevolmente fonda: rendere accettabili la miseria, il degrado e l’emarginazione
– Enzo Ciaraffa –
Ricordate l’architetto Stefano Boeri, ingaggiato a suo tempo dal super commissario per il Covid-19, Domenico Arcuri, al fine di progettare i più inutili padiglioni di vaccinazione in tensostruttura che siano mai stati immaginati, in un Paese dove (dalle Alpi alla Sicilia) esistono migliaia di strutture sanitarie inutilizzate. Stiamo parlando delle famigerate, costose “Primule” il cui progetto, per fortuna, è stato ben presto eliminato dai capitoli di spesa dal generale Figliuolo allorché sostituì Arcuri.
Ma l’immaginifico Boeri ha un cervello che non sta mai fermo, perché riesce a passare da una cosa inutile all’altra con velocità sorprendente, ma stavolta con le “panchine inclusiva” ha passato il segno, non per l’opera in quanto tale, perché non avrei titolo per giudicarla, ma per il suo inconsapevole presupposto: rendere accettabili la miseria, il degrado e l’emarginazione. Infatti, nel corso del Salone del Mobile + Eventi Fuori Salone, Boeri ha presentato una panchina orizzontale dotata di ogni comfort “…per chi ha una casa e per chi non ce l’ha”, un accrocco lungo due metri dotato di un pannello mobile montato sullo schienale, che all’occorrenza si può abbassare per proteggere dal sole e dalla pioggia colui che vi sta disteso e che, 99 su 100, sarebbe un emarginato… che è come regalare a un disgraziato, costretto a vivere nelle fogne, un assorbi-odore invece che una sistemazione decente!
Ma poteva una simile stronz*** non essere incartata anche col politicamente corretto?
E sì, perché per organizzare la presentazione del modello nei giardini di via Bandello, il buon Boeri si è servito dei residui del legno proveniente dagli alberi abbattuti dall’uragano Vaia, che nel 2028 colpì le Dolomiti, di vecchie funi di gru e della collaborazione di una squadra di detenuti del carcere di San Vittore.
Un’ideona perfetta per i bacchettoni di sinistra!
Chissà perché non mi stupirei se il Comune di Milano facesse installare le panchine inclusive nei parchi e giardini della città.
A riguardo, e posto che d’inverno il termometro a Milano può scendere anche sotto i -17°, sarebbe interessante sapere che cosa ne pensano gli oltre 2.600 barboni che sopravvivono ai margini della società, secondo un’indagine condotta nel 2018 dalla Fondazione De Benedetti con l’Università Bocconi.
E per finire, una domanda all’architetto Boeri il quale, evidentemente, non ha mai dormito all’addiaccio: non crede che i barboni milanesi, per la maggior parte persone anziane e malmesse, sistemati sulle panchine dei parchi con ogni “comfort” (sic!), anziché in abitazioni o in strutture di accoglienza, rimarranno degli emarginati a vita? Almeno quelli che non si porteranno via le lunghe, gelide notti degli inverni meneghini.
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