Con l’Ucraina nel cuore

La notte del 24 dicembre lasceremo una candela accesa sul davanzale della finestra di casa per ricordarci che ad appena qualche migliaio di chilometri da noi c’è un popolo che, con poco cibo, al freddo e al buio, sta fronteggiando l’Anticristo proveniente dall’Est

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L’intera Ucraina è, ormai, ridotta a un cumulo di macerie dai missili, e non ci facciamo neppure molte illusioni sull’esito finale della guerra seguita all’invasione russa or quasi un anno fa, ma proprio per questo non riusciamo a smettere di ammirare e amare questo popolo che sta lottando fino all’ultimo respiro per difendere la propria libertà e, in fondo, anche la nostra.

Potessimo farlo, la notte della Vigilia doneremmo tutto il caldo delle nostre case, tutti i cibi delle tavole imbandite per festeggiare l’arrivo della lieta novella, tutta la nostra pace ai bambini, alle donne e agli anziani di Kiev, di Buča e di Cherson che stanno trascorrendo questi giorni al freddo e al buio, aspettando con il cuore in gola di sentire, da un momento all’altro, il sibilo della caduta del missile o del colpo di cannone che farà a pezzi la loro casa e la loro vita.

Ma non ce la sentiamo, neppure in questo periodo di festa per la cristianità, di esortare il popolo ucraino a smettere di lottare perché l’asservimento, spacciato per la pace, è soltanto la pace dei cimiteri e, poi, chi lotta per la libertà lo fa anche per l’affermazione degli ideali cristiani.

E a sostenerlo non siamo noi ma un cristiano illustre del recente passato, l’allora cardinale arcivescovo di New York Francis Joseph Spellman: “Il Natale è la data di nascita della Libertà, perché è soltanto seguendo Cristo che gli uomini divengono liberi”. Perdonateci se la poesia dedicata all’Ucraina non è modello dolce stilnovo, ma così è sgorgata dal cuore.

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