Collezionare l’Italia
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In un Paese che ha smarrito il senso di quella che, nel bene e nel male, è stata la sua storia tri-millenaria, Faletti è un missionario in terra d’infedeli
– Vincenzo Ciaraffa –
Immaginavamo che un collezionista di armi antiche e di oggettistica militare dovesse
essere una sorta di Rambo e non – come abbiamo poi scoperto – un pacioso ragioniere di Rescaldina. Il collezionista Renzo Faletti, infatti, è una persona mite, gentile e perfino ospitale, insomma l’antitesi perfetta del rude uomo d’arme però… male gliene incorrerebbe a chi dovesse fermarsi a queste apparenze.
Faletti bisogna frequentarlo, infatti, per penetrarne la poliedrica personalità caratterizzata da un’indole volitiva, da un’invidiabile conoscenza del settore della militaria e da sane pulsioni patriottiche. Patriottismo di questi tempi? Patriottismo in un Paese che ha smarrito il senso di quella che, nel bene e nel male, è stata la sua storia? Verrebbe da dire che è proprio in terra d’infedeli che servono missionari, ma Faletti è qualcosa di più.
Nato a Savona il 4 novembre – giorno importante nella storia d’Italia – di oltre sessant’anni fa, il nostro appena si diplomò ragioniere si trasferì a Milano dove, dopo un breve intermezzo presso un’azienda metallurgica, entrò in una società finanziaria, che è la seconda più importante al mondo e di cui diverrà vice direttore a trentotto anni. Non appena si ritenne “sistemato” la prima cosa che fece Renzo, fu prendere in moglie la sua compagna di giochi a Savona, Patrizia, che da bambina scendeva al piano di sotto ad aiutare mamma Faletti nel lavoro di cucito: il loro ménage è talmente perfetto che – caso
raro tra coniugi – ad ogni compleanno Patrizia regala al marito un’arma antica: che fortuna avere una moglie “complice” di una passione che ha così poco di femminile!
Eppure la passione di Faletti per le armi e la militaria nacque per caso a metà degli anni settanta quando, in un baule abbandonato in soffitta, trovò la Mauser Modello 1910 del defunto nonno e alcuni documenti militari d’inizio secolo. La passione di un autentico collezionista, però, è un po’ come pare sia il consumo di droga perché chi ne è pervaso, ha bisogno di dosi sempre maggiori, sicché dalla vecchia Mauser Faletti passò, via, via, al mercato della militaria di Novegro–Linate a quelli di Pavia, Piacenza e Ferrara, oltre che per i più noti rivenditori di armi antiche dell’Italia settentrionale, tra cui quello famosissimo di via della Spiga a Milano, roba da intenditori.
Eppure niente lasciava presagire l’esplosione di una tale passione tant’è che, sorridendo sornionamente, Faletti confessa che quando terminò la leva militare, in quattro e quattr’otto, si liberò da tutte le “cianfrusaglie” che gli avevano consentito di portare a casa all’atto del congedo. Forse è proprio la sua imprevedibilità a rendere bella la vita la quale, deviando spesso (e inopinatamente) il solco della nostra esistenza, ci fa scoprire
qualità che neppure immaginavamo di possedere. Una delle qualità del nostro è, indubbiamente, la serietà: di uomo, di collezionista e di metodo nella ricerca e conservazione di armi e reperti.
Infatti, anche se lo scoop abbiamo potuto farlo grazie ad una frase “dal sen fuggita”, sta per venire alla luce il libro Le mie armi, una pubblicazione caratterizzata da rigore storico, tecnico, scientifico e legislativo, una sorta di catalogo per gli esperti e, nello stesso tempo, un prontuario per chi intendesse accostarsi al complesso mondo del collezionismo di armi e reperti militari. Non per caso, dunque, Faletti il 17 marzo del 2011 fu chiamato dall’allora prefetto di Varese a collaborare, assieme ad altri collezionisti, alla mostra sul Risorgimento organizzata nel salone di Palazzo Estense, visitata dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al suo arrivo nella Città Giardino in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Quella mostra fu così bella e ricca di significati storici e patriottici che – ricevuti da chi scrive – il presidente Napolitano, la signora Clio e il loro seguito vi si trattennero una mezz’oretta e le immagini della visita finirono sul sito del Ministero degli Interni e del Quirinale.
Esistono, è vero, molti tipi di collezionismo che vanno dalla raccolta di tabacchiere a quella delle schede telefoniche, però, è certamente raro incontrarne uno che, mentre t’illustra un elmetto, o una borraccia della Grande Guerra, o una sciabola del Granducato di Toscana abbia l’Italia nella mente e nel cuore.