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Ci mancava soltanto la tassa sulle scoregge!

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tassa sulle scoregge
Per ridurre le emissioni di metano nell’atmosfera, causa prima dell’effetto serra, il governo della Nuova Zelanda sta pensando di far pagare agli allevatori locali una tassa sulle scoregge e sui rutti dei loro armenti. Ciò che non è chiaro a noi poveri profani, però, è il criterio che verrebbe adottato per misurare il numero e la quantità di tali flatulenze in modo da poterle equamente tassare  

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Chi di noi, riferendosi all’immaginifica esosità dei governi nell’inventarsi nuove tasse non ha pronunciato, almeno una volta nella vita, la fatidica frase «I nostri governanti tra poco ci tasseranno anche l’aria che respiriamo»? Ebbene, ci siamo quasi arrivati anche se, per adesso, più che tassare l’aria che entra nei polmoni, i governi sembrano essere più interessati tassare a quella che esce dal didietro.

E non stiamo scherzando!

Per ridurre le emissioni di metano nell’atmosfera, causa prima dell’effetto serra, il governo della Nuova Zelanda sta pensando di far pagare agli allevatori locali una tassa sulle scoregge e sui rutti dei loro armenti. I proventi della puzzolente tassazione – sostiene quel governo – verrebbero investiti in ricerca, sviluppo e servizi di consulenza per gli agricoltori, come ha tenuto a spiegare il ministro del cambiamento climatico, James Shaw: «Non c’è dubbio che dobbiamo ridurre la quantità di metano che stiamo [stiamo?] immettendo nell’atmosfera e un efficace sistema di tariffazione delle emissioni giocherà un ruolo fondamentale per l’agricoltura».

Considerato che, secondo il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico dell’OnuIpcc, le flatulenze del miliardo e mezzo di vacche esistenti al mondo sarebbero responsabili del 3,7% di tutte le emissioni di gas sulla terra, al posto del governo neozelandese, noi ci saremmo preoccupati, e subito, dell’altro 97,3% di emissioni.

Comunque, il ventilato – è il caso di dire – proponimento del governo neozelandese appare passabilmente chiaro, ciò che non è chiaro è il criterio che verrebbe adottato per misurare il numero e la quantità di tali flatulenze in modo da poterle equamente tassare.

E dove verrebbe collocato lo strumento per misurare tali fuoriuscite? A voi la risposta… 

Diavoli di governanti, non sono stati capaci di abolire la povertà per legge e adesso ne vogliono introdurre una per contare le loffette delle vacche. E, poi, quale danno potrebbe mai fare all’atmosfera quel particolare venticello vista la sua esigua percentuale?

A meno che i governanti non siano stati persuasi dalla cavatina di Don Basilio nell’opera il Barbiere di Siviglia: «…è un’auretta assai gentile/ Che insensibile, sottile/ Leggermente, dolcemente/ Incomincia, incomincia a sussurrar/ Piano, piano, terra terra/ Sottovoce, sibilando/ Alla fin trabocca e scoppia, si propaga, si raddoppia/ E produce un’esplosione/ Come un colpo di cannone…».

Continuando a far finta che la peto-tassazione neozelandese sia un argomento serio, ci chiediamo se, tra qualche migliaio di anni, gli archeologi nel ricercare le prove della nostra intelligenza, non si domanderanno stupiti perché un universo iniziato con il Big Bang sia finito con una Big Fart, ossia con una big scoreggia.

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