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Berlusconi esca dal sogno del Quirinale

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Berlusconi
Matteo Salvini e Giorgia Meloni non possono continuare a far finta di non sapere che in questi giorni il loro candidato alla presidenza della Repubblica sta portando avanti una sfacciata campagna acquisti per i voti che gli mancherebbero per salire al Colle, facendo né più e né meno quel che tentarono di fare Conte & Casalino per rimanere a Palazzo Chigi l’anno scorso, con un inverecondo mercanteggiamento che all’epoca loro furono i primi a censurare. E d’altronde non è pensabile che certi giochini siano riprovevoli soltanto se a farli sono gli avversari politici

– Enzo Ciaraffa –

Molti italiani avranno notato che, quando un reparto militare munito di bandiera o altra compagine rende gli onori al presidente della Repubblica, l’alfiere inclina il Tricolore verso di lui in segno di saluto e di rispetto: è come se in quel modo il capo dello Stato venisse salutato da tutto il popolo italiano mediante il vessillo nazionale che lo rappresenta. Ebbene, soltanto l’ipotesi che il nostro Tricolore, lo stesso dei martiri del Risorgimento, degli eroi delle nostre guerre, di Falcone, di Borsellino e del generale Dalla Chiesa possa in futuro abbassarsi al cospetto di Silvio Berlusconi, presidente della Repubblica, mi procura fastidio. Infatti, ho ancora in mente le sconce barzellette con le quali egli era solito intrattenere i leader internazionali che incontrava, gli apprezzamenti scurrili sulle donne che, evidentemente, concepisce soltanto in posizione orizzontale, come anche ricordo l’accusa di avere spacciato una sua procace amichetta per la nipote del presidente egiziano Mubarak allo scopo di sottrarla a un controllo di Polizia. Senza parlare, poi, delle leggi ad personam e dei bunga-bunga ai quali partecipavano anche ragazze minorenni secondo certe Procure.  

So benissimo che il Cavaliere è l’immagine riflessa di noi italiani più o meno accomodanti, più o meno amorali e non ce l’ho con lui per una scelta di campo, figurarsi che nel 1994 l’ho perfino votato perché conquistato dalla sua promessa (mai mantenuta) di fare la rivoluzione liberale, ma non si può eleggere alle massime assise di uno Stato che non sia una repubblica delle banane chi, appena nove anni fa, è stato cacciato dal Parlamento perché ritenuto indegno di appartenervi.

Peraltro, oltre che per la mancanza dei requisiti morali, Berlusconi sarebbe inadatto per il Quirinale anche per ragioni di prospettiva logistica, come osservammo nell’articolo pubblicato su questo blog lo scorso 7 novembre: «Per sette anni assisteremmo al più grande bombardamento di guano mediatico che la storia dell’informazione ricordi! Sicché, quel poco di credibilità che l’Italia si sta costruendo all’estero con Draghi (che beninteso continuiamo a non amare), se ne andrebbe a puttane». Un bombardamento che tra l’altro è già iniziato.

Spero, per l’appannata credibilità di Matteo Salvini e per l’intelligenza politica dimostrata da Giorgia Meloni fin qui, che la candidatura di Berlusconi sia un bluff in attesa di calare la carta vincente all’ultimo momento, a maggior ragione dopo che il M5S ha fatto sapere che non si presenterà in aula alle prime tre votazioni se Berlusconi dovesse rimanere il candidato del Centrodestra. D’altronde, Salvini e Meloni non possono far finta di non sapere che in questi giorni il loro candidato sta portando avanti una sfacciata campagna acquisti per i voti che gli mancherebbero per essere eletto, facendo né più e né meno quel che tentarono di fare Conte & Casalino per rimanere a Palazzo Chigi, una campagna che all’epoca essi censurarono severamente e giustamente: forse ciò che è sommamente riprovevole per il Centrosinistra non lo è per il Centrodestra?  Bisogna anche dire che questa elezione presidenziale non è tanto pericolosa per il Centrosinistra che, in un modo o nell’altro, potrà intestarsene il risultato se Berlusconi uscirà dal novero dei candidati, ma per Salvini e Meloni perché se giocano male la partita del Quirinale, il primo chiuderà con un disastro il ciclo demolitorio della Lega iniziato al Papeete, la seconda perderà tutta la credibilità e il consenso guadagnati sul campo.

A questo punto, invece di continuare a pervertire il Parlamento già di suo abbastanza screditato e che ha alle viste decisioni d’incalcolabile portata per il nostro futuro, i grandi elettori che tra pochi giorni andranno ad eleggere il presidente tengano bene in mente che il Tricolore che s’inchinerà al prossimo inquilino del Quirinale lo farà anche a mio nome.

E non vorrei vergognarmene tutte le volte che ciò avverrà.

(Copertina di Laura Zaroli)

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