Berlusconi presidente della repubblica? Non scherziamo con le cose molto serie
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A fronte dello stravolgimento dei rapporti tra i diversi poteri dello Stato democratico e lo sfregio all’articolo 102 della Costituzione, invece di far compatto quadrato e condannare in modo bipartisan l’inammissibile intromissione della magistratura nella vita politica nazionale, il Parlamento si è diviso tra coloro che fingono non sia accaduto nulla di grave e tra chi, invece, propone una sorta di risarcimento per l’ingiustizia patita in questi anni da Silvio Berlusconi da parte della magistratura
– Enzo Ciaraffa –
Ho ascoltato con molta attenzione l’audio dell’intercettazione della telefonata con la quale il giudice Amedeo Franco rivelò i retroscena della sentenza di agosto del 2013 della Cassazione che aveva condannato definitivamente Silvio Berlusconi per frode fiscale e diritti televisivi nell’ambito del processo Mediaset, estromettendolo praticamente dalla vita politica. Il giudice Franco, che nel frattempo è deceduto, parlò di un vero e proprio “plotone di esecuzione” in una vicenda “guidata dall’alto”. Personalmente mi sono fatto un’idea su chi possa essere stato, all’epoca, a guidare la faccenda dall’alto, forse dal punto più alto della vita politica ed istituzionale del nostro Paese, anche se non posso farne il nome perché non sono ancora venute fuori le sue impronte digitali anche se non dubito che, magari a breve, esse verranno fuori.
E, d’altronde, che contro Berlusconi (che non è certo stato uno stinco di santo beninteso) fosse in atto un accanimento giudiziario senza precedenti, al solo scopo di cacciarlo dal Parlamento e dalla politica, ne erano persuasi perfino i suoi avversari che, politicamente parlando, nell’ultimo quarto di secolo hanno campato di rendita su questo accanimento. Mi stupisco, perciò, di coloro che in queste ore si chiedono come mai il PD & C. non abbia detto una parola su quello che potrebbe essere stato l’epilogo di un colpo di Stato con il quale nel 2011 fu messo da parte Berlusconi, un leader che veniva votato da milioni di italiani.
Certo è che dopo la diffusione delle intercettazioni di Palamara che già rivelano, in modo chiarissimo, l’invasione del campo politico da parte della magistratura, la confessione del defunto giudice di Cassazione allunga a dismisura l’ombra sinistra che grava su di un potere che, nel suo insieme, non si è rivelato né super partes, né indipendente, sicché credo che per la prima volta nella storia di una moderna democrazia sia la politica a doversi guardare dalle tracimazioni del potere giudiziario e non viceversa, come solitamente accade. E già solo questa banale osservazione la dice lunga su ciò che sta accadendo alla già malmessa democrazia italiana e alla sovranità del Parlamento.
A fronte dello stravolgimento dei normali rapporti tra i diversi poteri dello Stato democratico e lo sfregio all’articolo 102 della Costituzione, invece di far compatto quadrato e condannare in modo bipartisan l’inammissibile intromissione della magistratura nella vita politica nazionale, il Parlamento si è diviso tra coloro che fingono non sia accaduto nulla di grave e tra chi, invece, propone una sorta di risarcimento per l’ingiustizia patita da Berlusconi.
Ebbene, i due approcci col problema sono, a mia avviso, ambedue sbagliati e per la stessa ragione: la negazione della verità oggettiva porta normalmente a un “verità rivelata”, fatale anticamera di tutte le dittature, esattamente come i tentativi di rifarsi una verginità morale approfittando dell’immoralità altrui. Trovo, perciò, surreale la proposta della vice presidente di Forza Italia al Senato di indennizzare il Cavaliere per l’ingiustizia subita con il laticlavio di Senatore a vita o, addirittura, con la carica di presidente della repubblica… ma dico, siamo impazziti?
Vabbè che abbiamo fatto presidente della repubblica uno che, in qualità di europarlamentare, nel 2004 fu beccato all’aeroporto di Bruxelles a fare la cresta sui rimborsi del biglietto aereo oltre che coinvolto nelle trattative Stato – mafia, però adesso non esageriamo col dare lo scranno di Senatore onorario o addirittura il Quirinale anche ai mandrilli con la predilezione per le ninfette prezzolate che si producevano nelle dorate stanze di Palazzo Grazioli.
Le ingiustizie subite da Silvio Berlusconi dovrebbero, invece, indurre tutta la classe politica e l’attuale inquilino del Quirinale a promuovere un repulisti nel Consiglio Superiore della Magistratura, e il Parlamento a rivedere la Costituzione sullo stato dei rapporti tra magistratura e politica laddove – ed è chiaro ormai – è l’autonomia della politica ad essere insidiata dalla magistratura. Sennò anche con la nomina onorifica al Senato del ritornato Cavaliere o con la sua salita al sacro colle, la storia dei rapporti tra politica e magistratura rimarrebbe inquinata ed inquinante, anzi perfino peggio, come dire “condizionante” anche più di oggi. Ecco, il Cavaliere si accontenti, come suggerisce il vignettista Tesauro, d’intestarsi la primogenitura del vero scoperchiamento del vaso di Pandora di magistropoli e consigli ai suoi di rimanere con i piedi per terra… avere abbandonato Palazzo Grazioli non ricostruisce una verginità morale perduta. Si eviti, dunque, di trasformare quel vaso già mefitico di suo in un autentico pitale.
Per la presidenza della repubblica, invece, incomincerei a pensare a un personaggio più “appropriato” il cui nome ridarebbe veramente il prestigio e le credibilità perduti al ruolo: il professore piddino Massimo Cacciari, un politico serio, colto, intellettualmente perbene… quasi un’anomalia vista la provenienza. E il fatto che una tale proposta venga da un (disperato) liberale di antico conio come il sottoscritto, la dice lunga sull’assottigliamento del numero delle persone perbene in politica e sullo stato comatoso nel quale ormai versa la nostra democrazia.