Si alternano le bandiere nel tempo, ma il fine è sempre lo stesso
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Da alcuni anni sta prendendo forma un Asse del male che vede insieme Russia, Cina, Corea del Nord e Iran, un Asse che, a differenza di quello italo-tedesco-giapponese degli anni Trenta e Quaranta del Novecento, ha messo fin da subito nero su bianco i suoi obiettivi: l’Iran degli ayatollah vuole, tanto per cambiare, far fuori gli ebrei e, assieme agli altri compari, vuole distruggere il modello occidentale, con le sue millenarie conquiste e i suoi istituti democratici, che da loro sono più temuti della lebbra
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Nella storia dell’umanità di alleanze politiche e militari nefaste per la pace se ne ricordano a bizzeffe, non ultima quella che poco più di ottant’anni fa vide insieme, nel cosiddetto Asse, la Germania nazista, l’Italia fascista, il Giappone militarista, Paesi ai quali (una volta scoppiata la guerra) si sarebbero aggiunti la Bulgaria, la Croazia, l’Ungheria, la Romania e la Slovacchia. Tale alleanza fondava su degli obiettivi che, quando non erano identici, erano convergenti, come per esempio bloccare la presenza russa e anglo-americana nel Pacifico e nell’Europa dell’Est, oltre che liberarsi degli ebrei collaborando con Hitler al loro sterminio in tutta l’Europa. Un’alleanza d’interessi orridissima, dunque, eppure fino a quando la follia sterminatrice dei nazisti non si disvelò al mondo libero in tutta la sua portata, tale alleanza riuscì a conservare quella patina d’ineluttabilità, per non dire proprio di “accettabilità”, che di solito hanno i trattati e le alleanze, quali che siano. Ciò perché nessuno dei contraenti aveva dichiarato mai apertamente di mirare a far sparire la stirpe di Abramo dalla faccia della terra o di voler creare un mondo a sua immagine e somiglianza. Possiamo dire, perciò, che fu questo basso profilo iniziale a consentire alla Germania di Weimar di costruire, in barba ai limiti imposti dal trattato di Versailles, carri armati spacciandoli per trattori, e ad Hitler di creare i santuari dello sterminio chiamandoli campi di lavoro o di rieducazione.
Ebbene, da alcuni anni sta prendendo forma un Asse del male che vede insieme Russia, Cina, Corea del Nord ed Iran, un Asse che, a differenza di quello degli anni Trenta e Quaranta del Novecento, ha messo fin da subito nero su bianco i suoi obiettivi: l’Iran degli ayatollah vuole, tanto per cambiare, far fuori gli ebrei e, assieme agli altri compari, distruggere il modello occidentale con i suoi limiti, ma anche con le sue millenarie conquiste di civiltà e i suoi istituti democratici, che da loro sono più temuti della lebbra. Insomma, si vorrebbe dare inizio a un’altra era che, se non sarà quella dell’Übermensch nazista, sarà di certo sotto il tallone di Paesi che qualcuno già definisce “canaglie”, con più di qualche ragione.
E bisogna dire che pian pianino costoro sarebbero già riusciti nel loro intento approfittando del fallimento dell’impegno militare americano in Medioriente e della guida incerta, almeno fino a ieri, di un traballante (in tutti i sensi) presidente che si ritrova alleato di un’Europa che, alla prova del nove della guerra in Ucraina, si è rivelata un gigante economico, ma un nano quasi insignificante sul piano politico e militare. Per nostra fortuna, i compari di questo orrido Asse hanno scoperto troppo presto le loro carte, andando a invadere Putin l’Ucraina, e l’Iran a tentare di perseguire l’obiettivo di far fuori Israele tramite i terroristi di Hamas e di Hezbollah, mediante un mix operativo a metà strada tra nazismo e integralismo religioso.
E tutto questo alla luce del sole, come alla luce del sole è avvenuta la mattanza di donne, vecchi e bambini da parte di Hamas lo scorso 7 ottobre mentre, mentre nel Mare Cinese Meridionale, la Cina e la Corea del Nord stanno facendo di tutto per provocare un casus foederis con gli Usa e con i loro alleati, allo scopo di tenere impegnati gli americani su più fronti: ultimo in ordine di tempo il tentativo di un guardacoste cinese di speronare due navi delle Filippine. Peraltro, giusto per non farci mancare niente, a tutto questo bisogna aggiungere il fatto che, al momento, non sappiamo con certezza neppure se uno dei tre compari, e cioè Putin, sia ancora vivo.
Meno male che Joe Biden, in vertiginoso calo di consensi a pochi mesi dalle elezioni presidenziali, si è dovuto per forza assegnare il ruolo di fermo condottiero dell’Occidente per avere speranza di essere riconfermato alla Casa Bianca. Le domande che a questo punto dobbiamo farci sono: l’Europa può continuare ad affidare il proprio futuro agli umori della politica interna americana? V’è un’alternativa all’Alleanza Atlantica oltre all’Asse del male? Per noi la risposta è NO.
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