I burocrati europei si scoprono condottieri

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Dopo avere giustamente sparato a palle incatenate contro Trump per il modo indecente con cui ha trattato Zelensky alla Casa Bianca, i partecipanti al vertice di Londra, organizzato da Keir Starmer, non hanno trovato nulla di meglio che suggerire al presidente ucraino di ritornare a Washington col cappello in mano

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Il dramma dell’Europa secondo noi è ben rappresentato nella foto di copertina scattata in occasione del vertice di Londra lo scorso 2 marzo, al quale hanno partecipato il premier ucraino Volodymyr Zelensky più i rappresentanti di sedici Paesi euroatlantici, della Nato e dell’Unione Europea, convocati dal padrone di casa, il premier Keir Starmer, dopo la rottura avvenuta in mondovisione fra il leader ucraino e il presidente Usa Trump. Ebbene, nella copertina colpisce che nei tavoli disposti a ferro di cavallo nella Lancaster House la capa dell’Unione Europea, Ursula von der Leyen, sia stata relegata in un posticino secondario; magari il posto defilato le è stato assegnato involontariamente, ma anche in quel caso resterebbe emblematica la rappresentazione della sua opacità in un momento tragico per la storia dell’Europa.

Tra l’altro, per capire la confusione che è regnata al vertice londinese, basta soffermarsi sul fatto che questo è stato organizzato dal premier di un Paese, l’Inghilterra, che non fa parte né dell’Europa continentale, né di quella comunitaria per discutere del futuro dell’Ucraina e del Vecchio Continente all’insegna del poco fantasioso slogan “Assicurare il nostro futuro”. Quale futuro: quello dell’Ucraina, dell’Ue o della Nato? E se anche di Nato si è discusso perché non c’erano i rappresentanti di tutti i suoi membri? La verità è che, nonostante l’unitarietà di facciata, come ha anche dichiarato poche ore fa il baffuto portavoce di Putin, Dmitri Peskov, sta iniziando la frammentazione dell’Occidente che, come la piena di un fiume, travolgerà nazioni, alleanze e scelte economiche se non vi si porrà rapidamente rimedio con un bel bagno di realismo.

D’altronde, anche dietro i portoni del Cremlino si saranno chiesti che cosa abbia realmente partorito il vertice di Londra per l’Ucraina e per l’Europa. Beh, per come la vediamo noi, è stata prodotta l’ennesima dichiarazione d’intenti (sia per l’Ucraina che per noi stessi) che è rassicurante come un nido di vespe sull’uscio di casa: «…tutte le parti hanno concordato che l’Europa deve unirsi per ottenere il miglior risultato da qualsiasi accordo di pace essenziale». A questo bisogna aggiungere le sparate guerriere di Macron, l’incitazione al riarmo di Ursula von der Leyen e amenità come quelle pronunciate dal premier canadese a proposito di una forza di peacekeeping a garanzia della futura pace. Infatti, quella di Trudeau non è stata un’idea proprio brillante, se solo si pensa che il mantenimento della pace, mediante un’operazione di peacekeeping, avviene su mandato dell’Onu e soltanto se le parti confliggenti sono d’accordo. E, a riguardo, la Russia ha già fatto sapere che non ci vuole tra i piedi in nessuna veste, essendo l’Europa e la Nato parti in causa perché stanno armando l’Ucraina da tre anni, con la differenza che mentre Trump alla sua maniera oggi sembra volere la pace, l’Europa lancia proclami bellicosi.

Ma, ritornando all’idea di Trudeau, che forza militare ci vorrebbe per monitorare un confine di oltre 1.500 chilometri 400 dei quali sulla linea del fuoco di Donetsk, di Lugansk e della Crimea, posto che uno dei due contendenti è una super potenza nucleare? E nella fase due l’Europa sarebbe disposta a sostenere, essa soltanto, sia i rischi che i costi del dopoguerra ucraino sottraendo fondi al proprio welfare che già è ai minimi termini? Ed ecco l’ideona, scomposta in tre punti, uscita dal vertice londinese: la pace in Ucraina si fa con gli Usa – Prepareremo il piano di pace da presentare a Trump – Zelensky ritorni alla Casa Bianca e cerchi di trovare un accordo col puzzone. Tenendo presente, però, che Trump è un politico abbastanza essenziale per non dire rozzo, e pertanto interpreterà da par suo l’affermazione che fece nel 1946 l’allora segretario di stato americano, James Byrnes: «Se l’America deve cooperare a chiudere tutte le guerre europee, tanto gli vale cooperare a prevenirle». Sarà certamente doloroso mandar giù l’amara pillola Ucraina (per l’Europa e per i diretti interessati), ma questo non deve impedirci di ritornare con i piedi per terra: l’Europa e la Nato senza gli Usa non fanno paura e non rassicurano nessuno! E il solo pensare – dopo ottant’anni di dolce dormire – di potersi ritagliare un’autonomia politica e militare in quattro e quattr’otto è follia pura.

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